Sostenibilità
Guadagnar consumando
Un esperto spiega come diventare un professional consumer
di Redazione
Superare i condizionamenti della pubblicità e della moda, dedicare tempo per indagare, confrontare i prezzi. Un lavoro impegnativo, che però, a fine mese, dà grandi soddisfazioni a livello economico Siamo in piena crisi. Ma «continuare a indebitarci per acquistare prodotti di tutti i generi che non ci servono, che inquinano e spesso sono nocivi per la nostra salute, non ha più senso. Il consumatore si deve responsabilizzare, fare acquisti con accortezza, imparare a scegliere senza farsi condizionare e questo significa diventare un professionista». Per dirla all’inglese, professional consumer. Mauro Artibani, 58 anni, romano, ex architetto, giornalista, da qualche anno ha intrapreso anche questa “carriera” parallela, insieme a sua moglie e ai due figli. Racconta la sua esperienza tutti i giorni in un blog www.professionalconsumer.splinder.com, dove dà consigli e suggerimenti. E ha raccolto la sua esperienza anche in un libro, Professione consumatore (Pdc Editore, 15 euro).
Vita: Cosa significa diventare consumatori professionisti?
Mauro Artibani: Il filosofo e sociologo francese Jean Baudrillard diceva che il consumatore è un lavoratore che non sa di lavorare. Bene, allora io penso che sia arrivato il momento di rendersene conto. Se i produttori generano Valore, i consumatori impiegano le loro Risorse per trasformare quel valore in Ricchezza. I consumatori generano il 70% del Pil, il prodotto interno lordo: se non consumano, si ferma tutto. Sono dunque nella condizione di reclamare un reddito per questa loro attività. Reddito che verrà poi riversato nuovamente nei consumi, che genererà nuovo valore e ricchezza che darà vita a nuovi consumi.
Vita: Di che reddito parliamo?
Artibani: Il reddito da consumo non sostituisce il reddito da lavoro, è un’integrazione. Più siamo bravi consumatori e maggiore è questa entrata.
Vita: Ma da chi viene questo reddito?
Artibani: Si tratta di reddito in senso lato. Nessuno cioè ci pagherà per fare acquisti, più che altro si tratta di non tirar fuori del denaro, di un mancato esborso traducibile in guadagno.
Vita: Che rapporto ha il consumatore professionista con la pubblicità?
Artibani: Pubblicità e marketing generano spesso un eccesso di informazioni per favorire la vendita di merci in eccesso. Spingono all’acquisto facendo leva su emozioni, desideri. È quindi necessario utilizzare quelle emozioni come trampolini, non come trappole. Riscattare le emozioni e agire, non subire.
Vita: Quali sono le doti necessarie per questa attività?
Artibani: Dedizione, pazienza, costanza, sacrificio, abnegazione.
Vita: Strumento indispensabile?
Artibani: Il tempo. Tempo per verificare, indagare, confrontare, valutare la convenienza di un prodotto.
Vita: Lei si considera un professional consumer, è stato facile diventarlo?
Artibani: Ho cominciato questo mestiere 12 anni fa, da autodidatta, e poi ho convinto moglie, figli, parenti e amici a seguire le mie orme. Al’inizio non è stato semplice, ma poi è diventato facile: uno stile di vita consapevole e appagante. Amo e amiamo uscire di casa per fare affari nel fare shopping.
Vita: Soddisfazioni?
Artibani: Tante. Perché, con le mie scelte, posso orientare il mercato per esempio verso la produzione di merci che limitino l’impatto ambientale; favorire un settore piuttosto che un altro dando occasioni di lavoro più etico; sostenere il riuso e il riciclo dei prodotti.
Vita: Viva la sobrietà dunque.
Artibani: Sobrietà e consapevolezza vanno di pari passo. A casa mia non siamo schiavi delle tendenze. Un capo di abbigliamento non viene messo da parte perché non è più di moda. Non scartiamo cibi, ricuciniamo con semplici ricette gli avanzi; acquistiamo alimenti meno richiesti e quindi meno costosi. Faccio un esempio parlando di carne: niente filetto, ma tagli meno pregiati e comunque più gustosi e saporiti. Siamo orgogliosi di mangiare bene, vestirci con cura, con un minore esborso di denaro.
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