Politica

Grecia, salvataggio mortale?

Gli "aiuti" (tardivi) della Ue rischiano di uccidere il malato

di Franco Bomprezzi

La Grecia è a un passo dal salvataggio europeo, ma il prezzo da pagare per i cittadini è altissimo. Oggi la giornata decisiva per la sopravvivenza finanziaria del Paese e anche per il futuro dell’Europa.

“Il piano per la Grecia: salari minimi giù del 20%. Ma resta il nodo pensioni” è il titolo di taglio centrale sulla prima del CORRIERE DELLA SERA. Questa la sintesi delle notizie: “Misure choc per il salvataggio della Grecia che rischia il default. Atene potrebbe impegnarsi in una politica di contenimento permanente della spesa, che include una riduzione del 20% sui salari minimi. Ma l’accordo è ancora sospeso e per stamattina è fissata una nuova riunione dei leader dei partiti politici greci, poco prima dell’incontro dell’Eurogruppo a Bruxelles. Nella bozza della possibile intesa tra governo greco, Unione Europea e Fondo monetario internazionale si prevede che la Grecia venda le proprie quote in sei società (tra le quali acqua, gas, autostrade) con l’obiettivo di incassare 50 miliardi di euro. Mentre le posizioni sono ancora distanti sul taglio delle pensioni, che resta un nodo fondamentale”. I servizi a pagina 6. “Lite sulle pensioni, Atene tratta ancora” è il titolo che apre la pagina. Scrive Luigi Offeddu: “Tagli del 20 per cento ai salari minimi, nuove privatizzazioni, possibili riduzioni delle pensioni sociali, 15 mila licenziamenti nel settore pubblico e tagli salariali anche nel settore privato. Tutto questo, ciò che era stato richiesto o imposto dalla Ue e dal Fondo monetario internazionale, sarebbero ormai pronti ad accettare il governo greco e i partiti della sua maggioranza. Le trattative sono finite ieri all’una di notte con questa dichiarazione del premier Lucas Papademos: «Siamo d’accordo su tutti i punti tranne uno». Quell’unico punto in bianco è la questione delle pensioni”. E aggiunge: “l’Eurogruppo, sempre che arrivi la buona notizia da Atene, potrebbe dare il via libera al nuovo piano di aiuti internazionali da 130 miliardi. In questo momento in Grecia i tagli in discussione ammontano a circa 3 miliardi, con i salari minimi che potrebbero calare fino a circa 586 euro mensili. Se ora partissero i 130 miliardi di aiuti, sarebbe evitata una bancarotta ormai imminente: il 20 marzo scadono 14,5 miliardi di titoli pubblici greci, che oggi Atene non è in grado di rimborsare agli investitori, e il 15 febbraio — una volta ricevuta la conferma dei prestiti — sarebbe l’ultimo termine tecnico-giuridico per accordarsi con le banche e scongiurare il default, l’insolvenza”. E Federico Fubini racconta il ruolo del presidente della Bce: “Così Draghi in 100 giorni ha convinto anche i tedeschi”. Scrive: “Era dai tempi di Alan Greenspan che un banchiere centrale non raccoglieva un consenso del genere. Ma proprio la parabola dell’ex leader della Fed rende Draghi consapevole che essere tutto per tutti alla lunga non è possibile, né consigliabile. Le eventuali perdite della Bce sulla Grecia e la direzione da dare ai tassi saranno i suoi prossimi banchi di prova”. E intanto lo spread fra btp italiani e bund tedeschi scende a 360. Almeno questa, per l’Italia, è una ottima notizia.

A pagina 8 LA REPUBBLICA riferisce della “Grecia. Europa con il fiato sospeso, notte di trattativa, intesa a metà «Taglieremo tutto, non le pensioni»”. Andrea Bonanni da Bruxelles spiega che il premier greco Papademos ha aggiornato i tre partiti che lo sostengono, trovando un accordo tranne che per le pensioni integrative. La trattativa dovrebbe comunque chiudersi entro la riunione di stasera nella quale i ministri economici della Ue dovrebbero autorizzare il prestito da 130 miliardi. Oggi a Parigi i detentori dei bond greci si riuniranno: dovrebbero accettare un taglio del 70% del valore dei titoli, mentre la Bce forse sempre oggi rinuncerà a circa 11 miliardi di profitti sui titoli ellenici acquistati negli ultimi due anni. Insomma il puzzle, scrive Bonanni, potrebbe ricomporsi e il salvataggio potrebbe essere a portata, sempre che i leader politici accolgano integralmente il documento concordato tra il premier greco e la troika U (prevede 15mila dipendenti pubblici in meno, tagli del 20% sui salari minimi, sforbiciate sulle pensioni da 1200 euro e su quelle integrative: punti che i partiti faticano, naturalmente, ad accettare). Misure senza le quali il paese rischia la bancarotta economica, essendo molto prossimo a quella sociale come racconta il reportage di Daniele Mastrogiacomo: mense dei poveri piene di greci, pochissimi acquisti, lunghe code di disoccupati in cerca di lavoro. Insomma la gente normale paga le conseguenze pesantissime di una crisi economico-finanziaria che nel dossier di Valentina Conte viene spiegata in questi termini: i sacrifici imposti dall’Europa hanno colpito l’economia e ingigantito il debito.

