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Grillo, un hacker nel Pd

La provocazione del capopopolo dei blog mette in difficoltà i dirigenti del Partito Democratico

di Franco Bomprezzi

Beppe Grillo non diventerà segretario del Pd, ma la sua provocazione ha messo ulteriormente in luce le contraddizioni all’interno del Partito Democratico, e la diversa velocità con la quale si muove il mondo del web. Ecco come i giornali oggi affrontano l’argomento.

 

 

La vignetta di Giannelli sulla prima pagina del CORRIERE DELLA SERA di oggi sotto il titolo di apertura “Più bocciati, meno voti alti” riferito ai dati della maturità: da una parte D’Alema, Fassino e Rutelli ammutoliti, dall’altra le urla di Beppe Grillo: «Bocciato io? Da voi ultraripetenti! Ma non fatemi ridere!?». Al caso Grillo, all’interno, è appaltata, l’intera pagina 10. Titolo molto asciutto: “Grillo si iscrive ma il Pd non lo accetta”. Scrive Elsa Muschella: «la candidatura di Beppe Grillo manda in tilt il partito per una giornata intera, in un tourbillon di dichiarazioni, regole e commi branditi come scudi». Da una parte Bersani dice: non siamo un bus su cui fare un giro. Lo showman infatti ha preso la tessera in Sardegna ad Arzachena e non nel luogo di residenza. Risponde il menestrello genovese: ho letto lo statuto, vado avanti. Il CORRIERE riprende anche un sondaggio on line di Affari Italiani che accrediterebbe al comico il 70% delle preferenze della blogosfera. Nel complesso il quotidiano di De Bortoli pare sostenere la correttezza della candidatura. Lo dice apertamente Paolo Franchi nella sua analisi: “Il partito gli apra le porte: così troverà la propria identità”. E lo dice anche il governatore ligure Burlando («Fuori perché ci insulta? Tanti di noi lo fanno»), mentre la pensa diversamente il sindaco genovese Vincenzi:  «No, ci disprezza». Nella sua usuale Nota Massimo Franchi infine spiega che «il problema (per il Pd, ndr.) non è dunque l’atteggiamento storicamente ostile di un giullare incattivito contro la forza che vorrebbe guidare. A far saltare i nervi del Pd è un’iniziativa che scopre le difficoltà di pilotare elezioni primarie in passato sempre addomesticate».

LA REPUBBLICA apre con l’allarme della Consob (“Le imprese rischiano l’asfissia”) ma dedica il taglio centrale (con vignetta) alla candidatura del comico genovese: “Grillo si iscrive, il Pd lo respinge «E sulle escort il premier deve spiegare»”. Un titolo un po’ confuso che mette insieme due vicende: la corsa alla leadership e la richiesta di Fassino. Quanto all’inventore del Vaffa Day, due pagine (12 e 13) per raccontare del suo escamotage di iscriversi in Sardegna per poi tentare la scalata. Immediate le reazioni del partito. Chi non lo vuole (Melandri, Bersani, Fassino), chi pensa lo si potrebbe far correre (Marino, Adinolfi, Binetti). Nella querelle c’è anche la corrente dei comici: Dario Fo, Maurizio Crozza, Paolo Villaggio lo appoggiano, mentre Sabina Guzzanti articola diversamente la sua posizione: «Rifletta il Pd su come è stato fatto perché anche Calderoli potrebbe “scalarlo” come si scala una banca». Nettamente contrario Franco Marini: “Ormai siamo in balia delle mode la segreteria ridotta a un gratta e vinci”. L’ex presidente del Senato, intervistato da Giovanna Casadio, non lascia dubbi sulla sua posizione: «la cosa surreale è che personaggi improbabili, senza preparazione né attitudine, pensino seriamente di poter fare il segretario del partito… Così si svilisce il senso di una responsabilità importante  e grave…». Sempre sul fronte iscritti, in appoggio una polemica che cresce: “Il ‘miracolo’ delle tessere da Napoli a Cagliari è lite sugli exploit sospetti”. Seimila tessere in un solo pomeriggio, miracolo del Pd napoletano (commissariato da Veltroni che ha scelto Enrico Morando):  ha fatto insospettire anche Ignazio Marino che chiede una verifica. Morando difende il suo operato.

