Welfare

Grazie per averci regalato un settimanale che ci aiuta

Lettere dal carcere

di Cristina Giudici

Cara Cristina, ricevo il vostro periodico da circa un anno, cioè da quando sono detenuta nella CCF di Pozzuoli e lo trovo particolarmente interessante, forse perché sono appunto ?una che vorrebbe fare ma non sa da dove cominciare…?, come recita l?indovinato slogan della vostra campagna abbonamenti. Desidererei appunto creare una cooperativa di ex detenute che offra un?ampia gamma di servizi al femminile (lavatura, stiratura, lavori di cucito, ricamo, maglia, uncinetto, pulizie, cucina per buffet, etc…), qualcosa che si ponga come una doppia controparte contrattuale, al tempo stesso prestatrice e datrice di mano d?opera, un po? come le società di lavoro temporaneo, per intenderci. Esigenza dettata dalla poca professionalità specifica delle donne, ancor più se detenute, e dal difficile tessuto sociale campano che sforna disoccupazione femminile al cubo rispetto alle altre regioni italiane. Il problema logistico è già stato risolto dall?Associazione Carcerevivo con molta disponibilità nella persona di Suor Anna Sainua che, di carceri, ha una pluridecennale conoscenza. Vorrei sapere se quest?esperienza è già stata tentata e con quali risultati, entrando in contatto con chi avesse già sperimentato e risolto gli inevitabili problemi e volesse offrirci il suo aiuto, magari dandoci qualche utile consiglio. Grazie in anticipo per la pubblicazione di questo appello e, chissà, forse vorrai trattare questo argomento più a fondo. Cordialmente. Laura Caputo Pozzuoli (Na) Cara Cristina, sono affetta da tumore maligno e ho subìto tre interventi che però non sono serviti a nulla. Fino a qualche tempo fa convivevo abbastanza bene con la mia malattia. Pur avendo fatto 93 giorni di custodia cautelare perché accusata di spaccio con il mio convivente. A nostro carico solo le dichiarazioni estorte ad alcuni nostri coimputati (…) Io sono uscita dalla galera perché la mia malattia non era compatibile con il regime carcerario. Forse sono stata fortunata…ma credimi, sto morendo piano piano. Anche perché mi si spezza il cuore pensare a quanta gente incensurata e, probabilmente, innocente ho conosciuto nelle patrie galere. Grazie del giornale che mi arrivava in carcere e che ancora seguo. Mi aiutava e mi aiuta, per questo ancora lo mando a cercare nelle edicole. A. T., 48 anni, Torino Cara Cristina, dopo più di due mesi scopro che una lettera che ti avevo mandato è ancora nella mani dell?autorità carceraria. Solo oggi sono stato chiamato da un addetto alle matricole che mi ha notificato che la lettera poteva partire. Il direttore del carcere l?aveva inviata ai magistrati per chiedere il nulla osta con l?allucinante motivazione che poteva essere di pregiudizio per la giustizia e pericolosa per l?Istituto penintenziario. Non so ancora se questa avrà uguale ventura, ma in ogni caso le potrà dare il metro di quale situazione di ristrettezze io sono tenuto. Non sono mai stato sottoposto ufficialmente a censura, eppure è chiaro che non posso scriverle ciò che vorrei. Mi accontenterò, cara Cristina, di sapere che c?è un giornale come il vostro in cui mi pare riuscite a scrivere ciò che volete e ciò che sentite. E soprattutto avete la libertà di ospitare messaggi come il mio. Ringraziate il lettore che mi ha donato l?abbonamento. C. C., Trani Tre lettere, tre spezzoni di storie ordinarie di carcerazione in Italia. Laura che ci chiede e vi chiede aiuto per immaginarsi in maniera più concreta un futuro che sta riconquistando poco per volta e, immagino, a prezzo di fatiche e di sacrifici. Laura ha un sogno, un sogno comune a molti detenuti a fine pena, quello di un lavoro. Da Torino, una detenuta in attesa di giudizio, scarcerata per motivi di salute ci scrive una cosa inattesa: non chiede nulla per sé, confessa piuttosto il suo dolore per chi è ancora dentro, magari innocente, in attesa di essere interrogato da un qualsiasi magistrato. Un altra caratteristica atroce della nostra giustizia. Una caratteristica che ci è valsa più di un rimprovero da parte degli organismi europei. Da Trani, invece, veniamo a sapere che censurano persino le lettere inviate a questa rubrica. Ma c?è un dato comune a queste tre storie: il ringraziamento per il dono che alcuni nostri lettori ed enti hanno fatto loro di un abbonamento al nostro settimanale. Un occasione che per ringraziare enti come la Cattolica Assicurazioni, l?Efibanca, l?Associazione Nazionale cantanti e tanti tantissimi lettori Un occasione anche per ricordare che è sempre possibile regalare abbonamenti ai detenuti rivolgendosi al nostro ufficio abbonamenti (ogni mattina al telefono 02/5796961).


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