Formazione

Guerra: Banca mondiale, colpa della povert

Il presidente Wolfensohn: «L'11 settembre è come se l'Afghanistan fosse sbarcato a Wall Street, da allora non possiamo ignorare i problemi del Sud del mondo»

di Giampaolo Cerri

«L’11 settembre è come se l’Afghanistan fosse sbarcato a Wall Street da allora non possiamo più ignorare i problemi del Sud del mondo». Il presidente di Banca mondiale Wolfensohn interviene con grande chiarezza sulle crisi internazionale in atto con un’intervista pubblicata oggi da La Stampa. L’intervista, intitolata “Wolfensohn: la guerra al terrorismo si vince diminuendo la povertà”, mostra il presidente di World Bank far proprie le ragioni delle ong e della società civile internazionale: «La guerra non sarà vinta fino a quando non affronteremo il problema della miseria e quindi le origini dello scontento. Non soltanto a Kabul ma in altri paesi. Questa guerra si mostra con il volto di Bin Laden ma si tratta di sintomi. La malattia è lo scontento dell’Islam e, più in generale, tra i poveri. Là dove Wolfensohn si differenzia dal pensiero dei new global è quando afferma che il è sulla soluzione alla crisi di sviluppo che attanaglia il mondo: «Il passo essenziale», dice, «è aprire i mercati». Ovvero, la globalizzazione.


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