Apertura de IL GIORNALE con una foto di Grillo con tanto di basco rosso su cui campeggia il titolo “Per il Pd arriva la comica finale”, tema che occupa  le prime 5 pagine del quotidiano diretto da Mario Giordano. Fondo di Filippo Facci ” Il cavallo di Troia” che inizia così: «La candidatura di Beppe Grillo nel Pd è come una battuta: se devi spiegarla c’è qualcosa che non va e se la spiegazione dura più  di tre secondi l’imbarazzo cresce, la faccenda si aggrava, si avvita: anche perchè la battuta era chiarissima. Se il dibattito interno al Pd non è durato sette secondi sette allora il dibattito non è più la ricerca di una prognosi, ma è la diagnosi, non è la cura, ma è la malattia». Facci rivela un retroscena «Veltroni, durante le elezioni politiche 2008 chiese all’alleato di Pietro di non ricandidare nelle sue liste chi era rimasto fuori dal Pd. Di Pietro invece chiese a Veltroni  di non ricandidare nel Pd chi avesse già fatto tre legislature, come chiedevano i grillini e come Veltroni aveva in parte già fatto. Veltroni per esempio non ricandidò Giovanni Paladini, Renato Cambursano, Giuseppe Giulietti. Di Pietro andò da ciascuno di loro e gli offrì di candidarsi per l’IdV. Diverranno suoi parlamentari e lui riscenderà nelle piazze a raccogliere firme contro i parlamentari con  più di due legislature, insieme con Beppe Grillo. Sono ancora insieme. Il Pd intanto si dilania». E’ tutta una commedia, anzi una comica e sia. IL GIORNALE  parte dalle battute – tormentoni dei vip della risata, di sinistra dichiarati o meno,  per dipingere questa vicenda.  «La risposta è dentro di te. Ma è sbagliata. Tanto per dirla come Corrado Guzzanti», è l’incipit del pezzo di Paola Setti sulle reazioni degli alleati del Pd. Intervista  a tutta pagina a Neri Marcorè, attore che aveva appoggiato Veltroni nella campagna elettorale e  che per il Pd era stato candidato dice «Il Pd ha deluso. Sognavamo Obama e ci troviamo Grillo». Ma su Grillo dice «Vuol dirigere un partito  dopo avergli sparato contro. Fa battaglie giuste ma gli insulti non mi piacciono». La medicina per il Pd? «Sono brave e oneste persone ma serve  uno che scaldi il cuore». Altra curiosità: dietro la candidatura di Grillo i guru di Di Pietro. Vincenzo La Manna scrive: «Sono quelli della Casaleggio associati che gestiscono siti e blog di Grillo e guarda caso pure di  Di Pietro. Una “sinergia” che punta a ottenere il massimo risultato- giorni e giorni di ritorno mediatico – col minimo sforzo». La Manna dà voce al senatore Pd Silvio Sircana, ex portavoce di Prodi: «Le provocazioni non si accettano: si risponde con una battuta, ci si offende, le si ignorano. Di Pietro non è il mandante di Grillo, che non ne ha bisogno. Semmai può essere l’incassante».

La burocrazia blocca l’iscrizione di Grillo al Pd, non essendo lui residente in Sardegna, ma IL SOLE 24 ORE è chiaro fin dal titolo – «Il Pd fa muro: no a Grillo candidato» – e precisa subito che «anche a Genova, visti gli umori, il niet del partito sembra inevitabile». La cronaca delle reazioni interne al Pd è solo a pagina 16. Intanto il blog di Grillo è stato preso d’assalto per commentare il suo programma, visto che lui – nota IL SOLE – «ed è finora l’unico a fgarlo, un programma l’ha reso noto». Lotta al nucleare e limite di due legislature in Parlamento, i primi due punti.

