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Sostenibilità

Gruppo Hera, 40mila metri cubi di biometano dai rifiuti organici

I risultati del primo anno di collaborazione tra la multiutility ed Elior: le 512 tonnellate di scarti alimentari raccolte in 20 punti di ristorazione tra Bologna e Modena sono state utilizzate per produrre combustibile green che ha consentito di ridurre di 80 tonnellate le immissioni di anidride carbonica

di Nicola Varcasia

Prendi il rifiuto alimentare, trasformalo in combustibile green e produci energia pulita. Risparmiando l’immissione in atmosfera di 80 tonnellate di anidride carbonica. In estrema sintesi, è quanto ha generato in un anno la collaborazione tra la multiutility Hera e il colosso della ristorazione Elior, basata sui principi dell’economia circolare.

Alla base del progetto, spiegano le due società in una nota, c’è infatti la valorizzazione dei rifiuti organici prodotti in alcuni punti di ristorazione di Elior, destinati all’impianto del Gruppo Hera a Sant’Agata bolognese per poi essere trasformati in biometano e compost (fertilizzante naturale). Si chiude così un cerchio virtuoso che parte dagli scarti delle cucine e della consumazione dei pasti e ritorna al territorio grazie all’immissione in rete del gas prodotto, utilizzato per alimentare mezzi pubblici e privati o per usi domestici, per esempio per cucinare e per riscaldarsi. Il biometano è un gas rinnovabile al 100%, che riduce gli impatti ambientali rispetto ai combustibili di origine fossile, mentre il compost è utilizzabile come ammendante in agricoltura o per produrre terriccio da utilizzare per la piantumazione e il giardinaggio.

Per calcolare il contributo di Elior in termini di produzione di biometano, è stata monitorata la produzione di rifiuto organico raccolto in alcuni punti di ristorazione e destinato a Sant’Agata bolognese, stimando i relativi impatti ambientali. In particolare, i primi risultati si riferiscono al rifiuto organico prodotto in 20 punti di ristorazione di Elior (19 in provincia di Bologna e uno in provincia di Modena), che rientrano nel bacino territoriale servito dall’impianto e che dispongono di contenitori dedicati per la raccolta differenziata del rifiuto organico.

Sono 512 le tonnellate di rifiuto organico raccolte in un anno e destinate alla produzione di biocarburante. Grazie a questo quantitativo, sono stati prodotti quasi 41.000 metri cubi di biometano, pari a 33 tonnellate equivalenti di petrolio evitate e con un risparmio di 80 tonnellate di anidride carbonica rispetto alla produzione della stessa quantità di carburante di origine fossile.

Con il biocarburante prodotto, si potrebbero percorrere più di 570mila chilometri, corrispondenti al consumo annuo di 29 auto di media cilindrata, considerando che un’auto di media cilindrata percorre circa 14 chilometri con un metro cubo di metano e che percorre in media 20mila chilometri l’anno. Il vantaggio ambientale del progetto, in termini di risparmio di anidride carbonica (80 tonnellate di gas serra in meno), corrisponde all’anidride carbonica assorbita da circa 800 alberi in un anno.

Come si trasforma il rifiuto organico in biometano

L’impianto di Sant’Agata bolognese è il primo impianto di produzione di biometano su scala industriale realizzato in Italia da una multiutility. Qui il rifiuto subisce un processo di biodigestione anaerobica, producendo biogas. il biogas è sottoposto a raffinazione (up-grading), attraversando controcorrente acqua pressurizzata. A questo punto l’anidride carbonica si separa dal metano e si ottiene il biometano. Per ottenere il compost invece, al termine del processo di biodigestione anaerobica, all’organico solido in uscita viene aggiunto materiale fatto di legno e cellulosa, derivante principalmente dalla raccolta territoriale di sfalci e potature, ottenendo così una massa strutturata che viene avviata alla fase di compostaggio aerobico, da cui si ricava compost.

Foto di apertura di Dan Cross da Pixabay


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