Mondo

Guardia del corpo di Bush bloccata su aereo di linea

L'"ethnic profiling" ha fatto una vittima eccellente: ad essere lasciato a terra è stato un agente del servizio segreto arabo - americano, da sette anni guardia del corpo presidenziale

di Paolo Manzo

L'”ethnic profiling” ha fatto una vittima eccellente: ad essere lasciato a terra dall’American Airlines è stato, il giorno di Natale, agente del Secret service arabo-americano, da sette anni guardia del corpo presidenziale, diretto da Baltimora a Dallas con la missione di proteggere George Bush durante le vacanze natalizie nel ranch texano di Crawford. La decisione è stata del pilota dell’aereo della compagnia americana -duramente colpita l’undici settembre e che appena il giorno prima di questo incidente ha visto sventare da una hostess intraprendente un nuovo attacco di un kamikaze- che, a quanto sostiene l’American Airlines, è stato insospettito da alcune incongruenze rivelate nelle carte che autorizzavano l’uomo ad imbarcarsi con un’arma. Il pilota non ha ascoltato ragioni: dopo aver ritardato di circa un’ora il decollo, alla fine l’aereo è partito lasciando a terra l’agente al quale non è stato neanche permesso di risalire a bordo per prendere la sua giacca. L’uomo è stato costretto ad aspettare il giorno dopo per recarsi al lavoro. Ma non senza aver contatto il Council on American-Islamic Relation, denunciando il fatto di essere stato vittima di una discriminazione etnica. Negli ultimi mesi diversi arabo-americani sono stati costretti a lasciare gli aerei dove erano stati già imbarcati per il rifiuto dei piloti di decollare con una persona, ritenuta sospetta nonostante avesse passato tutti i controlli, a bordo. Il direttore del Council ha subito protestato con l’American la quale, tramite il suo portavoce Gus Whitcomb, ha presentato le sue scuse all’agente ma ha difeso l’operato del pilota negando che il suo comportamento sia stato indotto dal fatto che l’agente avesse un nome e tratti somatici arabi ma dal fatto che “l’American Airlines deve assicurarsi che un uomo armato sia veramente chi dice di essere”. Secondo il codice di comportamento della Faa, è il capitano dell’aereo ad avere l’ultima parola sull’ammissione di armati, a parte gli “sceriffi dei voli”, anche se sono in possesso di autorizzazioni ad imbarcarsi.


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