IL GIORNALE affronta il tema Grecia nella pagina di economia. “Grecia a un passo dall’intesa con Ue e Fmi”, il titolo. Secondo le anticipazioni, «I rappresentanti della troika – Fondo Monetario Internazionale, Unione Europea e Banca Centrale Europea – hanno dato 15 giorni di tempo alle forze politiche greche per reperire 300 milioni di euro che mancano per chiudere l’accordo sul nuovo pacchetto di aiuti da 130 miliardi di euro alla Grecia. Per quanto riguarda i rimanenti 300 milioni è in corso una trattativa fra il premier e i rappresentanti della troika per reperire la somma senza tagliare le pensioni. Il ministro delle Finanze, Evangelos Venizelos, ha espresso la speranza che “l’Eurogruppo prenderà una decisione positiva per il nuovo programma dal quale dipende la sopravvivenza del Paese per gli anni a venire e la sua permanenza nella zona dell’euro”.».

In una prima pagina anomala che riporta vecchie copertine del MANIFESTO e dal titolo “Senza fine” per dare la notizia che il quotidiano andrà in liquidazione coatta amministrativa, gli unici richiami a piè di pagina sono riservati alle notizie interne (lavoro, decreto svuotacarceri e legge elettorale). Un lungo editoriale spiega la situazione economica del MANIFESTO e due pagine interne (la 2 e la 3) sono interamente dedicate alla crisi dell’editoria. La questione greca apre le pagine 4 e 5 dedicate all’Eurocrak con il titolo “Grecia, stipendi e pensioni in pasto alle banche” che copre entrambe le pagine. Nel sommario all’articolo si legge “La troika vuole imporre al governo di Atene e soprattutto alla popolazione nuovi tagli drastici in cambio degli aiuti. La crisi non risparmia però nessuno, soltanto le banche non si toccano”, mentre l’inizio dell’articolo a firma Argiris Panagopoulos è fulminante «La Ue, il Fondo monetario internazionale e la Bce trasformano la Grecia nella più grande Chinatown dell’Europa per quanto riguarda i bassi stipendi, l’abolizione della contrattazione collettiva del lavoro e le garanzie di protezione dei lavoratori (…) La crisi non risparmia nessuno. Il Sacro Consiglio Permanente della chiesa ortodossa greca non ha aspettato il taglio del costo del lavoro e ha annunciato la chiusura della sua radio (…). 
 
“Ultime trattative per salvare Atene” è il titolo di apertura del SOLE 24 ORE di oggi.  Il commento in prima affidato ad Adriana Cerretelli si intitola “Il monocolo tedesco”: «La risposta a irresponsabilità, trucchi e intemperanze del malgoverno  greco è stata e resta monocorde: rigore, rigore e ancora rigore con l’accetta, accompagnato da riforme strutturali imposte brutalmente tutte e subito. Questo furore ideologico punitivo potrebbe prima o poi provocare una violenta reazione di rigetto. A livello sociale e politico (le elezioni di aprile sono alle porte). Con possibili effetti a macchia d’olio in altri Paesi dell’euro, a loro volta sottoposti a duri programmi di austerità. L’ascesa di partiti populisti ed estremisti, a destra come a sinistra, non è un rischio da sottovalutare in un’Europa in recessione, già assediata da 23 milioni di disoccupati. La ricetta a senso unico, che somministra sacrifici pesantissimi ma disarticolati dalle prospettive di sviluppo, cioè dalla speranza di un riscatto in tempi ragionevolmente brevi, potrebbe finire per provocare un devastante corto circuito in un’eurozona vittima della politica del “monocolo” tedesco. In ultima analisi dell’insostenibilità della cura. Perché da sola l’austerità non solo deprime la crescita ma provoca meccanicamente l’aumento di deficit e debito pubblico, cioè aggrava i mali che dovrebbe combattere. Dando vita a una perniciosa spirale perversa senza fine. (…) Oltre un biennio di emergenza, di malanimo e crescenti diffidenze reciproche hanno disarticolato l’Europa come mai prima. Ormai si cavalcano alla leggera le formule di cooperazione “spezzatino”: chi c’è c’è e per gli altri si vedrà. Se fosse stato mantenuto il quadro d’azione comunitario, gli strappi di gruppo si potrebbero chiamare avanguardie di un’Europa nuova, più dinamica ed efficiente. Visto che ormai si naviga a vista su rotte sempre più intergovernative, le fughe in avanti di alcuni diventano i passi indietro di tutti, spinti a ritroso sul sentiero delle conquiste collettive che si appannano. In questa Europa che si sfilaccia e non si ama più, comunque finisca la vicenda greca l’euro pare condannato a una vita instabile e grama. Con i mercati eternamente sul collo alla ricerca di tutti gli spazi che si offrano alla loro fame speculativa».

