Sostenibilità

Green equity fund, il verde è redditizio

Il rendimento di questo fondo "ecologico",proposto dal Credito Emiliano, non sfigura davanti ai migliori della sua categoria. Una ragione in più per sceglierlo

di Francesco Maggio

«La concentrazione del biossido di carbonio nell’atmosfera è salita da un valore di circa 280 parti per milione in epoca preindustriale alle 360 di oggi. In corrispondenza, negli ultimi 130 anni si è avuto un aumento medio della temperatura della superficie terrestre di circa 0,6 gradi. Il proseguimento delle attuali tendenze, soprattutto in relazione ai consumi di combustibili fossili, potrebbe portare nei prossimi 50-60 anni a una concentrazione di biossido di carbonio nell’atmosfera di 560 parti per milione. Un valore doppio rispetto a quello dell’era preindustriale. E questo darebbe luogo a un riscaldamento globale di 2-3 gradi». Comincia così, mettendo subito in guardia contro i pericoli che un’economia incurante dell’ambiente provoca, l’ultimo libro di Gunter Pauli “Il progetto Zeri” (ed. Il Sole 24 Ore). Un progetto (il cui nome è l’acronimo di Zero emissions research initiative) lanciato a Tokio nel 1994 e che in pochi anni ha contribuito in modo determinante a sensibilizzare il mondo produttivo sui temi dello sviluppo sostenibile. Nello stesso periodo, in Italia stavolta, compariva sulla scena finanziaria un fondo di investimento destinato anch’esso, per molti versi, a modificare significativamente gli orientamenti dei risparmiatori e a porre all’attenzione del mondo finanziario i temi della finanza etica.
Stamo parlando di Euromobiliare green equity fund, il fondo di investimento azionario etico del gruppo bancario. Credito Emiliano, che investe prevalentemente in azioni di aziende attive nei settori della sanità, dell’ecologia e della tutela dell’ambiente. O che comunque, pur operando in altri settori produttivi, favoriscono attraverso la loro azione la salvaguardia del patrimonio ambientale e artistico. Il fondo si definisce, in gergo, un fondo comune d’investimento ad accumulazione. I proventi realizzati, cioè, non vengono distribuiti ai partecipanti ma restano compresi nel patrimonio del fondo fin quando il risparmiatore non decide di disinvestire e capitalizzare l’investimento iniziale. Ad oggi il patrimonio gestito ammonta a circa 250 miliardi di lire. Le divise di riferimento sono l’euro o monete di Paesi non appartenenti all’Unione monetaria ma quotate in mercati ufficiali o regolamentati, riconosciuti, regolarmente funzionanti e aperti al pubblico. E i rendimenti medi dell’ultimo triennio si sono sempre mantenuti sopra la soglia del 20%, avvicinandosi costantemente ai valori del cosiddetto benchmark (migliore performance standard di riferimento), che, come evidenziato nel grafico, nell’ultimo anno ha sfiorato i 140 milioni di euro.
(Francesco Maggio)

L’investimento è nella foresta

Si chiama Foundation international Gabon Eco-Tourism, (Figet) ed è stata appena costituita in Gabon allo scopo di prendere in affitto per 99 anni un tratto della foresta d’Ipassa-Mingouli per conservarne il patrimonio botanico, zoologico e culturale.
Un investimento che nasce dalla convinzione che nei prossimi anni le foreste tropicali primarie, divenute rarissime, godranno di una redditività superiore a quella che assicura oggi
lo sfruttamento del legname. Figet svolgerà ricerca (nel settore delle bioplastiche), scoprirà nuove essenze (profumi o farmaci), ma soprattutto darà vita a un turismo ecologico.
Info: tel. 02.369440

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