Welfare
Guardarsi “Diritti negli occhi” per dire no al caporalato
Si chiama "Diritti negli occhi" ed è la campagna regionale di informazione e sensibilizzazione contro lo sfruttamento dei lavoratori stranieri in agricoltura promossa dall'assessorato della Famiglia, delle Politiche Sociali e del Lavoro e l’Ufficio Speciale Immigrazione della Regione Siciliana nell’ambito del progetto Su.Pr.Eme. Italia. Un percorso che, attraverso nove immagini e un video che hanno come protagonisti veri lavoratori stranieri, fa riflettere sul fenomeno del caporalato per poi mettere in campo azioni di sensibilizzazione e tutela dei loro diritti
Uno sguardo che ti fa sentire di entrare diretamente nel cuore di chi te lo porge mentre ascolta la tua anima. Poche volte capita veramente, raramente accade quando uno degli interlocutori è l’istituzione, alla quale non è dato possedere il dono dell’empatia. Forse, quindi, sarà stata quest’analisi a dare vita a “Diritti negli occhi”, campagna regionale di informazione e sensibilizzazione contro lo sfruttamento dei lavoratori stranieri in agricoltura promossa dall’assessorato della Famiglia, delle Politiche Sociali e del Lavoro e l’Ufficio Speciale Immigrazione della Regione Siciliana nell’ambito del progetto Su.Pr.Eme. Italia (Sud Protagonista nel superamento delle Emergenze in ambito di grave sfruttamento e di gravi marginalità degli stranieri regolarmente presenti nelle cinque regioni meno sviluppate). Inserito nel Piano Triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato, il progetto è stato approvato in seno allo specifico Tavolo Caporalato, promosso dalla Direzione Generale Immigrazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
Un lavoro “sul campo” interamente realizzato in quattro diverse aree agricole della Sicilia e cfioè Castelvetrano, Partanna, Furnari e Siracusa.
Forti, dirette, capaci di farti andare oltre l’immagine, i 9 scatti fotografici e il video di una campagna intimamente realista, la cui intensità e forza comunicativa è data non da attori, come solitamente avviene per gli shooting, ma da veri lavoratori stranieri, proprio quelli che ogni giorno si alzano quando ancora il sole non ha neanche fatto capolino all'orizzonte, e raggiungono i campi, desiderando di riuscire a lavorare nel rispetto o dei diritti fondamentali del proprio ruolo.
«Che la nostra sia una terra di accoglienza – afferma l’assessore alla Famiglia, alle Politiche Sociali e al Lavoro, Antonio Scavone – ce lo hanno insegnato i cittadini di Lampedusa che, prima ancora dell’intervento istituzionale e dell’Europa, a mani nude hanno accolto chi arrivava sui barconi. La Sicilia, però, è anche terra di legalità e lo sottolinea il fatto che molte aziende agricole hanno ritenuto opportuno di iscriversi alla “Rete di aziende agricole di qualità”, dichiarando apertamente di rifiutare lo sfruttamento lavorativo, a partire da quello dei migranti. Stiamo lavorando anche al "bollino etico di qualità" che farebbe fare un grosso passo in avanti alle aziende anche dal punto di vista della commercializzazione. Ovviamente l’assessorato all’Agricoltura condivide questo nostro obiettivo».
Non solo, quindi, un percorso fotografico ma anche azioni concrete che, raccogliendo la fierezza e il sudore dei protagonisti delle fotografie e del video realizzati nell’ambito della campagna, hanno cercato di rispondere concretamente al fenomeno del caporalato.
«Questa campagna di comunicazione – aggiunge l’assessore Scavone – parte della verità di lavoratori che si aiutano a fare una buona produzione in agricoltura, lanciando un messaggio positivo che raggiunge persone di maggiore o minore cultura, spaccati rappresentativi o anche di età diversa, a partire dai ragazzi, per dire loro che “accogliere si può e ci conviene”. Abbiamo, infatti, messo in campo diversi interventi. Per esempio, durante la pandemia, dando loro sistemi di protezione contro un nemico sconosciuto, qual è stato il Covid. Lo abbiamo in provincia di Siracusa, a Cassibile, dove abbiamo anche sperimentato dei moduli abitativi che hanno ospitato i lavoratori. Per dare anche una risposta concreta al fenomeno del caporalato abbiamo affittato dieci mini Van con i quali siamo andati nel trapanese, nei luoghi dove i caporali caricano i lavoratori per portarli nelle campagne. Sempre attraverso le realtà del Terzo Settore, alle quali affidiamo l’operatività dei progetti, abbiamo messo a disposizione i mediatori culturali, come anche degli assistenti sociali, che li hanno rassicurati e reinseriti in un percorso di tutela dei loro dritti. rendendoli consapevoli del fatto che c’era e c’è chi li vuole ascoltare. Tutte tappe di un percorso che ci vede in campo su diversi fronti, ma soprattutto ci fa ricordare che questi lavoratori rappresentano la nostra terra, la nostra agricoltura, quindi il nostro futuro. Una risorsa che diventa patrimonio indispensabile per l’economia della nostra Regione».
Un programma, Su.Pr.Eme., che guarda a diversi aspetti del mondo dell'immigrazione che oggi ha bisogno di risposte multidiscinari perché le esigenze non sono più solamente quelle della conoscenza della lingua. Necessari, per esempio, di contributi per la gestione di percorsi personalizzati di accompagnamento all'autonomia per i cittadini stranieri vicini alla maggiore età e neomaggiorenni. Percorsi avviati e gestiti su tutto il territorio siciliano da diversi enti del terzo settore. Grazie sempre a questo intervento finanziato dai fondi AMIF- Emergency Funds della Commissione Europea – DG Migration and Home Affairs, e si avvale di un partenariato è guidato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali – Direzione Generale Immigrazione (Lead partner), coadiuvato dalla Regione Puglia (Coordinating Partner) insieme alle Regioni Basilicata, Calabria, Campania e Sicilia e l’Ispettorato Nazionale del Lavoro, l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni e Nova consorzio nazionale.
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