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Gruppo dello Zuccherificio: «Azzardo e sport sono agli antipodi»

Il 30 novembre si tiene nella splendida cornice romagnola di Longiano la prima corsa podistica nazionale contro l'azzardo. Nel momento in cui lo sport è sotto assedio - ultimo caso: l'improvvida sponsorizzazione della Nazionale di calcio da parte di un concessionario di Stato di slot machine e scommesse - è un'occasione importante per dire "sì" allo sport e "no" alla sua corruzione. Ne parliamo con il Gruppo dello Zuccherificio, importante realtà associativa di Ravenna che sarà presente alla corsa "Run to win" di domenica prossima

di Chiara Pracucci

Il 30 ottobre, a Longiano, in provincia di Forlì e Ravenna, si correrà “Run to win", la prima corsa podistica nazionale (con 3 diversi percorsi competitivi e non, quindi aperta veramente a tutti) contro l'azzardo. Abbiamo incontrato il Gruppo dello Zuccherificio, una realtà importante nella Romagna e oltre la Romagna. Il gruppo lavora sui temi della legalità, del contrasto all'azzardo di massa, sul giornalismo d'inchiesta con ricerche, formazione, compartecipazione nelle scuole e nella società. Lo Zuccherificio sarà presente alla corsa, per dire il suo "no" all'azzardo e il suo "sì" al sociale, allo sport, a una dimensione civica della convivenza che il recente accordo tra FIGC e la società di slot machine e scommesse Intralot ha cerato di minare alla base. Portando, tra l'altro, proprio nei giorni di Run to win la Nazionale italiana di Calcio Under 17 a Forlì e Ravenna.

Per iscriversi a Run to win clicca qui

Perché avete deciso di partecipare? Condividete la scelta di utilizzare lo Sport come simbolo dei valori positivi del gioco (sociale, libero, creativo e dove l’abilità si acquisisce con l’impegno)?
Abbiamo lanciato da tempo una campagna, "Sport no azzardo", dove abbiamo chiesto alle realtà sportive di inviarci un videomessaggio che sostenesse il gioco insito nello sport, per creare una barriera linguistica e di sostanza con il gioco d'azzardo. Non c'è modo migliore per sostenere questa idea se non partecipando fisicamente a questa corsa podistica, ascoltando il respiro che si affanna per raggiungere un obbiettivo, provando la sensazione di combattere contro la propria volontà per il passo successivo. Metafore realistiche della vita di tutti i giorni contro le facili vittorie delle pubblicità del gioco d'azzardo.

«Quello che l’Associazione si propone è di eliminare l’impotenza di chi non è solo chiamato a eleggere i propri rappresentanti ma anche a valutarli per il loro operato, di rendere completa la democrazia»: questo è uno degli obbiettivi che il Gruppo dello Zuccherificio si è preposto alla sua nascita, da cosa nasce questa esigenza?
​Nasce da una sensazione di debolezza della partecipazione alla vita pubblica delle persone. Ci sembrava che tutta l'informazione presente non fosse sufficiente in termini di qualità e libertà. In noi stessi sentivamo una scarsa preparazione per parlare di alcuni temi della politica e della società e quindi una sostanziale incompetenza per essere in grado di crearci una libera opinione. Così, informandoci in modo approfondito, abbiamo cominciato a seguire alcuni temi (è praticamente impossibile essere preparati su ogni tema come ci vogliono far credere schiere di oratori da talk show) e farli uscire dal Gruppo come articoli, eventi di informazione, lezioni per studenti, un premio giornalistico, dossier. E così ci siamo accorti che la partecipazione non è solo andare a votare, ma impegnarsi prima a capire le cose che ci accadono intorno.

Portate avanti un’analisi attenta, da anni, sul coinvolgimento della criminalità organizzata nel mercato del gioco d’azzardo. Come si sono “riorganizzate le mafie” in Italia con l’ingresso del gioco d’azzardo legale?
È stato un passaggio lento iniziato nei primissimi anni duemila con l’istituzione delle sale Bingo. Da quel momento in poi, ogni nuova possibilità di gioco d’azzardo legalizzata ha visto l’avvicinamento di personaggi o società riconducibili alla criminalità organizzata. Nei luoghi in cui le mafie controllavano il territorio è stato semplicissimo entrare nel settore. In quelli in cui esse non erano ancora presenti, le sale bingo, i punti scommesse, le sale slot sono state occasioni per entrare nell’economia locale con una facciata pulita dietro cui nascondere riciclaggio o traffici illeciti.

Un ruolo fondamentale deve giocarlo ogni singolo cittadino nel denunciare situazioni poco chiare sul suo territorio e nell’educare i più giovani al significato reale dell’azzardo.

Gruppo dello Zuccherificio

Dove si colloca il gioco d’azzardo come affare per le mafie, rispetto allo spaccio di sostanze stupefacenti e lo sfruttamento della prostituzione?
Resta indubbio che l’attività assolutamente più redditizia per le mafie sia il traffico di droga. Il gioco d’azzardo si colloca su un livello diverso, sia come attività per creare profitti, sia come attività di riciclaggio del denaro. Le modalità sono le più disparate a seconda del territorio e del momento storico: si è partiti con le lotterie illegali nei quartieri per passare poi con il controllare direttamente o indirettamente alcune sale bingo, fino all’ingresso nel mercato della produzione e noleggio di videoslot o nella gestione di siti di gioco online più recentemente. Sono tutte attività che chiedono la compartecipazione di professionisti: notai per la gestione di società, tecnici e ingegneri nello sviluppo dei progetti e software. Insomma, lo stereotipo del mafioso “coppola e lupara” che gestisce droga e prostituzione è totalmente distrutto nel settore del gioco d’azzardo.

Quali sono, a vostro avviso, le urgenze in questo momento in termini di legalità e tutela dei cittadini? Citando il vostro progetto, come si fa “a non morire di gioco d’azzardo”?
L’urgenza primaria è fermare l’incremento del gioco d’azzardo e mettere un argine all’aumento dei problemi di dipendenza patologica. Per fare questo serve il contributo di tutti, su tutti i livelli. Prima di tutto la politica deve cominciare a legiferare per ridurre le possibilità di gioco d’azzardo, vietando le pubblicità come per le sigarette, bloccando la realizzazione di nuovi centri slot e/o scommesse e mettendo finalmente finanze per la cura e la prevenzione della dipendenza da gioco d’azzardo. Le forze dell’ordine e la magistratura devono fare tutto il possibile per raccogliere le segnalazioni e intervenire ogni volta che ci sia la presenza di illegalità. I mezzi di informazione dovrebbero cominciare ad informare seriamente sui rischi della dipendenza, evitando di rilanciare ogni micro e macro vincita avvenuta sul territorio, creando l’illusione che con l’azzardo si vince. Ma un ruolo fondamentale deve giocarlo anche ogni singolo cittadino nel denunciare situazioni poco chiare sul suo territorio e nell’educare i più giovani al significato reale dell’azzardo.

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