“Accordo in Grecia, i mercati ci credono”, titola AVVENIRE a pagina 9, dopo una giornata «in bilico fra l’accordo e il collasso». Marta Ottaviani racconta il clima di attesa, dentro e fuori il Paese, anche se mentre «l’Europa aspetta fiduciosa, l’Ellade attende con rabbia», fresca dello sciopero generale a cui hanno partecipato 200mila persone: cita i titoli dei quotidiani, tra cui un “la notte dei lunghi coltelli per i nostri salari e le nostre pensioni”, raccontando che sui giornali si rincorre un unico appello, “elezioni subito”. 

LA STAMPA si occupa della situazione in Grecia a pagina 16. «I prezzi, su, gli stipendi giù. Noi greci, una vita in bilico» è il titolo del reportage dell’inviata Toria Mastrobuoni. Atene viene dipinta così: «Ci vogliono tre, quattro secondi per mettere a fuoco la situazione. Non perché non ci sia luce, sono le tre di pomeriggio. Ma perché siamo nel centro di Atene, davanti alla facoltà di Legge. E la scena lascia senza fiato. Tre ragazzi sono accasciati in un angolo, due con le siringhe in mano. Studenti vanno e vengono, incuranti. Spazza un vento gelido e uno dei tre indossa soltanto una felpa. Fabio fa segno di andare oltre, si stringe nelle spalle, “ormai è normale, la polizia neanche interviene più. E quando lo fa è per caricare gli studenti”. Poco più in là un gruppo di senzatetto chiede l’elemosina davanti a una chiesa. Altri fantasmi, altri passanti impassibili che camminano oltre. E la polizia la troviamo qualche strada più in là, dove la presenza di squatter e studenti si è fatta visibilmente più densa». I rapporti con la Ue vengono invece ricostruiti in un retroscena: «Atene convince l’Ue “L’intesa è vicina” Oggi l’Eurogruppo». Questi i contenuti del piano di 50 pagine concordato dal premier con i vertici europei: «taglio dei 15mila dipendenti pubblici che fa parte di un pacchetto più ampio di 150mila esuberi in tre anni, la decurtazione del salario minimo da 751 euro del 20-22 per cento, pesanti tagli al settore sanitario e alla spesa farmaceutica. Mentre sono salve, pare, la tredicesima e quattordicesima del settore privato – oggetto di aspre discussioni fino alla fine».

E inoltre sui giornali di oggi:

DISABILI
CORRIERE DELLA SERA – Parte in prima e prosegue a pagina 29 un lungo pezzo di Gian Antonio Stella: “I disabili (veri) dimenticati dallo Stato”. Questo l’attacco: “«Un pazzo costa allo Stato 4 marchi al giorno, uno storpio 5,50, un criminale 3,50…». Iniziava così un problema del manuale di matematica nella Germania nazista del 1940: lo scolaro doveva calcolare, senza quei pesi, quanto si poteva risparmiare. Alla larga dai paragoni provocatori, ma che razza di Paese è quello che taglia i fondi ai disabili? Ed è lecito che sfrutti fino in fondo, come denuncia il Censis, le famiglie che si fanno carico giorno dopo giorno, spesso eroicamente, dell’assistenza?”.

