Non profit

Gran Bretagna: il ministero dell’immigrazione è razzista

Una circolare permette ai dipendenti governativi di trattare in modo diverso alcune etnie rispetto ad altre. Guarda caso, penalizzando quelle cui appartengono i rifugiati politici...

di Gabriella Meroni

Una cosa sembrava inattaccabile e immodificabile quando il Labour
party era all’opposizione: l’odio per il pregiudizio razziale. Almeno
così sembrava. Quattro anni di governo laburista hanno fatto però ricredere molti. I propositi di guerra contro la xenofobia e il razzismo dei
Tories enunciati dall’allora ministro ombra degli interni Jack Straw
sono spariti una volta che lo stesso Straw è diventato ministro “in chiaro” del governo di Tony Blair.

Il new Labour ha costruito nuovi centri di detenzione per richiedenti asilo politico (anche per minorenni), ha introdotto un sistema di “dispersione”
per tutti quelli che chiedono aiuto alla Gran Bretagna grazie al
quale un profugo kurdo rischia di vedersi sbattere in un paesino
sperduto della Scozia fino a quando la sua pratica non sarà
espletata (cinque, sei anni), ha introdotto un sistema (fallimentare)
di voucher per il cibo al posto di benefit in contanti per chi chiede
asilo politico.

Il peggio però il governo laburista l’ha raggiunto in queste settimane
con l’approvazione degli emendamenti alla legge del 2000 sulla
relazione tra le razze. Il primo di questi emendamenti riguarda la
messa al bando della discriminazione etnica da parte delle autorità
pubbliche: un bando che però non si applica al servizio immigrazione del governo.
In altre parole, gli uomini e gli uffici del ministero dell’interno possono trattare alcune etnie (non specificate) peggio di altre. Purtroppo si tratta solo dell’inizio. In un secondo articolo, infatti, viene specificato che saranno soggette “a un più rigoroso esame che altre persone nelle stesse circostanze gli appartenenti alle seguenti etnie: kurdi, rom, albanesi, tamil, somali, afgani”. In altre parole gli appartenenti a queste etnie potranno essere messi in prigione, interrogati, respinti più
liberamente di altre etnie perché da questo momento, per legge,
sono identificati come più plausibilmente “illegali o richiedenti asilo
non genuini” per usare una terminologia cara al new Labour.

In comune poi alcune di queste etnie (almeno i kurdi e i rom) hanno
anche qualcos’altro: non hanno patria né passaporto. E’ quindi
lecito aspettarsi che l’identificazione di queste persone avverrà in
maniera quanto meno sommaria: si guarderanno i tratti somatici?
O basterà che “sembrino” rom o kurdi? In un articolo pubblicato sul
Guardian, Hugo Young sottolinea che “l’emendamento dimostra
che quello che il governo del new Labour voleva era il potere di
autorizzare esclusioni di massa sponsorizzate dallo stato di alcuni
gruppi etnici, senza alcun rispetto della giustizia individuale. E
parliamo – prosegue Young – di esclusioni di massa su scala mai
vista prima in questo paese”.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.