Welfare

Green jobs: i lavori del futuro

Presentato a Job&Orienta il rapporto GreenItaly curato da Symbola e Unioncamere i dati

di Redazione

 

Il 38% delle assunzioni previste dalle aziende per il 2011 riguarda figure professionali legate alla sostenibilità: sono 227.000 sul totale delle circa 600mila previste dalle imprese, secondo quanto annunciato da Unioncamere alla 21a edizione di Job&Orienta.

In uno scenario nazionale decisamente preoccupante per l’occupazione giovanile, i “green jobs” sono, dunque, uno spiraglio di luce. I settori legati alla sostenibilità in senso stretto, ma anche una riconversione ecologica della nostra economia nazionale, sembrano infatti leve importanti non soltanto per uscire dalla crisi e far ripartire la crescita economica, ma anche per generare occupazione. A confermarlo  è appunto il Rapporto GreenItaly, curato da Symbola e Unioncamere, secondo il quale il 23,9% delle imprese italiane (circa 370mila imprese, di cui 150mila industriali e quasi 220mila di servizi) tra il 2008 e il 2011 ha investito o investirà in tecnologie e prodotti green, scegliendo di coniugare qualità, innovazione e sostenibilità.

Delle 227mila assunzioni riconducibili alla sostenibilità ambientale previste per quest’anno dalle imprese in modo trasversale su tutta la nostra penisola, circa la metà, pari a 97.600 unità (il 16,4% del totale), sono legate alle “professioni verdi” in senso stretto, ossia quelle dei settori delle energie rinnovabili, della gestione delle acque e rifiuti, della tutela dell’ambiente, e ancora mobilità ed edilizia sostenibile, efficienza energetica.

In cima alla classifica per domanda di professioni più ampiamente riconducibili alla green economy, in termini percentuali, si colloca il settore delle costruzioni. Notevole la domanda di  professioni green pure da parte dell’industria.
E ancora rispetto alle dimensioni delle imprese, la ricerca fa emergere come la richiesta di professioni verdi in senso stretto e quella di professioni riconducibili alla green economy sia più consistente nelle micro imprese (da 1 a 9 addetti) e nelle piccole imprese (da 10 a 49). La domanda più elevata di figure professionali green è inoltre maggiormente diffusa tra le imprese del Sud.

Ma quali sono le professioni più richieste? Esse riguardano in parte figure nuove, in parte specializzazioni di professioni già esistenti, legate a nuove tecnologie, crescenti bisogni socioeconomici e necessità ambientali. In particolare, i più gettonati sono: l’auditor esperto in emissioni di gas serra in atmosfera, il tecnico superiore per industrializzazione, qualità e sostenibilità dell’industria del mobile, lo statistico ambientale, l’operatore marketing delle produzioni agroalimentari biologiche, il risk manager ambientale, l’ingegnere dell’emergenza, il progettista di architetture sostenibili e l’esperto del ciclo di vita dei prodotti industriali.

Le imprese però segnalano difficoltà a reperire il 30,3% dei green jobs in senso stretto e il 28,1% delle figure riconducibili alla green economy (+6 punti percentuali circa rispetto alle difficoltà di reperimento lamentate nel caso delle figure non riconducibili alla green economy). E andando più a fondo, si apprende che il 15% circa del fabbisogno di green jobs rischia di rimanere insoddisfatto a causa di un’inadeguata preparazione dei candidati, per lo più non connessa a competenze acquisibili on the job, a differenza di quanto avviene invece con frequenza per le professioni non riconducibili alla green economy.

Esigenza alla quale fortunatamente, l’offerta formativa si sta adeguando, se si pensa che nell’anno accademico 2011/2012 sono stati attivati 193 corsi di laurea in 54 atenei sui temi della sostenibilità ambientale (oltre un terzo al Sud). Sempre nell’ambito green, nel periodo 2002-2010 sono stati istituiti 91 dottorati di ricerca sul tema e, su 59 Istituti tecnici superiori, partiti o in avvio proprio in questi mesi, ben 17 riguardano l’efficienza energetica e la mobilità sostenibile.

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.