Weekend da dimenticare per il PD. Lo sostiene ITALIA OGGI nell’articolo “Povero Pd, in un solo week end ben tre nuove disgrazie”. Ebbene: Beppe Grillo si candida alle primarie, si scopre che il mostro di Roma è il coordinatore d’una sezione romana del partito e Repubblica parte con un’altra campagna a luci rosse, quella sulle torte  del presidente del Consiglio, dove torta, nel gergo della malavita pugliese starebbe per orgia o baccanale. «A rilevare questa chicca linguistica ai magistrati di Bari» precisa Italia Oggi «è nientemeno che un trafficante di droga». L’articolo, firmato da Diego Gabutti, è principalmente un attacco alla stampa di sinistra per il suo accanimento nei confronti della vita sessuale del premier. Secondo Gabutti invece, è la sinistra italiana ad essere in difficoltà: è sbeffeggiata da Grillo, è snobbata dagli elettori ed è tenuta alla frusta da Di Pietro. E si permettono, riferendosi a politici e giornalisti, anche di fare i moralizzatori, quando, scrive Gabutti «inneggiano alla sex revolution, s’accingono a festeggiare Woodstock e se la tirano da anticonformisti ma intanto denunciano le licenze erotiche degli aristocratici come corruzione dei costumi».

Due pagine al caso Grillo e Pd le dedica IL MANIFESTO con il titolo “Il Pd-Day dell’onorevole Grillo”. Nell’articolo di Matteo Bartocci le reazioni dopo un incipit fulminante: «Grillini di tutto il mondo unitevi!!! Beppe Grillo segretario del Pd getta nel panico Bersani e Fassino, spiazza e divide gli stessi sostenitori del comico genovese, illumina rigidità e perversioni dello statuto del partito democratico. Il Grillo barbuto come Marx che sta su Internet come la Gioconda con i baffi, un cortocircuito tra finzione e realtà (…)». C’è l’endorsement di Di Pietro, mentre Sonia Alfano, Paolo Flores e Dario Fo sono entusiasti. I dubbi invece appaiono sul blog «È come se Diliberto si iscrivesse alla Lega» è scritto in un post. Sullo stesso argomento viene intervistato Stefano Ceccanti che sintetizza il rifiuto all’iscrizione al Pd del comico genovese «Ha una lista concorrente, lo statuto parla chiaro», insomma per Ceccanti «Non si può fare una campagna contro e poi candidarsi a leader del Pd». In una terzo articolo si presentano le dichiarazioni all’interno del Pd, gli ex ds – si sottolinea – usano la metafora del mezzo di trasporto: «Il partito non è un autobus sul quale fare un giretto», dice Bersani, «non siamo un taxi» Fassino; «non siamo un tram in cui si può salire all’occorrenza» Melandri; ma c’è anche l’invito di Paolo Gentiloni a Grillo di candidarsi per l’Italia dei valori. In controtendenza Marino e Binetti che invece sono per la possibilità di iscrizione. «In ogni caso in serata dall’isola una commissione di garanzia del Pd, riunita in fretta e furia, fa sapere che il caso è chiuso, almeno quello sardo. Niente tessera per Grillo, anche i 16 euro sono stati restituiti», conclude l’articolo.

“Pd, nuovo caso. Grillo si candida ma è «bocciato»” è lo strillo in prima pagina su AVVENIRE, poi ripreso a pagina 9 con “Pd, l’assalto di Grillo respinto al mittente”. Di fronte alla domanda di iscrizione ad Arzachena, il Pd alzava «un vero e proprio muro di sbarramento», da Pierluigi Bersani che sottolinea, «Il Pd non è un autobus su cui si può salire e fare un giretto», a Piero Fassino, per il quale si tratta «solo di una boutade, una delle tante provocazioni di un uomo di spettacolo». Gli unici a tenere le porte aperte sono Paola Binetti («Siamo un partito democratico, no?») e Ignazio Marino («Seguendo le regole della democrazia, chiunque ha le carte e le firme lo può fare»). Emma Bonino getta confusione sul fuoco: «Ancora non ho capito bene se le regole di questo statuto del Pd, che ogni giorno risulta più pasticciato, consentono o no la candidatura di Grillo». Lui, intanto, fa già programmi: «parla di Antonio Di Pietro come alleato naturale, e irride l’Udc. “Che cos’è? Sono sigle che non vogliono dire nulla”. Stesso dicasi, a sinistra, per Vendola, Ferrero e Diliberto? “Sono il vuoto”». Sicché Paolo Gentiloni ironizza sulle sue simpatie per Di Pietro: «Perché Grillo non si candida a guidare IdV?».

