Mondo

Ground zero, Obama apre alla pena di morte

«I terroristi subiranno le rigorose istanze della giustizia»

di Martino Pillitteri

Il mastermind degli attentati dell’11 settembre 2001 lo sceicco Khalid Shaikh Mohammed e altri 4 terroristi attualmente incarcerati a Gantanamo, saranno processati in una corte federale di New York City nelle vicinanze di Ground Zero. Lo ha riferito il ministro della Giustizia Eric Holder. Il ministro ha anche  autorizzato i “prosecutors” a richiedere la pena di morte per gli imputati. «Sono assolutamente convinto» ha detto invece il presidente Obama da Tokyo «che Khalid Sheikh Mohammed subirà le rigorose istanze della giustizia. Gli americani lo vogliono. La mia amministrazione lo vuole».

 Khalid Shaikh Mohammed è stato catturato il primo marzo 2003 a Rawalpindi in Pakistan. E’ stato trasferito a Guantanamo nel settembre 2006 dopo aver “soggiornato“ in vari centri di detenzione della Cia. Suo zio, Ramzi Yousef, è stato il mistermind dell’attacco da terra al World Trade Center nel 1993.

Nessuno dei 5 detenuti sarà trasferito a New York in tempi brevi. I cinque saranno trasferiti a New York solo dopo che l’amministrazione  avra’ comunicato agli organi competenti del Congresso il preavviso richiesto di 45 giorni.

Giustizia è fatta? Se per alcuni  a partita sembra chiusa, per altri la strada della giustizia è ancora lunga e più in salita del previsto. Secondo l’associazione 9/11 Families for a Secure America Foundation  il trasferimento presso un tribunale civile di New York  darà ai terroristi la possibilità di beneficiare dei diritti costituzionali dei cittadini americani e il processo potrebbe prolungarsi a tempo indeterminato.

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.