Welfare

Guantanamo? Ormai anche bush se ne vergogna

Diritti Umani. Parla il segretario generale di Amnesty / Irene Kahn: «Quella prigione va chiusa. I diritti non possono essere sacrificati per la sicurezza».

di Margherita Esposito

Dal Bangladesh, dov?è nata cinquant?anni fa, alla guida di Amnesty International, di cui è segretario generale dal 2001, diventando automaticamente la prima donna musulmana a capo di un?organizzazione internazionale. La strada di Irene Khan per arrivare a essere una paladina dei diritti umani è stata indubbiamente lunga, e ha incrociato prima Manchester e Harvard, dove ha studiato, poi l?Alto Commissariato per i rifugiati dell?Onu, dove ha lavorato per vent?anni. Di solito la Khan non rilascia interviste ma con Vita ha voluto fare un?eccezione. L?abbiamo raggiunta al Forum internazionale dei diritti umani tenutosi a Lucerna, in Svizzera.

Vita: Dall?ultimo rapporto annuale di Amnesty si evince che il rispetto per i diritti umani è peggiorato. Sia negli Stati Uniti che in Europa. Come lo spiega?
Irene Khan: La guerra al terrore ha fatto pagare un enorme tributo ai diritti umani: princìpi fondamentali hanno subito una dura erosione, mentre è stata aperta una discussione persino contro la abolizione totale della tortura. I governi europei partner degli Stati Uniti sono stati attivi nella promozione di alcune di queste strategie, inclusi i trasferimenti di prigionieri in paesi dove si corre un serio rischio di essere torturati.

Vita: Ma allo stesso tempo in Europa c?è stata una forte mobilitazione della società civile su questi temi, non crede?
Khan: Assolutamente sì, e per la prima volta dall?11 settembre molte domande sono state poste. Inoltre sono in corso indagini al Consiglio d?Europa sul ruolo dello stesso Parlamento europeo.

Vita: Che attività sta organizzando?
Khan: Stiamo conducendo una campagna contro la tortura e contro il terrore. Un elemento chiave è la richiesta di chiusura di Guantanamo, l?apertura a osservatori internazionali di tutti gli altri centri di detenzione e la diffusione dei nomi delle persone detenute. Sarebbe un passo importante per mandare un messaggio chiaro: i diritti umani non possono essere sacrificati in nome della sicurezza.

Vita: Ma ora l?agenda del nuovo Consiglio dei diritti umani è in stand by. Con il passare del tempo la questione Guantanamo non rischia di diventare secondaria?
Khan: Non credo che Guantanamo possa essere facilmente dimenticato. Persino il presidente Bush ha detto alla televisione tedesca di voler chiudere quella prigione.

Vita: Come vede la riforma che ha portato alla nascita del Consiglio?
Khan: Non è perfetto, ma credo ci siano elementi di miglioramento rispetto alla ?vecchia? Commissione. Il vero test, tuttavia, sarà la volontà politica dei membri per renderlo un?istituzione effettiva.

Vita: Quali le altre priorità?
Khan: Darfur, Cecenia, Congo, Costa D?Avorio e Cina. Ma anche come gli Usa tengono in bassa considerazione i diritti umani nel mondo, la violenza contro le donne, la diffusione dell?Aids per il mancato accesso ai farmaci. Infine ci sono gli effetti negativi della globalizzazione sulla vita delle persone che, spesso, lede i diritti umani di milioni di esseri umani.

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