Alla questione Grillo LA STAMPA dedica la fascia in alto della prima pagina (“Il candidato Grillo bocciato dal Pd «Non ha i requisiti»). Alle pagine 6-7 la cronaca della giornata di ieri e due pareri di appoggio. Marco Pannella: «Le sue sono iniziative popolari ma anche populiste. In una parte di ceto dirigente del Pd, spesso scorato e preoccupato, rischia di esaltare il loro mero complesso di autodifesa». Marco Travaglio: «Mi diverte quando loro non si divertono. Questa novità è un sasso nello stagno, che movimenta una corsa al rallentatore. Stanno preparando delle primarie così tristi e noiose, roba da parrucconi, che ogni elemento di novità porta un vantaggio. Se il senso delle primarie è una conta fra i cittadini, perché si devono preoccupare? Se i cittadini lo considerano un buffone non lo voteranno. Ma non capisco il fatto che pensino di poter decidere chi corre alle primarie. Non credo che voglia veramente fare il segretario. Penso stia tentando di influenzare la politica su temi a lui cari. E sarebbe felice di tornare a fare il comico se solo qualcuno tornasse a prendere il testimone di alcune battaglie. Bersani, Franceschini, Marino…: «I primi due sulle questioni fondamentali la pensano allo stesso modo, e sono l’ennesimo scontro D’Alema-Veltroni travestito. Marino, per la sua storia, è molto mirato sulla laicità ma debole sul resto. Però fra i tre mi sembra il più potabile: l’unico che ha colto il problema del fermo di Roma. Ha detto una cosa sacrosanta: uno con quei precedenti ha tutti i diritti di rifarsi una vita, ma non ai vertici di una sezione di partito». Poi spazio a due retroscena. In uno LA STAMPA rivela che Chiamparino starebbe pensando a un’astensione al congresso: «Il congresso così come si sta sviluppando sta solo riproponendo le spaccature interne. Il Pd dovrebbe implodere per rinascere». E poi la questione tessere “Quel boom di iscritti senza controllo”. Scrive Fabio Martini: «Il senatore Ignazio Marino ieri mattina ha lanciato un allarme: “Sento dire che a Napoli nelle ultime ore ci sono state seimila tessere nuove”, “tra qualche giorno avremo più iscritti che elettori” e dunque “chiedo a Franceschini e Bersani se intendano eticamente rifiutare queste tessere senza controllo” (…)  Nel rush finale – anche nel Pd come in ogni partito soprattutto nel centro-sud – si verificano episodi di “dopaggio”: circoscritti ma significativi boom di iscritti, non sempre consapevoli di esserlo. Col capocorrente che, pagando la quota per un iscritto più o meno fasullo, può successivamente sedersi ai tavoli del potere locale. (…) Ad una settimana dalla conclusione del tesseramento, è prematuro stabilire quanto peserà l’effetto-doping sulla vita del Pd. Ma già da ora si può anticipare un dato inatteso, significativo e in controtendenza rispetto alle denunce di queste ore: gli iscritti al Pd saranno meno della somma dei tesserati ai due partiti costituenti. I Ds, prima di sciogliersi, avevano 617.000 iscritti, la Margherita ne aveva 427.000 e dunque i due partiti portavano in dote al Pd una soglia potenziale di 1.044.000 tesserati. Ebbene, ad una settimana dal fine-gara, gli iscritti al Pd sono molto di meno: circa 550.000. (…) Nella Provincia di Napoli addirittura un elettore su 4 del Pd è anche iscritto, dato molto originale, come quelli che si segnalano anche in Puglia, a Roma e in diverse realtà del Mezzogiorno».

