Famiglia

Grecia, boom di spese in armi

Il 3% del Pil del paese se ne va per costi militari. In primis per navi da guerra e carrarmati comprati in Germania.

di Daniele Biella

Una rondine non fa primavera, ma due sì. Se poi la parte della primavera la fa l’unico paese europeo che oggi ha i disoccupati in calo, la Germania, e le due rondini sono gli Stati che più di ogni altro sono oggi a rischio default, Grecia e Portogallo, il gioco è fatto.

Sulla situazione greca si può già parlare apertamente di sudditanza teutonica, oltre che francese (non a caso Parigi e Berlino sono i due capofila dei diktat Ue verso Atene: se ne parla a fondo sul numero in edicola di Vita, dove viene riportato anche il parere di Francesco Vignarca, coordinatore della Rete italiana per il Disarmo), dato che dei 7 miliardi di euro investiti nel 2010, su dati del Sipri (il 3% del Pil, l’Italia è ferma allo 1,8%), e previsti in aumento quest’anno per l’acquisto di 60 nuovi caccia Eurofighter, molti vanno nelle tasche delle aziende tedesche: due sottomarini Thissenkrupp e 223 carrarmati Leopard II sono i due ordini più recenti, per un valore di almeno 2 miliardi di euro.

La vera sorpresa, invece, è il Portogallo, che nel 2010 ha speso il 2,1% del Pil (3,8 miliardi di euro) soprattutto importando materiale bellico tedesco: basta pensare che nello stesso anno il 38% delle esportazioni tedesche è arrivato a Lisbona, che sommato al 20% verso la Grecia dà 58%: ovvero più della metà degli introiti tedeschi arriva dai due Stati messi peggio nella Ue. Il terzo è l’Italia, ma di dipendenza bellica da Berlino non sembra esserci rischio, e il recente taglio di 40 cacciabombardieri F-35 da acquistare su un ordine originario di 131 (verso la Lockheed Martin, azienda Usa) fa sperare in un ravvedimento delle spese militari.

Nel frattempo a Lisbona e in tutto il paese iberico il dibattito sta assumendo tinte forti, soprattutto sul web sono già vari i blog che pongono la questione al centro dell’agenda. Anche usando l’arma dell’ironia, amara naturalmente: “la Grecia aveva la scusa della guerra possibile con la Turchia, ma noi? Abbiamo paura di un attacco spagnolo?”. Sta di fatto che anche per il Portogallo sono arrivati freschi di fabbrica tedesca due sottomarini ultima generazione: peccato che, denuncia la stampa portoghese (in particolare la testata ‘Sol’), le imbarcazioni hanno già riscontrato avarie, difetti di costruzione e di logistica (sembra che non ci siano luoghi idonei per l’attracco). Ma soprattutto, ben 34 milioni di euro sembrano essere ‘spariti’ nelle mani degli impresari coinvolti nella compravendita, causando uno scandalo di corruzione tedesco-portoghese senza precedenti. Se ci aggiungiamo l’anomalia riscontrata anche per la Grecia (da una parte la Merkel chiede al governo greco di tagliare le spese, dall’altra lo convince ad acquistare sempre più materiale bellico tedesco), il quadro è piuttosto chiaro: finita di torchiare Atene con un Piano di austerità dopo l’altro, si tenga pronta per la chiamata Lisbona.

Il servizio-inchiesta sui “mandanti occulti” della Grecia in default sul numero di Vita in edicola.

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.