Sostenibilità
Greenpeace: il disastro ambientale (e finanziario) è dietro l’angolo
Le ragioni del No degli ambientalisti al progetto di Jaitapur
di Redazione
Hozefa Merchant, di Greenpeace India, è tra i responsabili della campagna contraria alla costruzione dell’impianto nucleare di Jaitapur. Una zona, spiega, «di contadini e pescatori, dove si mantengono tradizioni e professioni di un tempo, oltre ad un forte legame anche religioso con il territorio».
Non è la prima volta che l’India è teatro di proteste dal basso contro il nucleare…
Gli abitanti di Jaitapur sanno di non essere i primi, conoscono le storie di altri indiani cacciati dai loro paesi per progetti simili e temono di fare la loro stessa fine. Un’altra ragione che alimenta la paura è l’alone di ambiguità attorno al progetto. La dispersione nell’ambiente dell’acqua di raffreddamento dell’impianto, la gestione delle scorie radioattive e l’assenza di piani di emergenza: tutto questo disegna una strada che può solo condurre a un disastro assicurato.
Come si sta muovendo Greenpeace India?
Abbiamo lanciato una campagna internazionale, chiedendo alle banche di non investire in questo progetto, né economicamente né ambientalmente sostenibile. Stiamo inoltre chiedendo al governo indiano di rivedere la valutazione ambientale fatta su quella regione.
Infatti il territorio su cui sorgerà la centrale nucleare di Jaitapur sembra essere sismico.
Sì, stiamo parlando di una zona sismica di quarto livello, in una scala di pericolosità che vede il suo picco nel quinto livello. Senza considerare che le tecnologie utilizzate (reattori nucleari di terza generazione, ndr) non sono ancora state sottoposte a test di sicurezza e funzionalità, oltre ad essere tanto costose da aver già superato sulla carta il budget prefissato.
Qual è la soluzione energetica per uno Stato in feroce crescita come l’India?
Sicuramente non il nucleare. Considerando quanto è successo a Fukushima o Chernobyl, è chiaro che il nucleare è per sua natura rischioso per salute e finanze. L’unica risposta al bisogno di energia indiano è decentralizzare l’energia rinnovabile.
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.