Sul tavolo del procuratore generale egiziano
Hisham Barakat è arrivata sabato scorso una denuncia. Il mittente ce l’aveva con
Bassem Youssef ,
uno dei più famosi comici egiziani. Il pomo della discordia? Uno
sketch andato in onda venerdì scorso nel suo programma Albernameg (in italiano, "Il programma"), che secondo i detrattori aveva lo scopo di
diffondere il caos nel Paese e remare contro la pace nazionale.
Avrebbe, stando all’accusa, deliberatamente insultato l'Egitto distorcendone l’immagine di fronte al mondo. Facendo credere, inoltre, che la deposizione di Morsi sia avvenuta in seguito a un colpo di Stato e non per una rivolta popolare. Chi ha inoltrato l'azione legale al procuratore? Per ora non si sa, ma quasi sicuramente l'iniziativa è partita dall' entourage di al-Sisi.
Youssef, noto per il sarcasmo feroce nei confronti delle autorità, è diventato celebre durante la rivolta che scalzò Hosni Mubarak nel 2011.
Dopo aver raggiunto oltre cinque milioni di telespettatori sul suo canale YouTube , l’ex cardiochirurgo si è trasformato in conduttore televisivo: ispirandosi al Daily Show condotto da Jon Stewart (in Italia, l'equivalente di Satyricon di Daniele Luttazzi) prima gli è stato affidato uno show sulla rete ONTV, poi si è trasferito alla CBC , altro canale satellitare.
Terminata la pausa di tre mesi, coincidente con la cacciata del presidente Morsi –contro il quale il comico aveva ripetutamente lanciato i suoi strali ironici– e la presa del potere da parte dell’esercito, venerdì è andato in onda il primo episodio della terza stagione del suo show.
L’intervento incriminato prendeva di mira un po’ tutti: da un lato, presa di distanza netta contro il governo islamico; dall’altra, ha espresso fastidio per questa moda di idolatrare il generale Abdel Fattah al-Sisi -ministro della Difesa salito agli onori della gloria pochi mesi fa, la cui fama cresce di giorno in giorno.
Il potere non ama Youssef, e lo ha già dimostrato in altre occasioni: lo scorso dicembre fu interrogato con l’accusa di aver insultato il presidente ormai deposto.
Verosimilmente, il cancan che è scaturito dal monologo di venerdì non sarà un episodio isolato: potrebbe trattarsi solo della prima di altre azioni contro l'artista -interrogatori e un possibile processo.
Oltretutto, l’ “imputato”
non ha ricevuto l’assoluzione dalla sua stazione televisiva, che ha preferito
prendere ufficialmente le distanze (premesso che la situazione politica in Italia era totalmente diversa, riecheggia in qualche maniera il
“mi dissocio” di Pippo Baudo all’indirizzo di Beppe Grillo,
durante l’edizione di Fantastico del 1986).
Nell’occhio del ciclone, l’entertainer prova a stemperare gli animi con un tweet: «È solo un programma televisivo, gente».
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.