Sostenibilità

Greenpeace: Unilever riconosce danni ambientali in India

La multinazionale anglo-olandese avrebbe ammesso di aver inquinato l'ambiente nell'India meridionale ma respinge le accuse di danni alle persone

di Giampaolo Cerri

Secondo quanto diffuso ieri da Greenpeace International, la multinazionale Unilever, gigante del settore agroalimentare e della cosmesi, ha riconosciuto i danni ambientali derivanti dalla produzione di termometri nell’India meridionale. La società anglo-olandese chiuderà permanentemente la fabbrica sotto accusa, attualmente la non vuole ammettere che la popolazione di Kodaikanal e i lavoratori della fabbrica sono stati esposti al metallo altamente tossico.
Secondo Unilever nessuno degli attuali 140 lavoratori, o dei 250 ex-lavoratori sia stato colpito dal mercurio, ma 10 lavoratori meno che quarantenni sono morti dopo essere stati assunti (su questi non fu fatto nessun accertamento sulle cause delle morti); mentre molti degli ex-lavoratori hanno denunciato dolori cronici allo stomaco, vomito di sangue, infertilità, e disordini ginecologici nelle donne. Le organizzazini dei lavoratori sostengono che sono state le produzioni dello stabilimento indiano a provocare tutti questi problemi di salute

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