Famiglia

Grande Mina: un figlio non è mai perfetto

Un padre scrive alla grande cantante per raccontare il suo rifiuto radicale del figlio gravemente disabile. Francamente sono ammirato per la risposta che Mina gli dà...

di Franco Bomprezzi

Leggo su Vanity fair una lunga lettera a Mina di un padre estremamente sincero che confessa di non amare il figlio che per un?insufficienza di ossigeno durante il parto è rimasto gravemente colpito, «inchiodato su una sedia a rotelle», scrive, utilizzando una di quelle espressioni entrate nel linguaggio comune che io, come molti sanno, vivo con profonda irritazione. In questa lettera Edoardo73 (presumo sia l?anno di nascita del padre, che dunque ha 34 anni), descrive con lucida precisione l?aspettativa di un figlio «che doveva essere sano, intelligente, ironico, scattante, sportivo, educato, libero». E invece «si aggrappa alla vita rendendo le nostre giornate un inferno quotidiano».

Ossia niente feste, pochi amici, solo sofferenza accanto a questo essere che suscita nel padre solo ?tenerezza? ma non ?amore?. Mina, con la sua abituale schiettezza sintetica, prende subito le distanze, ammette di essere stata turbata, ma immagina che la mamma non viva lo stesso stato d?animo, e in ogni caso conclude secca. «Tuo figlio ha anche un altro handicap. Un padre che non lo ama». Grande Mina, un po? impietosa ma giusta. Impietosa perché questo padre ragiona come questa società gli ha insegnato a ragionare, puntando tutto sui Mulini Bianchi e l?edonismo estetico, la vita come Disneyworld, sempre e comunque. Ci si ama follemente, si concepisce un figlio, su di lui si proiettano sogni e desideri, di bellezza, di forza, di fascino. Ma la vita non è sempre così. Impietosa ma giusta. Un figlio si ama a prescindere. Un figlio è una scelta, non è un obbligo. Un figlio si può non volere, certo, ma prima. Molto prima di immaginarlo perfetto, perché perfetto, in ogni caso, non sarà mai.


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