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Grandi network e sedi locali: quale autonomia?

La si stabilisce attraverso una analisi innanzitutto dello statuto dell’ente.

di Redazione

Stiamo valutando la possibilità di far entrare la nostra piccola associazione in un network nazionale, per avere più ?peso? a livello locale e poter crescere. Condividiamo con questa grande associazione molti valori e ideali, ma ci spaventano gli aspetti pratici. Vogliamo infatti mantenere una certa autonomia, anche a livello patrimoniale. Se ci federiamo, la perderemo?

No, non è detto che la perderete. L?argomento che introducete è gravato da diversi distinguo, che cercheremo ora di chiarire facendo alcuni casi concreti.Primo caso: tra l?associazione nazionale e le sezioni locali vi è una relazione di tipo organico e quindi di stretta dipendenza. Il soggetto fiscalmente rilevante in questo caso è la prima, che dovrà adempiere a tutti gli obblighi tributari. Secondo caso: esiste una marcata autonomia – sotto i profili patrimoniale, amministrativo, gestionale e contabile – delle sezioni locali, e quindi anche dal punto di vista fiscale esse assumono un?autonoma soggettività, e quindi si possono iscrivere autonomamente all?Anagrafe delle onlus. Ciò anche qualora l?associazione nazionale mantenga un potere di indirizzo, coordinamento e controllo. Come si fa a stabilire l?autonoma soggettività tributaria degli enti periferici? Attraverso una analisi innanzitutto dello statuto dell?ente, che contiene le eventuali decisioni in merito a frazionamenti patrimoniali e vincoli di dipendenza delle sezioni.

Fonte: Confinionline


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