Cultura
Grottammare, provincia di Porto Alegre
Ecco come funziona il bilancio partecipativo e la storia del paese che in Italia ha deciso di sperimentarlo con successo. Un anteprima da Vita magazine in edicola
Se non fosse per l?oceano che le divide, la città brasiliana e il paese marchigiano sarebbero più vicini di quanto si possa pensare. Grottammare è un centro di 15mila abitanti in provincia di Ascoli Piceno, in cui da 7 anni si sperimenta un modello di governo che presenta tratti simili a quello del bilancio partecipativo nato nella città brasiliana.
Quattro anni diversi
«Il nostro scopo era costruire una città più giusta, solidale e vivibile facendo leva sulla partecipazione», spiega il sindaco Massimo Rossi. «Non vi è decisione importante o scelta urbanistica che non sia sottoposta a un originale percorso democratico basato su una serie di assemblee di quartiere organizzate da comitati spontanei di cittadini, sorti soprattutto nelle zone periferiche. Per facilitare questo processo abbiamo attivato un assessorato alla Partecipazione che ha fornito ai cittadini uno statuto, adattato sulla base delle specifiche esigenze». La giunta guidata da Rossi si è insediata nel ?94, vincendo con la lista civica ?Solidarietà e partecipazione?, e interrompendo 40 anni di governo democristiano.
Quattro anni dopo, al termine del primo mandato, è stata confermata con il 62% dei consensi. «Dopo decenni in cui si era fatto credere che il voto fosse una delega in bianco e che il governo della città, i bilanci annuali, il piano regolatore e l?organizzazione dei servizi fossero un affare per pochi, gli abitanti sono stati chiamati a decidere sulle principali scelte di governo». I cittadini di Grottammare, in quattro anni di governo locale, hanno così provato il gusto della democrazia e della partecipazione, prendendo coscienza di aver conquistato un potere reale e difendendolo con il voto.
Lungomare senz?auto
Il progetto di città definito in questi anni è diventato un modello per gli altri Comuni della regione e un laboratorio studiato dalle facoltà di molti atenei italiani. «Uno dei primi provvedimenti che abbiamo preso con questo metodo è stato il Piano regolatore», prosegue Rossi. «Abbiamo cioè cercato di tradurre una questione così complessa e determinante per lo sviluppo economico e sociale del paese utilizzando un linguaggio comprensibile a tutti. Sono state fatte analisi ambientali, geologiche, storiche, demografiche e sociali al termine delle quali siamo arrivati alla conclusione che il progetto lasciato in eredità dalla precedente giunta era stato sovradimensionato per favorire fenomeni di speculazione edilizia. La partecipazione allargata ha permesso di eliminare un milione di metri cubi in termini di potenzialità edificatoria e sottrarre a processi di trasformazione 3 chilometri quadrati, su un estensione complessiva di 18, che sono rimasti a destinazione agricola. Abbiamo inoltre sottratto una corsia del lungomare alle auto chiudendola al traffico». Anche i contenuti del bilancio annuale vengono definiti secondo questa modalità. Annualmente si svolgono due assemblee plenarie: in primavera, per verificare il rispetto degli impegni presi l?anno precedente, e in autunno, per elaborare progetti da inserire nel bilancio successivo. Negli ultimi anni gli stanziamenti per le spese sociali sono aumentati ed è stata ampliata la differenza tra le aliquote fiscali massime e quelle minime.
Indietro non si torna
«L?unico rammarico», conclude Rossi, «è quello di non aver strutturato le modalità di partecipazione formalizzandole in processi decisionali definiti, un?esigenza mai avvertita perché gli abitanti erano sicuri che le decisioni prese nell?ambito dei comitati di quartiere sarebbero state adottate. Sono certo che, pur volendo, chiunque verrà al mio posto difficilmente riuscirà a scardinare questo modello di partecipazione popolare».
Per saperne di più: Comune di Grottammare
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.