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Gran Bretagna: bocciata nuova legge antiterrorismo

Alcuni deputati laburisti hanno votato contro nonostante le richieste di Blair. Una grave sconfitta che indebolisce il premier.

di Chiara Brusini

Il primo ministro britannico Tony Blair ha incontrato oggi i ministri del suo governo dopo la cocente sconfitta patita ieri alla Camera dei Comuni, dove 49 deputati del suo partito laburista si sono ribellati votando contro la nuova legge antiterrorismo e bocciando quindi l’ampliamento del fermo di polizia da 14 a 90 giorni. Un successivo emendamento ha prolungato il fermo a 28 giorni. Per Blair, che aveva esplicitamente chiesto un voto a favore, si è trattato della peggior sconfitta parlamentare da quando salì al governo nel 1997. Secondo diversi commentatori politici però il premier è deciso a non farsene influenzare. Fonti ministeriali citate da Sky News affermano che si è trattato di una ribellione ‘una tantum’, e che il premier non teme di essere nuovamente sconfessato dai suoi deputati. Eppure uno di loro, l’ex sottosegretario Frank Dobson, predice che potrebbe succedere di nuovo. Un altro dei ‘ribelli’, l’ex sottosegretario Michael Meacher, ha detto a Sky News che ha votato sullo specifico della legge e non per colpire Blair; ma ha aggiunto che la leadership del partito deve prendere atto dell’inquietudine dei “backbenchers”; i ranghi che siedono sui banchi posteriori ai Comuni e fra cui si annidano i dissidenti. Il ministro dell’Interno Charles Clarke da parte sua si è addossato gran parte della responsabilit: “Ho valutato, a torto come si vede, che ci sarebbe stata una maggioranza alla Camera per I 90 giorni”. Atto generoso, poiché proprio Clarke lunedì aveva annunciato un possibile compromesso (sul fermo a 60 giorni, o se necessario a 28), ed era stato Tony Blair a bloccarlo dichiarando che intendeva convincere i compagni di partito. Secondo Clarke, si è trattato di un voto “interamente motivato dall’opportunismo e dal desiderio di mandare sotto il governo”. In ogni caso l’intera vicenda indebolisce Blair. Non è un mistero che il premier intende dimettersi prima della fine del suo mandato per lasciare il posto all’attuale ministro delle Finanze Gordon Brown. Sulla data delle sue dimissioni però si intrecciano da mesi le supposizioni, e numerosi commentatori ora ritengono che questa vicenda potrebbe affrettare l’addio di Blair alla politica.


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