Welfare

Grazie a Freedhome i prodotti made in carcere vanno online

Il primo store permanente di economia carceraria - nato a Torino a fine ottobre - lancia l'e-commerce per rendere più semplice l'acquisto delle eccellenze enogastronomiche e non solo. Idee regalo per portare sotto l'albero di Natale il buono e il bello che nascono dietro le sbarre

di Antonietta Nembri

Cosa hanno in comune i torcetti realizzati da Brutti e Buoni con i panettoni a marchio Dolci Libertà? Il fatto di essere entrambe entrambe eccellenze gastronomiche "made in carcere" e ora in vista delle feste di Natale potranno essere acquistate anche online grazie al e-commerce di Freedhome. Il primo store permanente che ha aperto i battenti a Torino (in via Milano 2/c) a fine ottobre per promuovere le eccellenze alimentari e non solo, realizzate dietro le sbarre e che ora, proprio in vista delle festività, ha lanciato anche il sito di e-commerce dedicato allo shop natalizio.

A lanciare il progetto un gruppo di imprese cooperative che lavorano negli istituti di pena italiani e che producono eccellenze enogastronomiche alcune delle quali patrocinate da Slowfood. Tra i prodotti ci sono anche cosmetici e articoli artigianali. Stiamo parlando dei torcetti realizzati nella casa circondariale di Aosta Brissogne, dell’alta pasticceria dell carcere di Busto Arsizio, ma anche delle mandorle e dei torroni siciliani, del caffè Lazzarelle della casa circondariale femminile di Pozzuoli, come della linea cosmetica con erbe officinali coltivate nell’orto della Giudecca di Venezia. I prodotti vengono presentati in box di Natale realizzati ad hoc.

Al progetto Freedhome partecipano: Banda Biscotti, Casa Circondariale di Verbania; Brutti e Buoni, Casa Circondariale di Aosta Brissogne; Extraliberi, Casa Circondariale di Torino; Dolci Libertà, Casa Circondariale di Busto Arsizio, Varese; O’ Press, Casa Circondariale di Marassi, Genova; Rio Terà dei Pensieri, Casa Circondariale e Carcere Femminile di Venezia; Carta Manolibera, Casa Circondariale di Forlì; Cibo Agricolo Libero, Casa Circondariale di Rebibbia, Roma; Caffè Lazzarelle, Casa Circondariale femminile di Pozzuoli, Napoli; Campo dei Miracoli, Casa Circondariale di Trani; Sprigioniamo Sapori, Casa Circondariale di Ragusa e infine Dolci Evasioni, Casa Circondariale di Siracusa.

Dietro a questo progetto commerciale – spiega una nota – c’è la volontà di accendere i riflettori su una realtà come quella del carcere, perché portare lavoro nelle strutture detentive è la chiave di volta per ripensare e rifondare il sistema penitenziario in Italia. Se i numeri ci dicono che l’ozio in carcere non porta ad alcun risultato concreto, svolgere un’attività professionale, al contrario, significa ricostruire la dignità delle persone, riscrivere il futuro in termini di comportamenti virtuosi e abbassare notevolmente il rischio di recidiva, per la sicurezza di tutti.

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