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Grecia: Se l’economia punta sull’innovazione sociale

Abbiamo incontrato Dimitris Kokkinakis, fondatore di Impact Hub Atene, la prima sede greca del network globale di innovatori sociali, Impact Hub. Dopo diversi anni in Austria, nel 2013, Kokkinakis è tornato a casa, per aiutare gli imprenditori sociali del suo Paese a crescere, scommettendo sul terzo settore.

di Ottavia Spaggiari

“Siamo tornati quando tutti se ne stavano andando”. Dimitris Kokkinakis, non aveva neanche compiuto 25 anni, quando è tornato ad Atene, per aprire, in Grecia, la prima sede dello spazio di co-working e network globale di innovatori sociali, Impact Hub. Era l’estate del 2013, il periodo più nero della crisi. L’abbiamo incontrato per capire se l’impresa sociale può davvero essere una risposta alla crisi e cosa si aspetta il terzo settore greco da Alexis Tsipras.

Avete aperto le porte di Impact Hub ad Atene nell’estate 2013. Un momento difficilissimo per la Grecia. Cosa vi ha spinto a farlo?

In realtà era un progetto a cui io e i miei soci lavoravamo dal 2008. Conoscevamo la rete di spazi di co-working per innovatori sociali da tempo e volevamo portarla anche nel nostro paese. Abbiamo deciso di studiarlo da vicino, così siamo partiti. I miei soci sono andati a lavorare per Impact Hub Madrid, io sono andato nella sede di Vienna. Un’esperienza che ci ha insegnato moltissimo, su chi sono gli imprenditori sociali, come si fa a costruire un networke cosa serve per creare un ecosistema. Nel 2013 siamo tornati. Tutti se ne stavano andando, ma per noi era un momento perfetto per giocare questa scommessa, per fare qualcosa di nuovo. Abbiamo trovato uno spazio di 400 metri quadrati ad Atene, abbiamo investito i nostri soldi e abbiamo iniziato a sistemarlo e a costruire una community di imprenditori sociali.

Quali sono gli ostacoli maggiori che avete incontrato?

Abbiamo avuto diverse difficoltà. La burocrazia, il fatto che eravamo tutti molto giovani e con poca esperienza, ma forse l’ostacolo più duro da superare è stato la fiducia. Ci siamo impegnati molto per far capire agli imprenditori sociali, alle istituzioni e ai privati, l’importanza della creazione di un network per ottimizzare le risorse e la conoscenza e promuovere l’innovazione sociale. Oltre allo spazio di co-working sviluppiamo anche programmiper offrire sostegno e fondi, alle imprese. Per fare questo abbiamo dovuto stringere partnership con business privati e fondazioni internazionali, ottenere la loro fiducia non è stato semplice. In un momento di crisi, tutti sono molto più attenti a come investono le risorse. Però ce la stiamo facendo e comunque rifarei tutto da capo.

Cosa è cambiato in questo anno e mezzo?

Un anno e mezzo fa, Impact Hub, risultava un’idea molto nuova. Oggi le imprese sociali stanno crescendo nel Paese, si tratta ancora di una nicchia, ma si sta iniziando a parlare di terzo settore e sta aumentando la consapevolezza, delle amministrazioni locali, delle aziende private e anche degli imprenditori sociali stessi. Si sta capendo sempre di più quali sono le necessità e i campi in cui è davvero possibile avere un impatto concreto. Siamo partiti da zero. Oggi, nella nostra sede, condividono lo spazio 22 imprese sociali diverse.

Cosa vi aspettate dal nuovo governo?

Non credo sia realistico aspettarsi un cambiamento radicale. Ci sono diversi elementi economici, pre-definiti che non possono essere cambiati dall’oggi al domani. Spererei più che altro in un atteggiamento nuovo, in un governo davvero disposto ad aprire una conversazione attiva con i cittadini. Questo permetterebbe anche al terzo settore di acquisire gli strumenti necessari per crescere e per diventare, sempre di più, non solo una risposta alla crisi, ma una risorsa preziosa, su cui puntare per tutta l’economia.

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