Il comico chiede la depenalizzazione della marijuana.
E il sottosegretario lo segnala per istigazione al consumoCi risiamo. L’eterna polemica sulla liberalizzazione o meno delle droghe leggere (ammesso che si possano definire tali) in questa coda d’estate ha trovato due nuovi paladini: il comico censore Beppe Grillo e il sottosegretario delegato Carlo Giovanardi. Ad aprire il fuoco è stato il papà dei grillini che, dal suo cliccatissimo blog, a fine agosto ha sparato bordate a sangue freddo contro la Fini-Giovanardi. Sostiene Grillo a tre anni dall’approvazione della norma: «È una cosa indegna equiparare la marijuana, la cannabis, la canapa, cioè una piantina, a una droga pesante, bisogna essere bacati di testa. La legge riempie le carceri, ma anche i cimiteri». E ancora: «Questa è una legge ingiusta, antieuropea, ipocrita, mortale, antisindacale, antiintelligenza, discrezionale. Va riscritta, la detenzione di cannabis va depenalizzata». Un post durissimo che fin dal titolo («Erba di casa mia») ha scatenato la reazione immediata del dipartimento nazionale Antidroga di Giovanardi che ha predisposto una segnalazione alla Procura affinché valuti se i contenuti del blog di Grillo «possano connotare gli estremi di reato» previsti dagli articoli 82/83 e 84 della legge sulle droghe (T.U. 309/90) di «istigazione e proselitismo e induzione all’uso delle droghe». «Oltre a questo», ha aggiunto Giovanardi, «va considerato il forte pericolo di evoluzione verso l’uso di droghe quali l’eroina e la cocaina. Non è un caso che la cannabis sia stata la droga di inizio di oltre il 95% degli eroinomani attuali». Replica di Grillo: «La segnalazione alla Procura è una buona notizia di cui ringrazio Giovanardi perché servirà ad aprire una discussione sulla legge Fini-Giovanardi e sui suoi effetti». Controreplica: «Non si ritiene necessario riaprire alcun dibattito sulla normativa in vigore». Fine delle trasmissioni.
Nota a margine: I toni dello scambio di fendenti fra due riconosciuti opinion leader della politica italiana, comunque la si pensi, è sconfortante. Dopo trent’anni di baruffe sono rimasti davvero in pochi quelli a cui interessa sapere se e quanto la cannabis sia diversa dalla cocaina o dalle pasticche. Sarebbe più utile aprire nel Paese un confronto sugli strumenti da mettere in campo sul versante della prevenzione e un’indagine sulle ragioni per le quali i servizi, pubblici o privati che siano, riescano ad intercettare solo una piccola quota dei consumatori. È chiedere troppo?
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.