Greenpeace contro i crimini ambientali in Indonesia

Il 30 gennaio scorso la Rainbow Warrior, la mitica ammiraglia di Greenpeace, ha lasciato il porto indonesiano di Tanjung Priok diretta verso le aree di foresta più a rischio. “Nei giorni di permanenza, Greenpeace ha avuto modo di incontrare i rappresentanti delle associazioni locali, delle università, del governo e delle organizzazioni multilaterali. Ciò ha consentito un?incredibile raccolta di informazioni e l’avvio di un lavoro di rete in grado di affrontare la crisi ambientale dell’Indonesia”, ha commentato Stephen Campbell di Greenpeace Pacifico.

“Oltre il 70% del legname estratto dalle foreste indonesiane proviene da operazioni illegali, e fortemente distruttive – ha ricordato Sergio Baffoni, responsabile della campagna Foreste di Greenpeace -. Anche le cartiere italiane devono sapere che la cellulosa che importano da questo paese è certamente connessa a un mercato contaminato da illegalità e corruzione”.
Longgena Ginting, direttore dell’associazione ambientalista indonesiana Walhi, con cui Greenpeace sta intensivamente lavorando, ha espresso la speranza che questa collaborazione possa rappresentare un punto di svolta per la situazione delle foreste indonesiane, richiamando l’attenzione internazionale sui crimini ambientali commessi nel paese.
“L’Indonesia – ha commentato – sta affrontando problemi ambientali che non possono vedere una soluzione senza un’efficace pressione internazionale. Anche il governo indonesiano deve compiere passi concreti verso la riforma forestale e la reale implementazione delle leggi ambientali”.

La Rainbow Warrior sta tuttora costeggiando le aree di foresta più gravemente vessate dal taglio illegale. Le informazioni raccolte saranno poi consegnate a Kuala Lumpur, in Malaysia, al vertice mondiale della Convenzione sulla biodiversità (Cbd), che si terrà lì dal 10 al 20 febbraio.