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Guerra all’azzardo. La Lombardia si è mossa, Roma che fa?

Il Presidente della Regione Roberto Maroni incontra sindaci, questori e prefetti dichiarando che "l'azzardo drena risorse e rovina le famiglie". Da qui, la necessità di fare fronte comune contro un'emergenza che assume sempre più l'aspetto di una piaga sociale

di Marco Dotti

Ieri il presidente della Regione , l'ex Ministro degli Interni Roberto Maroni, ha incontrato questori e prefetti lombardi sul tema del contrasto al gioco d'azzardo.  Solo una settimana fa il Consiglio regionale aveva approvato una proposta di legge da presentare al Parlamento chiara e precisa sul tema: i sindaci devono tornare al centro del processo decisionale e non possono più essere scavalcati da autorizzazioni sull'apertura delle sale slot che – in conformità con la legge attuale – arrivano da questura e prefettura. Nel frattempo, i comuni cominciano a applicare la legge noslot regionale approvata all'unanimità nell'ottobre scorso. Nell'incontro di ieri, tenutosi al Palazzo della Regione, Roberto Maroni ha ricordato una circolare del Dipartimento della Pubblica sicurezza del Ministero dell'Interno che specifica come sul tema dell'azzardo legale esista "un concorso di interessi pubblici di pari rilievo facenti capo ad amministrazioni diverse, statali (Ministero dell'Interno, concorso pubblico in materia di sicurezza) da un lato e territoriali dall'altro (Regione Lombardia, interesse pubblico a tutela dei più deboli e degli affetti da ludopatie), con la conseguenza che il regime di pubblica sicurezza convive con eventuali norme di legge regionali o regolamentazioni comunali che, muovendo su un piano diverso rispetto a quello della licenza di Polizia, pongono limiti all'apertura di sale gioco, sale bingo e vlt". Abbiamo chiesto a Angelo Ciocca, consigliere regionale eletto per la Lega Nord, tra i più attivi sul fronte noslot, di spiegarci che cosa sta succedendo.
 


 

La mossa di Roberto Maroni sembra segnare un passo importante: per la prima volta questori, prefetti, sindaci rappresentati dall'Anci si sono trovati attorno a un tavolo per discutere dell'attuazione delle legge regionale approvata lo scorso ottobre. State facendo sul serio, dunque…
Ci stiamo mettendo tutte le energie possibili. Siamo un po' soli, in verità, se guardiamo alle istituzioni centrali, in particolare al governo. Ma il territorio ci sta dando una mano, associazioni, cittadini, amici – li chiamerei così – che ci aiutano e esortano a continuare. All'inizio si è sempre in tanti, poi, quando dai proclami si tratta di andare nel concreto, molti si sfilano. Su questo tema, però, devo dire che ogni giorno stringiamo amicizie e troviamo forze nuove che ci sostengono. Chiaramente ci stiamo muovendo sul territorio con dibattiti, incontri, discussioni che non si limitano ai soliti tavoli formali o a qualche coda di campagna elettorale. Qui o si fa sistema o c'è poco da fare, ma per far sistema bisogna conoscere. Conoscere i territori, la gente, ma anche conoscere le leggi.

Uno dei punti critici del sistema dell'azzardo legale – lo definirei così, anziché "gioco lecito" come molti preferiscono chiamarlo – è che il potere viene sottratto ai territori e alla massima autorità sanitaria sul territorio, i sindaci…. 
Il sindaco di Varese, presidente dell'Anci Lombardia, Attilio Fontana ricorda sempre l'assurdita di questo sistema: un sindaco può disporre un TSO, che è un trattamento sanitario obbligatorio che può essere applicato a cittadini in casi di massima gravità e emergenza per la salute o la pubblica sicurezza, mentre nulla può e poco conta rispetto alle sale gioco e alle slot, che sono spesso causa di quella emergenza. Dinanzia a questa assurdità dobbiamo muoverci tutti.  Finalmente la legge regionale comincia a dare qualche strumento ai sindaci e anche le sentenze dei tribunali amministrativi cominciano a muoversi in questa direzione, riconoscendo la forza della nostra legge. Ma bisogna fare di più, dando ancora altri strumenti al sindaco. 

Per esempio che l'autorizzazione amministrativa per l'installazione di una macchinetta o l'apertura di una sala ricada in capo al sindaco e non delle questure?
Esattamente.  Per contrastere un un problema così grave e diffuso bisogna avere in mano strumenti adeguati. Poi, quando questi strumenti – tutto è perfettibile, per carità – vengono messi a disposizione, bisogna usarli. Ma per usarli bisogna conoscerli e per questo credo sia importante muoverci tutti e dialogare, parlare, incontrarci. 

Spiegando ad esempio ai sindaci come applicare la legge? A Brescia hanno cominciato a dare multe, mentre a Travagliato – sempre nel bresciano – hanno applicato rigidamente il sistema delle distanze dai luoghi sensibili, considerando tali anche le santelle e le edicole sacre…
Una legge è come un libro di testo, se lo metto su una scrivania ma senza insegnati, alunni, resta lettera morta. Serve la compartecipazione di tutti: sindaci, esercenti, cittadini, associazioni di categoria. Ritengo molto fruttuoso l'incontro voluto ieri da Roberto Maroni, perché è stato un momento di condivisione tra attori importanti: sindaci, questori, prefetti. Sono attori decisivi per la buona riuscita della legge, ma solo se ci muoviamo assieme, capendo e capendoci riusciremo a fare un lavoro come si deve.

In vivono Lombardia  quasi dieci milioni di abitanti, un sesto di tutta la popolazione italiana. Che si muova la Lombardia è un fatto non indifferente, potrebbe diventare un modello?
La Lombardia è sicuramente un riferimento e sono contento sia nata qui – non solo qui, ma anche qui – una azione coraggiosa, corale, condivisa di contrasto al pericolo dell'azzardo. Sono certo che questa cosa fatta in Lombardia possa diventare da stimolo e riferimento per altre regioni. Mi auguro, però, che il governo che si vanta di essere veloce e rapito, sorprenda tutti e ci batta sul tempo. Se per approvare la legge Fornero, che tanti disastri ha prodotto, sono bastati diciassette giorni, non vedo perché si debbano aspettare settimane, mesi, forse anni per metter mano a un provvedimento che a altri, immani disastri vorrebbe invece porre rimedio.

Anche in Europa però si potrebbe far pressione, non crede? In Europa discutono delle dimensioni delle uova, della lunghezza del gambo del carciofo, del colore delle galline, ma le cose determinanti sembrano appannaggio di burocrati e lobbies…
Serve una diversa idea di Europa. Serve anche impegno, è più semplice assecondare una logica burocratica che cercare, come potremmo fare, di buttare il pallone in una zona diversa del campo. La questione dell’azzardo la dovremmo porre anche lì, mostrando danni, disastri, ma anche avanzando ipotesi per uscirne. Ma tutto questo prevede che vi sia un’Europa non piegata a una mera logica monetaria. Un’Europa che pensa con l’euro, anziché col cuore non serve a nessuno. Nemmeno all’Europa stessa.

@oilforbooks

 


 

 

 

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