Sostenibilità

Greenpeace: tossici i vestiti Disney per bambini

Secondo un rapporto dell’organizzazione ambientalista gli indumenti sarebbero composti con elementi nocivi per la salute

di Francesco Agresti

Abbigliamento tossico da Walt Disney. Lo denuncia un rapporto di Greenpeace secondo cui negli abiti per bambini della Disney, sono presenti composti chimici che potrebbero presentare un rischio a lungo termine per la salute umana. T-shirt, pigiami e biancheria intima sono stati acquistati in 19 Paesi in tutto il mondo ed analizzati dal laboratorio indipendente danese, Eurofins. Il rapporto, intitolato “Disney: abiti tossici per bambini “, rivela che la maggior parte dei vestiti contiene sostanze tossiche. I composti pericolosi trovati nei caratteri stampati sono il risultato dell’uso del PVC nella tecnica di stampa, eppure è possibile oggi produrre T-shirt a colori senza usare composti pericolosi. Le aziende giocano un ruolo importante nel ridurre la presenza di composti pericolosi nei vestiti: ad esempio, il campione di canottiera Tigro comprato in Danimarca da H&M e testato da Greenpeace non ha mostrato tracce di sostanze tossiche, questo perché nel 2002 la catena scandinava ha deciso di sostituire il PVC e le stampe in PVC in tutti i suoi prodotti. Nel 2003, Greenpeace ha chiesto alla Disney di assumersi la responsabilità di sostituire i composti chimici pericolosi nei suoi prodotti. La Disney si è limitata a rispondere che i suoi prodotti rispettavano la legge e non ha preso alcuna misura. “Per il licensing del logo e l’uso dei suoi personaggi nei prodotti, la Disney pone strette condizioni ai fornitori, sia per il design che per i colori?, afferma Vittoria Polidori, campagna inquinamento di Greenpeace, ?dovrebbe però assicurarsi anche che non vengano impiegate sostanze pericolose”. Il rapporto di Greenpeace e i test effettuati arrivano in un momento cruciale, mentre la Ue sta discutendo la proposta di normativa che regolerà l’industria chimica. Il testo originale della futura legge, chiamato Reach, era incentrato sul principio di sostituzione, secondo cui se un’azienda utilizza composti pericolosi in un prodotto, anche quando è disponibile un’alternativa, deve essere legalmente obbligata a sostituirli. “Purtroppo le lobby dell’industria chimica e di alcuni governi, tra cui quello statunitense, sono riusciti ad indebolire questo principio nel Reach. Se i governi europei non interverranno per rimediare all’escamotage introdotto, aziende come la Disney potranno continuare a vendere liberamente vestiti contenenti composti pericolosi che potrebbero danneggiare la salute dei bambini, anche laddove esistano delle alternative disponibili” conclude Polidori.


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