Famiglia

Gravidanza: prima causa di morte per le teenager

Rapporto dell'organizzazione sulla mortalità legata alle gravidanze precoci nei Pvs

di Redazione

Anche la pianificazione familiare è uno strumento di lotta alla mortalità infantile e materna. Soprattutto se si considera che la gravidanza è la principale causa di morte al mondo per le teenager: un milione di loro ogni anno muore, subisce danni permanenti, si ammala o ha gravi infezioni a causa della gravidanza e del parto.
Sono questi alcuni degli allarmati dati lanciati oggi da Save the Children nel rapporto “Il diritto di ogni donna. La pianificazione familiare come strumento di lotta alla mortalità infantile” (la versione integrale del rapporto qui), in cui si evidenzia che una ragazza con meno di 15 anni rischia fino a 5 volte di più di perdere la vita durante la gravidanza rispetto a una ventenne. A livello globale, 1 ragazza su 5 partorisce prima di aver compiuto 18 anni.

Anche i bambini nati da madri troppo giovani sono a rischio: sono circa 1 milione i bambini figli di adolescenti che muoiono ogni anno.

Ogni anno 10 milioni di ragazzine sono date in moglie prima di compiere 18 anni, circa 25mila al giorno. Ma se in alcuni paesi il matrimonio precoce e la conseguente gravidanza in tenera età sono normali, non è normale per il loro fisico ancora immaturo dare alla luce un figlio. Il rischio di mortalità materna per una ragazzina di 15 anni è di 1 su 150 nei Pvs – contro un rapporto di 1 su 3.800 nei paesi ricchi.

Non solo, come evidenza il rapporto, le giovani mamme sono spesso povere, con una scarsa educazione e vivono nelle aree rurali. La contraccezione non è accessibile e, anche quando lo è, risulta spesso troppo costosa per molte ragazze e donne.

Altre hanno preconcetti sull’utilizzo della contraccezione, dovuti spesso a barriere culturali e sociali o a falsi miti sugli effetti collaterali. Secondo un sondaggio condotto a livello nazionale in Nigeria, almeno un terzo delle donne pensa che l’utilizzo di alcuni metodi contraccettivi possa causare infertilità, mentre i dottori in Uganda spesso si scontrano con la convinzione di molte donne secondo le quali utilizzare la moderna contraccezione causi il cancro o terribili malformazioni nei figli che arriveranno dopo.

Spesso le gravidanze indesiderate sono il frutto di rapporti sessuali forzati, anche in seno alla stessa famiglia, che in alcuni paesi rappresentano in media il 30%, e che va dal 24% nelle aree rurali del Perù, al 28% in Tanzania, dal 30% nelle aree rurali del Bangladesh, per arrivare addirittura al 40% nell’Africa meridionale.

Nella nota di di Save the Children si sottolinea che «solo quest’anno, nei paesi in via di sviluppo si sono registrati 80 milioni di gravidanze indesiderate o non programmate».
Secondo l’ong assicurare la contraccezione a livello globale potrebbe prevenire il 30% delle morti materne e il 20% di quelle neonatali nei Pvs, salvando potenzialmente 649mila vite all’anno.

Maggiori intervalli di tempo tra un parto e l’altro – fino a quello auspicabile di 36 mesi tra parto e successive concepimento – potrebbero addirittura prevenire la morte di 1 milione e 800mila bambini l’anno che perdono la vita prima di compiere 5 anni, pari a quasi il 25% della mortalità infantile totale.

«Il problema di bambine che mettono al mondo bambini e muoiono per questo, perché il loro fisico è troppo immaturo per partorire, è un vero e proprio scandalo», commenta Valerio Neri, Dg di Save the Children Italia. «Una tragedia senza voce non solo per quelle ragazze che muoiono dando alla luce i propri figli, ma anche per i bambini stessi, perché un bambino nato da una madre con meno di 18 anni ha il 60% di probabilità in più di morire».

Il prossimo 11 luglio, i leader mondiali si riuniranno a Londra per un summit internazionale sulla pianificazione familiare, promosso dal Governo inglese e dalla Fondazione Bill e Melinda Gates. Save the Children – impegnata in tutto il mondo nella lotta contro la mortalità infantile con la propria campagna Every One – chiede loro di impegnarsi attivamente affinchè venga aumentata la disponibilità di contraccezione a livello globale e di agire affinchè le ragazze e le donne abbiano la possibilità di decidere se e quando avere un figlio e quanti averne.
Inoltre, chiede che ogni donna possa avere accesso alla pianificazione familiare, che i diritti delle donne siano sanciti e tutelati dalla legge. Inoltre chiede che vi siano maggiori investimenti per assicurare l’educazione alle donne, nonché per aumentare il numero di operatori sanitari.

«L’articolo 16 del Proclama scaturito dalla la Conferenza delle Nazioni Unite sui diritti umani di Teheran del 1968 stabilisce che La tutela della famiglia e dell’infanzia resta una delle preoccupazioni della comunità internazionale. I genitori hanno il diritto fondamentale di determinare liberamente e in maniera responsabile il numero dei figli e l’intervallo tra le nascite» conclude Valerio Neri. «La pianificazione familiare nei paesi in via di sviluppo è molto di più di una scelta di vita: da essa dipende la sopravvivenza di milioni di bambini, senza contare che per ogni euro investito in pianificazione familiare, se ne risparmierebbero 4 che altrimenti dovranno essere spesi per curare complicazioni legate alla gravidanza o il parto», conclude Valerio Neri.


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