Politica

Guarda che frenesia alla Farnesina

Lo stanziamento per il Fondo globale, il finanziamento per la cooperazione, i sottosegretari inviati ai quattro angoli del mondo. A cosa punta il ministro degli Esteri?

di Ettore Colombo

Ben venga anche il rifinanziamento delle attività di cooperazione internazionale se torna utile a rientrare in linea con gli obiettivi fissati dal Consiglio europeo di Barcellona nel 2002, che prevedono per il 2006 lo stanziamento 0,33% del Pil agli aiuti allo sviluppo. Poco importa che si tratti di una meta forse troppo ambiziosa, visto che nella Finanziaria 2004 la quota è ancora ferma allo 0,16%, come denunciano le ong. Ma la nuova politica estera di Fini ne ha bisogno. Il perché è facilmente spiegabile. I 180 milioni di euro stanziati per il Fondo Globale per la lotta all?Aids e il decreto legge che ha destinato 70 milioni di euro per interventi nelle zone colpite dallo tsunami non servono solo a rimarcare «l?impegno del nostro governo per lo sviluppo», ma «risulteranno ben presto uno dei criteri fondamentali per entrare nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite». La spiegano così, alla Farnesina, la nuova strategia di politica estera dell?Italia. Ma a cosa punta, Gianfranco Fini? Di certo a intensificare sempre di più l?azione diplomatica italiana per arrivare a una riforma dell?Onu che non penalizzi il nostro Paese. Ma anche a stringere sempre più buoni rapporti con un mondo di solito ostico, per la destra, quello della cooperazione internazionale allo sviluppo. Non a caso, nella stessa An l?attenzione per le ong ha avuto un nuovo slancio: il 15 febbraio il responsabile Esteri del partito, l?onorevole Mario Zacchera, ha organizzato un seminario rivolto a loro. Intanto, però, è l?azione diplomatica quella che si fa più sentire: ecco perché i quattro sottosegretari agli Esteri sono stati tutti sguinzagliati nei quattro angoli del mondo. Alfredo Mantica, di An, in Medio Oriente e Africa, con tappa finale ad Abuja, in Nigeria, per il vertice della Oua. Un viaggio decisivo (anche se massacrante: totale, tre giorni) visto che i Paesi dell?Africa sono cruciali nel computo finale dei voti, mentre i tre stati del Medio Oriente visitati (Arabia Saudita, Yemen e Kuwait) hanno già espresso interesse per la posizione italiana. Margherita Boniver è volata in Asia, continente che ?cura? con attenzione da mesi non certo solo per l?emergenza maremoto. Al nuovo sottosegretario in quota Nuovo Psi, Giampaolo Bettamio, sono state affidate le Americhe, dove, Brasile escluso, l?Italia gode di molti appoggi. Ben più ardua la missione di Roberto Antonione (Fi), che dovrà convincere i partner europei. Gli uomini di Fini sono stati inviati in missione nelle loro aree di competenza per convincere i numerosi Paesi ancora indecisi dei vantaggi della ?opzione B?, quella che non prevede l?assegnazione di nuovi seggi permanenti. Sarà difficile convincere specialmente gli europei, della necessità di non appoggiare l?assegnazione di seggi permanenti a singoli Stati, come chiedono Germania e Giappone (?ipotesi A?). L?argomento forte che avanza l?Italia è che l?ipotesi A farebbe sfumare per almeno altri 50 anni l?ipotesi di un seggio per l?intera Unione europea. Non sarà facile, ma se a Fini riuscisse il colpo sarebbe un successo indubbio visto che l?Italia persegue questo obiettivo da molti anni. Gli sherpa della Farnesina sostengono che l?Italia «è disponibile, se ciò servisse a raccogliere più consensi, anche ad accettare dei compromessi», sia pure subordinati al fatto che non si proceda a una riforma ?oligarchica? o varata ?a colpi di maggioranza?. In sostanza, prima di dare il via a qualunque riforma, bisogna cercare il maggior consenso possibile. Accanto all?attività diplomatica della Farnesina, si muove anche il ?Coffee club?, la singolare alleanza eterogenea nata negli anni ?90 dentro il Palazzo di Vetro e diretta dall?ambasciatore Francesco Paolo Fulci. Un?alleanza che, rileva il portavoce della Farnesina, Pasquale Terracciano, è ormai considerata alla stregua di un interlocutore istituzionale: «Si tratta», spiega, «di uno strumento che sta confermando in questa fase tutta la sua vitalità e la sua importanza per le sue capacità propositive e aggreganti, al punto da essere oramai considerato in ambito Onu un autorevole interlocutore trasversale, alla pari, sia pure nella sua informalità, del G77 (i Paesi in via di sviluppo, ndr), dei Nam (gli Stati non allineati, ndr) e della Lega Araba». Guarda caso sono tanti i Paesi con interessi simili a quelli italiani. L?aumento di seggi permanenti per singoli Stati lascerebbe infatti gran parte dei membri dell?Onu in una posizione subalterna. Se l?Italia riuscirà a coagulare gran parte dell?Africa e i Non allineati (tradizionalmente alleati in questa battaglia) in un?alleanza, la vittoria non potrà sfuggire. Con buona pace di Tokyo e Berlino. E, forse, con qualche vantaggio anche per la cooperazione italiana.


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