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Grecia: il boom dell’economia sociale
Oltre Tsipras, ecco come i greci hanno risposto alla crisi. Dalla crescita delle cooperative, alle monete di scambio sociale, ecco perché tra le soluzioni più comuni per combattere recessione e disoccupazione, il paese ha scelto l’economia sociale
Una risposta alla crisi, dal basso, ancora difficile da stimare con dati precisi. Quel che è certo è che da quel 2008, l’economia sociale in Grecia è stata adottata da migliaia di cittadini, per continuare, faticosamente, a garantire quei servizi che le stremate casse governative non riuscivano più ad assicurare e combattere la disoccupazione, schizzata oltre il 20 percento. Lo sa bene Christos Kamenides, professore di marketing agricolo all’ Università di Tessalonica, tra i fondatori di quello che i media internazionali hanno ribattezzato “no-middleman movement”, un modello ispirato ai gruppi di acquisto solidale, che coinvolge intere città, acquistando prodotti all’ingrosso direttamente dai produttori, a prezzi accessibili, consentendo alle aziende di continuare a lavorare ed essere pagate alla consegna. “Il sistema ha successo perché rappresenta un beneficio per tutti.” Ha dichiarato Kamenides in un’intervista al Guardian, “I consumatori acquistano prodotti di buona qualità ad un terzo del normale prezzo di mercato, e i produttori vengono pagati immediatamente”.
Se infatti il no-middleman movement, per i cittadini rappresenta la possibilità di poter continuare ad acquistare prodotti, nonostante le difficoltà economiche, ai produttori permette di fatturare ed essere pagati alla consegna.
Secondo Savvas Mavromatis, titolare di una piccola impresa che produce detersivi, la decisione di vendere a gruppi solidali, è stata ciò che gli ha consentito di tenere aperta l’azienda, combattendo l’insolvenza. Con i rivenditori tradizionali, Mavromatis ha infatti un credito di oltre 300 mila euro. “Ho fatto causa, ma ho capito che non avevano i soldi per pagarmi.” La vendita diretta presenta anche un altro vantaggio: l’abbassamento dei costi di distribuzione, spesso alzati da richieste illecite di compensi extra sottobanco. Secondo Mavromatis, spesso ai produttori viene chiesto un compenso economico anche solo per poter organizzare un incontro di presentazione, e per posizionare i prodotti sullo scaffale più in evidenza, “Avevo lavorato coi supermarket per così tanto tempo, che da un momento all’altro, mi aspettavo che il gruppo di acquisto mi chiedesse dei soldi, in nero. Nessuno mi ha chiesto nulla però.” Racconta Mavromatis. “Non capivo dove fosse il trucco.”
Elias Tsolakidis, tra i promotori del movimento nel nord della Grecia, ha dato vita ad una vera e propria organizzazione, il Voluntary Action Group of Pieria, che gestisce gli ordini dei clienti, online e recapita i prodotti dedirettamente ai consumatori, grazie ad una rete di 3,500 volontari. “Siamo nel mezzo di una crisi terribile e stiamo cercando delle soluzioni”. Ha dichiarato Tsolakidis. “Non abbiamo la bacchetta magica, non siamo capitalisti e non siamo comunisti. Stiamo solo cercando di aiutare le persone.”
Il Voluntary Action Group of Pieria gestisce anche una clinica completamente gratuita, formata da medici e personale sanitario volontario e una farmacia creata in base a donazioni.
Ma il sistema dei gruppi di acquisto non è il solo metodo sviluppato nel paese.
A Volos, i cittadini si sono organizzati, per supplire alla mancanza di servizi pubblici, fondando additrittura una moneta di scambio sociale, la Tem, equivalente a un euro. Per poterla utilizzare, bisogna iscriversi all’associazione comunale che gestisce il sistema e che mette in relazione tutti gli utenti che hanno aderito all’iniziativa.
Se si hanno beni o servizi da offrire, si può decidere di scambiarli con questa moneta virtuale, e riutilizzarla poi per fare altri acquisti offerti dal network di persone. Tra gli scambi più comuni, lezioni di inglese, di informatica, di yoga e ripetizioni per i bambini.
In crescita anche le cooperative sociali, come Tò Kastri, nata a Syros, grazie ad un fondo europeo e all’iniziativa della presidente, Anna Darzenta, e cresciuta negli anni, diventando un punto di riferimento per la popolazione dell’isola. “Abbiamo deciso di mettere a reddito quello che sapevamo fare meglio.” Spiega Darzenta che fin da subito ha puntato sulle abilità che lei e le sue socie avevano affinato negli anni, proprio in casa: la preparazione delle ricette tradizionali, con la scelta e l’utilizzo dei prodotti più freschi. Con i suoi 400 mila euro di fatturato annuale Tò Kastri ha resistito anche al periodo più difficile. “Anche noi abbiamo sentito la crisi, ma siamo riuscite a limitare i danni.” Racconta Darzena. “Abbiamo abbassato i prezzi di ogni porzione e adottato dei sistemi di fidelizzazione della clientela, come la creazione di una carta fedeltà e l’offerta di prodotti in omaggio ai clienti più assidui.” E se il fatturato ha tenuto, i posti di lavoro sono addirittura aumentati. “Dal 2008 abbiamo sette nuove socie, entrate in cooperativa perché i mariti avevano perso il lavoro. Grazie a Tò Kastri sono diventate loro la fonte principale di reddito della famiglia. D’altra parte lo stipendio delle dipendenti della cooperativa si aggira intorno ai mille euro al mese, circa il 20% in più di uno stipendio medio nel settore privato.”
A testimoniare la crescita del settore, anche lo sbarco nel Paese di Impact Hub, il network internazionale di spazi di co-working che riunisce e promuove l’impresa sociale e l’innovazione. Aperto la scorsa estate ad Atene, conta già oltre 200 membri.
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