Economia

Grandi restando piccoli.becco il nostro segreto

Parla Sergio Marini, numero uno di Coldiretti

di Redazione

«Abbiamo rimesso al centro la figura del contadino. Stiamo conquistando tanti giovani imprenditori. Dopo il lancio dei farmer’s market la grande distribuzione si è scatenata contro di noi.
Non mi aspettavo invece tanta polemica da parte di Confcooperative» B erlusconi che tende la mano, le coop che invece attaccano. È il mondo capovolto di Sergio Marini, 43 anni, quinto presidente di Coldiretti, da un anno alla guida della più grande organizzazione agricola d’Italia, tra gli artefici della rivoluzione dei farmer’s market in città. Il politico-imprenditore corre in soccorso di Coldiretti, mentre i cugini sparano a zero. Ultimo capitolo di una guerra dei campi, per il controllo di consorzi agrari e federconsorzi (che oggi Coldiretti controlla quasi al 60%), senza esclusioni di colpi. «Il nostro modello di sviluppo sono le Bcc», dice Marini, «il credito cooperativo, radicato nel territorio che fa rete e resiste quando la tempesta finanziaria si abbatte sulle altre banche. Purtroppo però la cooperazione agricola ha scelto un’altra strada, quella del gigantismo d’impresa, che vede di cattivo occhio le nostre iniziative per accorciare la filiera».
Vita: Coldiretti sembra diventata la nuova casa degli ambientalisti, del piccolo è bello, della Pmi contro l’agroindustria. Siete voi i “nuovi verdi”?
Sergio Marini: In un certo senso sì, ma ben lontani dalle logiche di appartenenza politica. Noi ci ispiriamo alla valorizzazione del territorio, all’agricoltura sostenibile e alla lotta all’inquinamento. È il nuovo mondo dei campi che ritorna al centro della società. Portando con sé tutte quelle tematiche che stanno a cuore dai cittadini: sicurezza alimentare, salute, lotta al carovita causato da distorsioni di filiera. Fino a 15 anni fa i contadini venivano percepiti come una zavorra pagata a caro prezzo dai contribuenti. Oggi invece siamo portatori di valori condivisi.
Vita: Siete cambiati voi o è cambiata la società?
Marini: Entrambi. A partire dagli anni 80 il distacco tra campi e città è via via scomparso. Noi ci siamo avvicinati alla gente che ha presto compreso il ruolo fondamentale della campagne. L’agricoltura in Italia pesa meno di 5 punti di Pil. Poco, ma abbastanza da alimentare il 20% di Pil prodotto da agroindustria. Fino a qualche anno fa si pensava che l’agricoltura fosse retaggio di un mondo antico, di cui si poteva fare a meno ed era meglio comprare i prodotti a basso costo all’estero. Oggi il rialzo delle materie prime ha messo a nudo i limiti di questo ragionamento. L’impresa agricola italiana è meno sovvenzionata di quella Usa, lavora sodo a prezzi internazionali – determinati dall’andamento delle borse di settore – ma a costi tutti italiani. In questo contesto Coldiretti sta diventando cinghia di trasmissione tra campagna e consumatore.
Vita: Verdi nello spirito, ma capelli grigi. Metà dei vostri associati sono pensionati…
Marini: I dati sui soci non sono omogenei. È vero che più di 700mila sono pensionati, ma si tratta di persone fisiche. Gli altri iscritti sono imprese che comprendono nuclei familiari da tre o più persone. Il rinnovamento delle nostre aziende è già avvenuto. Registriamo il ritorno dei giovani all’impresa agricola. L’idea dei farmer’s market sta conquistando tanti under 30.
Vita: Dalla cascina al consumatore. Appena nati i farmer’s market hanno sollevato un bel vespaio di polemiche…
Marini: Quando si consolidano posizioni dominanti è difficile poi fare un passo indietro. La grande distribuzione si è scatenata contro di noi. Ma fa parte del gioco. La vendita diretta potrebbe arrivare a coprire fino al 10% del mercato. Se poi l’idea è buona lo dirà il mercato, e non certo gli attacchi strumentali. Non capisco invece tanta acrimonia da parte di Confcooperative. La strada delle coop è quella di valorizzare il territorio. Un percorso tradito da molte cooperative che invece hanno scelto il gigantismo d’impresa. Non vedo però alcuna conflittualità. Entrambi i sistemi possono coesistere.
Vita: In mezzo alle critiche una scialuppa vi è stata lanciata dal premier Silvio Berlusconi, che ha stabilizzato l’Irap per le imprese agricole e spinge per prodotti locali nei supermakert. Dopo il lungo amore con la Dc, ora sta sbocciando un flirt con il Pdl?
Marini: Sì, è vero. Ci è arrivato il sostegno dal presidente del Consiglio. Ma non c’è nessun abboccamento politico. La nostra associazione resta fuori dalle logiche dei partiti. Una scelta ben precisa che abbiamo preso una decina di anni fa. Valutiamo l’operato di un esecutivo solo sulla base del merito. Nel nostro campo, sino ad oggi, siamo molto soddisfatti dal ministro dell’Agricoltura, Luca Zaia.


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