CARCERI
LA REPUBBLICA – La Lega all’assalto del decreto svuota carceri che prevede semplicemente un più significativo ricorso ai domiciliari. Non è quindi un condono, ma al Carroccio non interessa approfondire: gli basta gridare “vergogna, vergogna”. Anche Idv voterà contro, ma prova a differenziarsi dal partito di Bossi. Il governo ha chiesto la fiducia. Oggi il voto in aula.

LAVORO
IL MANIFESTO – Piccolo richiamo in prima pagina e articolo a pagina 4 per “Fornero incontra Camusso e dice: «Ora sentiero largo» Ma per gli ammortizzatori sociali ci sono pochi soldi”. L’articolo è proprio sotto il titolo sulla situazione greca che da pagina 3 arriva fino a pagina 4. Qui si fa il resoconto degli ultimi sviluppi dei dialoghi in atto tra ministro Fornero e sindacati, ultimo il colloquio di ieri della Camusso, mentre oggi al ministero è attesa Marcegaglia. Le battute finali dell’articolo sono dedicate al contrasto tra ministero e sindacati dei medici alcuni invitati e altri no alla trattativa: «(…) una prassi autoritaria in stile Sergio Marchionne, da Pomigliano in poi» osserva l’articolista per concludere «Se lo stile è questo, bisogna dire che il regno sabaudo è stato restaurato. Non sembra una buona notizia per la repubblica. E tantomeno per i sudditi…».

ECONOMIA
AVVENIRE – Massimo Calvi riporta la notizia dei “bond sulla morte” inventati da Deutsche Bank. Il fondo si chiama Db Kompass Life 3 e si tratta di una proposta finanziaria che scommette sulla morte anticipata di 500 cittadini americani fra i 72 e gli 85 anni: con tanto di cartelle cliniche a disposizione, gli investitori che avranno scommesso bene su un anziano che sopravviverà non più di un anno oltre la data di morte prevista, avrà un rendimento del 6%, al di sotto l’investitore perde la metà del capitale. È il passo successivo di un’azione cominciata in Deutsche Bank con l’acquisto delle polizze vita di persone non più in grado di pagare i premi, un affare che è valso finora 700 milioni di euro. 

POLITICA
AVVENIRE – Nasce l’intergruppo parlamentare per la vita, bipartisan, promosso dalla ex sottosegretario Eugenia Roccella, conta già 58 aderenti. 

PROTEZIONE CIVILE
ITALIA OGGI – Il modello Bertolaso costava troppo, quello Gabrielli non combina niente. Il pezzo “La protezione civile va ai soldati” propone  una terza via: affidare la Protezione Civile alle forze armate. Sulla Protezione Civile interviene anche Maurizio Scelli. Nel pezzo “Scelli: Gabrielli ha sbagliato, non servivano maggiori poteri”  l’ex commissario straordinario della Croce Rossa sostiene che il problemi emersi in questi giorni siano organizzativi, di strategia e di coordinamento.  
 
COSTA CONCORDIA
IL MANIFESTO – A pagina 6 di taglio centrale, un articolo di due colonne è dedicato al relitto che si muove e che, come avverte il sommario “La nave naufragata all’isola del Giglio rischia di inabissarsi col carburante”. Il secondo tema è esplicitato dal titolo: “Clini, «non è lo stato a dover pagare». Si legge nell’articolo «(…) La compagnia di navigazione Costa Crociere sta forse tergiversando e le lungaggini le dobbiamo a una ritrosia nell’aprire il portafoglio? Clini ha parlato chiarissimo e ha definito “non praticabile” la via del rimborso: lo Stato dovrebbe mettere i soldi  l’impresa poi intervenire a giochi fatti (…) È evidente che c’è un tira e molla privato-pubblico, ma questa volta è il primo a dover porre rimedio all’immenso danno (la Costa non si era detta pronta a un piano-recupero assumendosene la piena responsabilità?) ……»

OBAMA
LA STAMPA  – Prima pagina dedicata al presidente americano in vista dell’incontro di oggi col premier Monti. Al centro una sua grande foto. Il titolo: «L’Italia fa passi impressionanti». Sono i contenuti di un’intervista rilasciata in esclusiva da Obama all’inviato Maurizio Molinari: «Monti sta modernizzando l’economia, avanti così su deficit e crescita. Si evidenziano soprattutto quattro punti: «Gli Usa hanno un enorme interesse nel successo dell’euro»; «l’Europa ha un ruolo da giocare nel sostegno alla primavera araba»; In Afghanistan «è vitale il ruolo delle forze armate del vostri paese», infine «la Nato deve avere le capacità necessarie per le sfide del nostro tempo».

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