E inoltre sui giornali di oggi:

SCUOLA
CORRIERE DELLA SERA – Il dato fa scalpore: 15mila studenti respinti alla maturità, 3mila in più dell’anno scorso. Tanto da meritare l’apertura del CORRIERE di oggi. Riassume in prima pagina il quotidiano milanese: «In calo i 100 e lode, quasi dimezzati i cento, drastica riduzione dei punteggi compresi tra i 91 e i 99 centesimi. Ad aggravare la situazione, negli anni della secondaria, la condotta: oltre 9500 ragazzi non ammessi per comportamento. Il ministro Gelmini: la scuola non può promuovere tutti. L’opposizione: un fallimento». Sul tema le riflessioni di Fulvio Scaparro (“Aiutiamoli a rialzarsi, ma senza fughe”) e Eraldo Affinati (“Giudizi da 800 che i ragazzi non capiscono”).

IL MANIFESTO – Sul record dei bocciati alla maturità (15mila) accanto all’articolo che dà i numeri delle bocciatura il commento “Se la colpa del fallimento ricade sui ragazzi” di Giuseppe Caliceti che scrive: «Lo dico subito: per me bocciare un ragazzino – che è ancora all’interno di un processo di apprendimento – come sparare sulla Croce Rossa. È un autogol. È come dichiarare che si è fallito. Figurarsi che cosa posso pensare di chi è felice se i bocciati aumentano perché così ci sarebbe più rigore! (…)»

AVVENIRE – “Maturità amara. Tremila bocciati più del 2008”. Si è registrato un giro di vite quest’anno nelle scuole. In forte crescita gli studenti delle superiori che accumulano debiti e dei maturandi che non ce l’hanno fatta (15mila). Anche alle medie è aumentato il numero dei non ammessi agli esami: +12 mila rispetto al 2008, di cui 3mila bocciati per il 5 in condotta. 

TASSE
LA REPUBBLICA – “Davanti al fisco metà degli italiani con 15mila euro”. Solo lo 0,2% dei contribuenti italiani supera i 200mila euro; 75mila persone, la maggior parte delle quali sono lavoratori dipendenti. Le dichiarazioni dei redditi del 2008 (riferite al 2007). Il 22% degli autonomi sotto la soglia minima dei 15mila. Il discorso non cambia per le società di capitali: quasi una su due risulta in perdita ai fini fiscali. In attivo sono 520mila, in rosso 419mila. Il pezzo non riferisce commenti del ministero dell’Economia che ha comunicato ieri i dati.

LAVORO
AVVENIRE – “Estate con i buoni”. Il quotidiano dedica la vetrina ai buoni lavoro, già previsti dalla legge Biagi e sperimentati con successo lo scorso anno durante il periodo della vendemmia. Poi il loro utilizzo è stato progressivamente allargato ad altri ambiti e ad altre categorie di persone (cassaintegrati, casalinghe, pensionati e studenti). Si tratta di un sistema di pagamento del «lavoro occasionale accessorio», cioè di quelle attività svolte al di fuori di un normale contratto, in maniera discontinua e saltuaria (ad es. Si può pagare una stiratrice che ci stira le camicie un paio di volte al mese). I tagliandi prepagati, del valore di dieci euro l’uno, permettono di remunerare le prestazioni accessorie versando automaticamente sia i contributi previdenziali all’Inps, sia quelli assicurativi Inail. Vanno prenotati e ritirati presso le sedi dell’Inps indicando le date della prestazione e i codici fiscali del committente e del lavoratore . Quest’ultimo potrà poi convertirli in denaro negli uffici postali incassando 7,5 euro netti per ogni buono.

