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Greenpeace: l’elvetica Danzer traffica armi in Liberia

Si tratta di una multinazionale del legno e ha sede a Baar, nei pressi di Zurigo. Le indagini a suo carico sono state aperte dallo stesso Ministero pubblico della Confederazione

di Paolo Manzo

Il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) indaga contro la multinazionale svizzera del legno Danzer, con sede a Baar, nei pressi di Zurigo. L’inchiesta è partita da una denuncia di Greenpeace, che accusa una filiale di Danzer di essere coinvolta nel traffico d’armi in Liberia. I partner commerciali liberiani della filiale del gruppo Danzer Interholco sono implicati in «affari più che loschi», hanno indicato oggi i rappresentanti di Greenpace in una conferenza stampa a Zurigo. Interholco ha commercializzato in passato legno tropicale della società liberiana Oriental Timber Company (OTC), che era diretta all’epoca da Gus Kouwenhoven, un uomo d’affari sospettato di avere avuto un ruolo centrale nel traffico d’armi in Liberia. Per questo motivo Kouwenhoven era stato sanzionato tre o quattro anni fa dal Consiglio di sicurezza dell’ONU con un divieto di viaggiare, ha dichiarato il responsabile della campagna per le foreste di Greenpeace Christoph Wiedmer. Abbandonata nel 2003 la Liberia, il faccendiere è ricomparso come intermediario della società congolese Afribois, che ancora quest’anno ha fornito legname a Interholco. Secondo Wiedmer, tutto lascia supporre che Kouwenhoven occupi «una funzione dirigente» per la società congolese. Secondo Greenpeace, un altro partner del gruppo Danzer, la Inland Logging Company, è accusata di frode fiscale dalle autorità liberiane. La multinazionale svizzera del legno avrebbe creato «strette relazioni commerciali» con questa società, accordandole «ingenti prestiti» in cambio di legname a prezzi interessanti, ha precisato Wiedmer. L’organizzazione ambientalista sospetta inoltre impiegati del gruppo di Baar di avere falsificato documenti ufficiali, come i certificati d’origine del legno o le attestazioni fitosanitarie, «con il probabile scopo di tenere nascosta l’importazione illegale di legno di origine dubbia». Greenpeace – ha proseguito Wiedmer – ha sporto alla metà di giugno di quest’anno una denuncia al Ministero pubblico della Confederazione (MPC), consegnando agli inquirenti federali vari documenti che «corroborerebbero i sospetti». L’organizzazione ambientalista afferma che l’MPC ha aperto un’inchiesta contro Interholco. La portavoce del Ministero pubblico, Andrea Sadeky, ha confermato che in seguito alla denuncia di Greenpeace è stato aperto un procedimento «contro diverse persone». Il rappresentante di Greenpeace ha precisato che «è molto difficile provare il versamento di mazzette nei commerci fra società svizzere e imprese africane». Le prove andrebbero infatti cercate nei paesi africani, «che nella maggior parte dei casi non hanno interesse a collaborare con la giustizia elvetica». Nel corso della conferenza stampa di Zurigo, la specialista di questioni africane di Greenpeace Illanga Itoua ha lanciato un appello a «non tollerare le attività di commercianti europei senza scrupoli che lucrano sulla miseria della popolazione della Liberia e del bacino del Congo». «La Svizzera deve rispettare gli impegni presi nell’ambito dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) e applicare rigorosamente le misure anti-corruzione», ha aggiunto Christoph Stückelberger, dell’organizzazzione Transparency International. Per combattere simili abusi – ha concluso Gina Sanchez, di Greenpeace International – basterebbe che tutte le società attive nella trasformazione del legno facessero ricorso «esclusivamente» a prodotti con il certificato FSC del Forest Stewardship Council.


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