Politica

Governo Renzi, ecco perchè io faccio tifo

di Riccardo Bonacina

 “Se si escludono istanti prodigiosi e singoli che il destino ci può donare, l’amare il proprio lavoro (che purtroppo è privilegio di pochi) costituisce la migliore approssimazione concreta alla felicità sulla terra: ma questa è una verità che non molti conoscono”.

(Primo Levi La chiave a stella, Einaudi, Torino 1978.)

Il Governo Renzi che ha prestato giuramento stamattina non è certo frutto di un istante prodigioso come l’aveva sognato il premier sino a non troppo tempo fa, non è frutto di un’investitura popolare come avrebbe (e avremmo) voluto (ma si poteva andare alle elezioni un anno dopo le ultime con una legge elettorale che avrebbe solo aumentato confusione e incertezza?). Ma credo di poter dire che potremo contare sulla capacità di lavoro e di amore al proprio lavoro del nuovo premier, capacità che del resto ha già dimostrata, prima di arrivare ai palazzi romani e anche dentro i palazzi.

È un esecutivo snello, 16 ministri, delle pari opportunità nei fatti e non nel nome di un ministero (8 le donne) e il più giovane della storia Repubblicana (età media 47,8). Un esecutivo che bada al sodo senza effetti speciali ricchi premi e cotillon. Meno star e prof universitarii (da dimenticare i tre prof al ministero del lavoro e politiche sociali, Giovannini-Dell’Aringa e Guerra, per esempio), nessun bocconiano vivaddio, nessuna Idem o Kyenge, figure buone per i titoli e le foto dei media ma assai meno per governare. Un esecutivo più rude e politico di quello che lo hanno preceduto, più realistico (e questa è forse una sorpresa per chi pensava che Renzi fosse solo un giovanotto), con radici profonde nella società e persino nei corpi intermedi (cosa che ovviamente non piace a circoli e salotti romani ed editoriali)  che sostituiscono quelle aree dei Governi Monti e Letta, radici che hanno sorvolato le nostre teste e abitavano piuttosto i palazzi del potere globale da Bruxelles a Davos a Londra o New York. È un esecutivo che torna nelle mani della politica e chiede al Presidente della Repubblica di tornare a fare “solo” il presidente lasciando le funzioni dell’esecutivo in mano al Premier “Ci metto la faccia” ha detto Renzi) e alla sua squadra giovani e senza star.

La fretta di Renzi ha a che fare non solo con la sua natura, con la sua età e le sue personali ambizioni, ma anche , e credo soprattutto, con l’esatta percezione che siamo all’ultimo atto, fors’anche alle ultime pagine, di quella che sino ad oggi abbiamo chiamato politica. Siamo all’ultima chance per dimostrare che politica è farsi carico del bene comune, della comune speranza di costruzione e di ri-costruzione delle nostre città e del nostro Paese. Renzi nella sua cavalcata ha saputo  suscitare questa speranza perché ha saputo guardare alle ultime risorse vere di questo Paese: la sua bellezza, la sua capacità di mobilitazione civica e sociale, la sua capacità di sempre ricominciare. Sa che le leve stanno dentro la società e non dentro i Palazzi e le manifatture.

Quanto detto ieri sera sciogliendo la riserva sull’incarico ne è la dimostrazione. Ha scelto un uomo, ragionevole e dialogante, della cooperazione come Giuliano Poletti per un ministero chiave come quello del Lavoro,Welfare e, ha aggiunto “del Terzo settore che terzo non sarebbe per numeri ed energie messe in campo e che sta soffrendo molto” (qui articolo). È la prima volta che ciò che chiamiamo, stentatamente Terzo settore, sta in cima allo sguardo di un presidente del Consiglio, ed è la prima volta che si pensa a dare una sola  casa istituzionale alle energie diffuse dentro la società e sparpagliate in decine di ambiti istituzionali per il sovrapporsi di leggi, leggine e strabismi burocratici.

Ci sono almeno 5 partite da portare a casa nei primi 100 giorni: la Riforma del Libro I titolo II del Codice civile scritto nel 1942 per cui la società civile semplicemente non esiste (del resto fu scritta dai fasciti); una legge per il Servizio civile Universale, una nuova legge per l’Impresa sociale; la stabilizzazione del 5 per mille senza tetti di spesa (che delusione Letta!) e con poche regole e chiare; la legge sullo Ius soli temperato, e l’introduzione di una vera Tobin Tax sulle transazione finanziarie. E presto, prestissimo, fare una legge di contrasto al Gioco d’azzardo legale.

Un’agenda che Matteo Renzi sa e che ha ben chiaro avendone parlato in questi anni, almeno dal 2004 e nelle varie edizioni della Leopolda dove sono stato ospite proprio per spiegare quanto il Terzo settore stia soffrendo e quanto il Paese proprio nel suo mobilitarsi e cercare vie di uscita lo sia ancor di più perché vede che lo Stato e le sue burocrazie gli sono contro accanendosi. Lo giudicheremo con la lealtà e indipendenza di sempre su questi obiettivi (qui gli interventi alla Leopolda nel 2011, nel 2012, nel 2013)

Sarà difficile, bisognerà ora vedere le deleghe, gli incarichi dei viceministri, le maggioranze parlamentari, persino i caratteri, ma mi auguro che Renzi ce la faccia e dimostri di procedere sulla strada che anche ieri sera ci ha confermato.

Con due consigli. Il primo. La chiave del suo lavoro, credo possa essere quella che usò De Gasperi quando guardando l’Italia in rovina citò Bettina Brentano: “quando uno Stato non ce la fa si affidi ai cittadini”. Ecco liberare energie semplificando, disboscando normative così che la gente possa fare, camminare, togliere qualche peso, smettere di ostacolare. La fiducia, anche quella nello Stato, cresce solo dando fiducia basta con la teologia del debito come colpa, coltiviamo la speranza di una vera nuova ricostruzione, nutrendo le comunità che operano e coltivando la bellezza. Del resto che altre chanche abbiamo?

Il secondo. Avere la coscienza che ebbe una giovane ragazza senese. Santa Caterina da Siena che non se ne stava in disparte a sparlare o a lamentarsi, ma si metteva in mezzo con le sue missive, con il suo corpo, con i suoi viaggi. In mezzo non a piccole beghe di partito, ma tra Stati, città, fazioni scrisse in una delle sue lettere raccolte in un libro che consiglio a tutti, La città prestata: “Signoria prestata sono le signorie delle cittadi o altre signorie temporali, le quali sono prestate a noi e agli altri uomini del mondo; le quali sono prestate a tempo“.

Ecco per queste ragioni faccio tifo, perchè la scommessa sul Governo Renzi è una scommessa che vede in questione noi, il nostro Paese e la possibilità di farsi strada di una politica più decente, perciò se ce la farà ne guadagneremo tutti. Se questo Governo riuscirà a innescare il cambiamento dando le risposte urgenti che i giovani e i senza lavoro attendono allora sarà più semplice il ri-costruire, altrimenti via libera per i clown e i bar sport.

 

 

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.