TERREMOTO IN MOLISE
LA STAMPA – “Molise, il terremoto è giudiziario”. Guido Ruotolo rivela i retroscena dell’inchiesta sul dopoterremoto a Colletorto. «Le ipotesi di reato vanno dalla truffa all’abuso d’ufficio, al falso in atti pubblici alla concussione e riguardano i lavori di contenimento di una frana, quelli di puntellamento degli edifici, l’appalto per la scuola e un progetto di informatizzazione dell’area del cratere. (…) Quella maledetta scossa ha aperto una ferita e, soprattutto, si è trasformata in una Bengodi per gli amministratori. Adesso il grimaldello per sfamare gli appetiti ingordi degli amministratori è l’articolo 15 dell’Ordinanza del Consiglio dei ministri che stanzia i fondi per la ricostruzione e che prevede finanziamenti anche per lo sviluppo del Molise. “Può un pubblico ministero – si chiede il procuratore Magrone – valutare se per lo sviluppo della Regione serve anche una manifestazione come Miss Italia?”. Roba da non crederci. E’ successo proprio a Larino, Teatro romano. Oppure, che c’entra con il terremoto il finanziamento a Montecilfone di una catena di macellazione dei suini mentre la scuola è ancora inagibile? E poi, il commissario per la ricostruzione, il governatore del Molise, Michele Iorio, ha allargato la pioggia di finanziamenti post-terremoto ben oltre i 14 comuni del cratere, a tutto il Molise. “Anche a Isernia – ironizza Magrone -, che il terremoto l’ha visto in televisione”.

RONDE
LA REPUBBLICA – R2 si dedica a “Il paese dei rondisti”. Fenomenologia articolata di un fenomeno in crescita da tempo e molto variegato. Ci sono ronde ecologiche, che aiutano gli anziani, o che puliscono i muri dai graffiti. E poi ci sono quelle per la sicurezza. Una mappa regione per regione. Le ronde sono molto spesso bipartisan. A Napoli ce n’è una formata da ex detenuti: aiutano a visitare la città in sicurezza dando buoni consigli ai turisti per evitare scippi o altro.

BADANTI
IL SOLE 24 ORE – Fatta la legge, trovato l’inganno. IL SOLE spiega in mezza pagina il semplicissimo meccanismo per aggirare la nuova norma sulle badanti e trasformarla in una sanatoria: basta trovare un italiano “amico” che si autodenunci e dichiari che l’ipotetico “tunisino Said, irregolare, muratore in nero”, è il suo badante da prima dell’aprile 2009. L’immigrato paga tutti i contributi e – dice IL SOLE – è disposto anche a fare “un bel regalo” all’italiano compiacente.

IMMIGRAZIONE
ITALIA OGGI –  E’ l’ideologismo sostanzialmente xenofobo della Lega, il target dell’editoriale di Pierluigi Magnaschi, ” Ok al reato di immigrazione ma non alla xenofobia nascosta”. Mentre da un lato Magnaschi rileva come il reato di immigrazione clandestina sia adottato in quasi tutti i paesi democratici sviluppati, dall’altro non esita a sostenere come la Lega demonizzi tutti gli immigrati e a sua parole li guarda «in cagnesco». Scrive Magnaschi: «pensare che ci sia un partito che pensi di criminalizzare (e quindi di espellere)  le centinaia di migliaia di immigrati che consentono alle famiglie italiane di andare avanti, lascia solo pensare  che la Lega, dopo aver fatto questa sparata, speri di essere fermata dagli altri partiti del centro destra. In tal modo, la Lega si conferma come un partito duro, senza per questo sfasciare le famiglie (o le imprese) dei sui votanti». Ancora  Magnaschi: «Ma fino a che non si garantirà a tutti gli stranieri di poter lavorare in Italia sono in base al possesso di un contratto di lavoro, il reato di immigrazione si tradurrà nella criminalizzazione degli immigrati onesti  di cui abbiamo bisogno, come dimostrano i contratti in essere:nessun imprenditore infatti è disposto a pagare chi non gli serve».

