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Grandi riforme e federalismo: l’esempio tedesco

Mentre in Italia fallisce il referendum, in Germania i due terzi del Bundestag (il parlamento tedesco) approvano "la madre di tutte le riforme", quella federale

di Giulio Leben

Il Bundestag ha infatti approvato, oggi, la “madre di tutte le riforme”, quella sul federalismo. Dopo un dibattito durato quattro ore, per la più vasta modifica alla Costituzione tedesca dal 1949 ad oggi si sono espressi a favore 428 dei 592 deputati (161 hanno votato contro, 3 si sono astenuti). Ora toccherà al Bundesrat, ovvero il Consiglio federale in cui sono rappresentati i 16 Laender, il 7 luglio prossimo, a retificare la decisione. Ma qui, sembrerebbe, il voto è certo.

Obiettivo di questa riforma è la decentralizzazione delle competenze dei Laender (simili alle regioni italiane, altrimenti chiamati “stati federalindr), così come una riduzione del numero di leggi di ordine federale da discutere nel Bundestag. L’effetto principale della riforma e’ che d’ora in poi solo il 30 per cento delle leggi presentate dal governo necessiteranno di un passaggio davanti al Bundesrat, mentre finora questa percentuale era del 60 per cento. In questo modo sara’ praticamente eliminato il fenomeno della “Blockade”, il blocco delle iniziative legislative messo in atto dall’opposizione di turno, nel caso in cui al Bundestag e al Bundesrat esistano maggioranze di colore diverso.

“Un’occasione storica” ha detto Angela Merkel, canceliere tedesco che ha voluto questa riforma fino all’ultimo. Critica l’opposizione, Verdi, Die Linke e Fdp. L’ecologista ed ex ministro Renate Kuenast accusa la maggioranza (Cdu-Spd) di aver mancato una grande occasione e di aver maldestramente agevolato la fuga in avanti di piccoli staterelli, alludendo evidentemente alle pretese bavaresi, il cui governatore, Edmund Stoiber, è stato coautore della riforma appena votata.

Il portavoce dei liberali, Guido Westerwelle – anch’essi all’opposizione dopo la scelta di Spd e Cdu di formare la cosiddetta Grosse Koalition – ha giudicato la riforma insufficiente e rischiosa, a causa della poca attenzione che la maggioranza ha dimostrato nella riorganizzazione fiscale e finanziaria del paese così come si verrebbe configurando.
E sul rischio di una disomogeneità di trattamenti e di una politica “ognuno per sé, tutti per nessuno” ha parlato il vice presidente della sinistra radicale, Bodo Ramelow, esprimendo perplessità soprattutto nell’ambito della formazione, dell’istruzione e della ricerca, settori a quasi esclusivo appannaggio dei Laender.

La maggiore contropartita offerta dal governo federale ai Laender, infatti, e’ stata la concessione pressoche’ totale dell’autonomia nel campo dell’istruzione sia secondaria che universitaria, con il “Bund”, lo Stato federale, che si impegna comunque a partecipare al finanziamento dell’edilizia universitaria.

A chi da sinistra ha criticato la riforma, accusandola di dividere il paese, il capogruppo parlamentare della Spd, Peter Struck, ha risposto: “Questo sarà un federalismo solidaristico”, e ha aggiunto “sono molto felice del risultato, anche se ha richiesto un duro lavoro”.

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