Welfare
Guantanamo:diritti umani, scioperi della fame e flebo
Una misura dei Marines destinata a fare discutere. Ulteriormente.
di Paolo Manzo
Da ieri, sabato 2 marzo, un gruppo di sei detenuti afghani è nutrito per via endovenosa forzosamente dai Marines americani, mentre oltre 70 prigionieri di stanza nella base navale statunitense di Guantánamo, nell’isola di Cuba, stanno continuando lo sciopero della fame iniziato mercoledì scorso.
Secondo quanto riferito all’Afp da un ufficiale distaccato nella base caraibica (e che vuole mantenere l’anonimato per ovvi motivi si sicurezza lavorativa), ad almeno un detenuto è stato applicata coattivamente una flebo.
Nella base militare americana di Guantanamo lo sciopero della fame è iniziato per protestare contro quella che, i presunti memmbri di Al-Qaeda, considerano una violazione della loro libertà di culto.
Ad innescare la protesta l’intervento di un militare che controlla i prigionieri nelle loro celle (fatte di reti metalliche a cielo aperto), che ha confiscato un turbante che un detenuto si era confezionato, usando un lenzuolo, durante la preghiera.
Per i militari il turbante viola le regole di sicurezza imposte nel campo. E, era stato aggiunto, non si sarebbe permesso a nessun prigioniero di lasciarsi morire di fame.
Da sabato i fatti hanno fatto seguito alle promesse e l’imposizione forzata di flebo è una nuova consuetudine a Guantanamo, Cuba, base militare made in Usa. Alla faccia dei diritti umani.
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