FINE VITA
LA STAMPA – “Il Vaticano blinda la legge sul fine vita”: «Adesso che il centrodestra, come aveva annunciato ad «Avvenire» il ministro del Welfare Sacconi, si appresta a velocizzare l’iter di approvazione, Fini si oppone, ma la Santa Sede fa sentire la sua voce. “Nessun testo è blindato, però se nel passaggio all’aula della Camera ci fossero interventi che ne stravolgono la natura, ciò sarebbe in netta e grave contraddizione con gli impegni assunti a Palazzo Madama dalla maggioranza della quale il presidente Fini fa parte”, osserva l’arcivescovo Rino Fisichella, ministro vaticano della Bioetica, in una pausa degli esercizi spirituali che sta predicando per tutta la settimana al Sant’Ignazio»di Torino». (…) «Il diritto all’acqua e all’alimentazione rientra nel diritto alla vita – ribadisce il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio consiglio per la giustizia e la pace -. La Chiesa ha il dovere di illuminare la strada».

FRANCIA
IL MANIFESTO – Il titolo e la foto di apertura sono dedicati agli operai francesi che minacciano di far saltare la fabbrica se non vengono pagate le indennità. Il titolo è “Bum economico” con l’immagine di un operaio con il volto travisato da un foulard della Cgt (la camera generale del lavoro francese). A pagina 2 l’articolo che racconta la situazione della New Fabris di Chatellerault, vicino a Poitier, intitolato “Quella fabbrica ora è esplosiva”. L’ultimatum degli operai scadrà il 31 luglio. Da notare che questa fabbrica che produce componentistica per auto che vende al 90% a Renault e Peugeot-Citroen, dal 2007 è di proprietà della società italiana Zen di Florindo Garro, con sede principale nel padovano.

IL SOLE 24 ORE – In prima pagina il caso della New Fabris, azienda francese di componentistica di proprietà dell’italiana Zen: sta per chiudere e i suoi 366 dipendenti minacciano di farla esplodere se non riceveranno 30mila euro di indennità di licenziamento dai due grandi clienti dell’azienda, Renault e Peugeot Citroen. L’ultimatum è il 31 luglio. Dopo la primavera dei sequestri di dirigenti, questo caso potrebbe essere il primo annuncio dell’autunno caldo francese, in vista di un nuovo aumento della disoccupazione.

IL GIORNALE – In copertina  la ripartenza in Francia della protesta anti-manager. Siamo a Chatellerault nello stabilimento New Fabris dove i dipendenti si sono asserragliati e minacciano di  far saltare la struttura se non verranno accordate condizioni per affrontare lo scontato licenziamento. Ma la protesta sempre in Francia riguarda anche i commercianti poiché  un disegno di legge  sostenuto dall’Ump, partito di maggioranza, vuole  aprire i negozi anche la domenica, ma a quanto pare solo in zone turistiche  nelle grandi città.  Oggi solo qualche grande magazzino a Parigi e in provincia  è aperto tutta la settimana. Contro il provvedimento i cattolici «domenica giorno del Signore», ma anche sindacati che respingono le ragioni legate al supposto aumento del giro di affari e dei posti di lavoro.

USA
IL SOLE 24 ORE – Obama sceglie un medico di base, donna, fondatrice di una clinica che offre cure gratuite ai bisognosi, per guidare le campagne di sensibilizzazione nazionale sul tema della salute. Si tratta di Regina Benjamin, dell’Alabama, che nel 1990 ha fondato la Bayou La Batre Rural Health Clinic.

IRAQ
AVVENIRE – Il quotidiano apre sui 9 attentati che si sono verificati contro le chiese di Baghdad e Mosul, facendo 5 morti: “Cristiani d’Iraq, terrore e morte” è l’apertura del quotidiano. L’attacco più violento contro la parrocchia di Notre Dame della capitale, dove risiede il vescovo caldeo: un’autobomba quando la gente stava ancora uscendo da messa, ha fatto 4 vittime. Parallelamente, una serie di attacchi nel capoluogo del Kurdistan ha imposto il coprifuoco nei quartieri cattolici. E ora, il vescovo ausiliare di Baghdad, Jshlemon Warduni, teme un altro esodo. Un’ipotesi è che l’azione sia legata all’imminente referendum costituzionale in Kurdistan, decisivo per l’assegnazione di alcuni giacimenti petroliferi. Ma i più accusano il fondamentalismo religioso.

 


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