Economia

Grazie a Giotto la coop è un capolavoro

Alcuni amici fondano una cooperativa e la intitolano al genio toscano. Anni dopo, è quella coop a gestire delle visite serali alla cappella degli Scrovegni. Quando si dice il destino...

di Davide Nordio

Nomen omen, dicevano i latini: nel nome il proprio destino. Un proverbio che potrebbe adattarsi perfettamente alla storia della cooperativa sociale Giotto di Padova: solo che nessuno dei fondatori avrebbe pensato che, dopo aver scelto il nome del rivoluzionario pittore toscano, si sarebbero trovati a custodire il suo principale capolavoro, ovvero la cappella degli Scrovegni. Anche perché l?idea originale di un gruppo di neolaureati in Agraria – correva l?anno 1986 – era ben lontana da velleità artistiche, puntando alla manutenzione del verde. È in questo frangente che, quattro anni dopo, avviene l?incontro con il carcere: quella che doveva essere una semplice gara d?appalto si trasforma in una proposta (e in una sfida) straordinaria: sfruttare la manutenzione del verde nel carcere Due Palazzi per dare lavoro ?vero? per i detenuti? «Fortunatamente», spiega il presidente di Giotto, Nicola Boscoletto, «la nostra richiesta si è incontrata con una amministrazione carceraria che ne ha capito la potenzialità». Lavoro vero, abbiamo detto: e quindi busta paga, libretto di lavoro, qualche risparmio da mettere via, referenze. Così da non ricominciare da zero. «A dire il vero», continua Boscoletto, «per alcuni non si tratta di ricominciare, ma di iniziare. Quello a cui teniamo di più non è aiutare queste persone ad apprendere una professionalità, ma affrontare la vita in modo diverso». C?è un dato che fa capire la differenza: il tasso di recidività per chi è stato in carcere è pari all?85%. Quelli della Giotto hanno registrato l?opposto (15%) per chi ha potuto usufruire di questo percorso di reinserimento. Che oggi vede anche la produzione di manichini per il mondo della moda, certificati ISO 9001, probabilmente i primi articoli realizzati in un carcere ad esserlo. Ma torniamo alla storia della Giotto: oltre al carcere, incontrano anche quello della disabilità. E il ventaglio delle proposte comincia ad allargarsi: «Pur mantenendo la nostra iniziale vocazione al verde, ad esempio con la creazione di una serra didattica a Chioggia», spiega il vicepresidente Andrea Basso, «abbiamo cominciato a occuparci di servizi di pulizia, data entry, call center, custodie di ambienti pubblici e parcheggi». Nell?ambito del lavoro con i disabili l?anno scorso è quindi arrivata l?opportunità di gestire la Cappella degli Scrovegni a Padova per conto del Comune: «Ci è stato chiesto un impeccabile servizio professionale per questo gioiello dell?arte mondiale, rendendolo disponibile al pubblico in via sperimentale anche di sera e facendo rispettare le severe norme che regolano l?afflusso dei visitatori. Sapevamo che saremo stati valutati su questo e non su una possibile ?simpatia? per la nostra vocazione sociale o? per il nostro nome». Una sfida che la cooperativa ha vinto: ?Giotto sotto le stelle? si rivela l?avvenimento padovano del 2002, tanto da essere gemellato con la mostra-evento del Meeting di Rimini su Paolo Veneziano. Forte di ben 45mila presenze, la sperimentazione serale oggi è diventata definitiva, entrando in un circuito artistico di tutto rispetto accanto alla mostra di Rimini su Michelangelo e la Biennale di Venezia. Merito del comune di Padova che, considerando strategica la cappella degli Scrovegni per rilanciare Padova come città d?arte, ha creduto all?apertura serale, rendendola valida sempre e non solo per un paio di giorni alla settimana. Ma merito anche della Cooperativa Giotto che ha saputo rispondere con flessibilità e inventiva rendendo questa opportunità sempre più allettante per il pubblico. Dal verde in carcere, ai manichini, a Giotto: quale sarà la prossima avventura della cooperativa che attualmente conta 170 persone? «Non mettiamo limiti», conclude Boscoletto. «Abbiamo capito che il segreto per realizzare cose importanti è promuovere reti che, nelle nostre iniziative, corrispondono a enti come regione, province, comuni, Ulss, fondazioni bancarie, realtà del non profit. Ma si tratta anche di saper dimostrare che il lavoro fatto ha dato frutti. E quando si dimostra a un finanziatore che il suo investimento ha reso di più in termini di minori costi e maggiori benefici, beh, diventa più facile consolidare i progetti». Anche per questo vale la pena di approfittare di questa apertura serale, per gli indubbi vantaggi economici (vedi box) e anche perché la visita è priva di barriere architettoniche.


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