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Grazie al Papa ho capito di più il mio Servizio civile

In occasione della Giornata nazionale del Servizio civile, il Papa ha ricevuto in Vaticano molte associazioni. Alexa, impegnata in una pubblica assistenza, ha scritto per VITA un piccolo diario dell'esperienza

di Giampaolo Cerri

«Vi incoraggio ad essere testimoni di bontà, di tenerezza e di amore gratuito con tutti, specialmente con le persone più fragili», li aveva esortati Papa Francesco.

Ieri a Roma, nella Giornata nazionale del Servizio civile, il pontefice aveva dato appuntamento nell’udienza del mercoledì, nella grande Sala Nervi, anche ai volontari di tante associazioni. Fra loro una delegazione dell’Associazione nazionale pubbliche assistenze – Anpas, di cui faceva parte Alexa, giovane volontaria, che ha accettato di scrivere per VITA un piccolo diario. Eccolo.

«Quando sono arrivata questa mattina in Vaticano, in divisa, con la sciarpa bianca del Servizio Civile, ho pensato ai tanti trasporti in sede, gli autisti senza noi ragazzi del servizio civile a dar loro una mano, il telefono di servizio che sarebbe potuto squillare in qualsiasi momento… e noi? Noi eravamo lì, in piazza San Pietro. Mentre la pioggia faceva da sottofondo a questi pensieri ho guardato le persone che erano li, in fila come me. C'era una signora anziana accompagnata dal figlio che spingeva la sua sedia a rotelle. Aveva uno sguardo incuriosito. Cercava di guardare al di là delle transenne, oltre la fila, con aria speranzosa e forse è stato in quel momento che ho realizzato che anche la nostra presenza e la nostra testimonianza era comunque importante e che questa giornata era per me e per tutti e tutte noi un'opportunità.

Passati i controlli, siamo arrivati nell'Aula Paolo IV. Sotto la scultura bronzea della Resurrezione, c'erano gli interpreti in attesa il Papa che è arrivato poco dopo, spiccando con il suo abito bianco tra i vortici della scultura.

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Nella sala subito un dispiegamento delle luci provenienti dai telefoni che cercano di fotografare e riprendere il Papa durante il suo discorso. Si appella ai presenti, perché il Natale sia all’insegna della sobrietà e dell’umiltà, mantenendo lo spirito della festa e la tradizione dei regali, ma con un pensiero alla popolazione ucraina, quest’anno al buio e al freddo, mentre combatte la fame e l’assenza di cure mediche.

E in quel momento mi torna in mente Olga, la signora ucraina conosciuta alla Chiesa di Santa Sofia mentre con la mia pubblica assistenza le consegnavamo le raccolte alimentari. Con la voce tanto orgogliosa quanto impaurita, mi aveva raccontato del figlio, da poco diventato medico, che non aveva voluto lasciare l'Ucraina perché voleva rendersi utile, grazie alla sua professione, in quella terra che lo aveva visto crescere.

Un colpo di tosse mi riporta in aula.

Papa Francesco, dopo l'alternarsi delle voci degli interpreti, ha ripreso la parola. Questa volta si rivolge a noi ragazzi del Servizio Civile. Ci incoraggia ad essere testimoni di bontà, di tenerezza e di amore gratuito con tutti, specialmente con le persone più fragili. E poi prosegue dicendo "Ho trovato tre cose molto belle nella società italiana, nella Chiesa italiana, e una di queste è il volontariato. Voi avete un volontariato forte, forte! Andate avanti in questa spiritualità del volontariato che ci fa aiutare tanto, uno con l’altro, ci unisce pure!”. Guardo gli altri ragazzi e le altre ragazze in divisa arancione accanto a me e non posso non pensare che queste parole corrispondano a realtà».

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