Politica
Governo, psicodramma in aula
Il sì all'arresto di Papa rivela la frattura fra Pdl e Lega
La Lega sta mettendo in seria difficoltà la sopravvivenza del Governo: ieri il voto della Camera che ha autorizzato l’arresto di Alfonso Papa ha testimoniato la gravità di una spaccatura anche all’interno del Carroccio, protagonista il ministro dell’Interno, Roberto Maroni. La nuova questione morale non ha confini di parte, visto che ieri è esploso anche il caso di Filippo Penati, vicepresidente del Consiglio Regionale della Lombardia, indagato per tangenti che avrebbe incassato quando era sindaco di Sesto San Giovanni.
Quasi l’intera prima pagina del CORRIERE DELLA SERA è occupata dalle vicende politico giudiziarie. “Strappo della Lega, Papa va in carcere” è il titolo di apertura. La notizia: “La Camera ha autorizzato l’arresto di Alfonso Papa, deputato del Pdl al centro dell’inchiesta sulla P4. Il Senato ha respinto la richiesta di arresto di Alberto Tedesco (ex pd), implicato nello scandalo della sanità in Puglia. Montecitorio. Sono stati 319 i voti favorevoli all’arresto di Papa, 293 i contrari. Il deputato in serata è stato incarcerato a Napoli. Berlusconi, appreso l’esito dello scrutinio segreto, ha sbattuto il pugno sul tavolo: «Una vergogna» . Irritazione anche nei confronti dei deputati della Lega che hanno votato «sì» all’arresto: «Ne parlerò con Bossi» . Palazzo Madama. Tedesco ha chiesto ai senatori di autorizzare gli arresti domiciliari, ma l’Aula gli ha negato il consenso: 151 voti contrari, 127 favorevoli, 11 astenuti. Imbarazzo della sinistra”. La vicenda lombarda è di taglio centrale: “Penati sotto inchiesta «Tangenti in contanti»”: “Filippo Penati, pd, ex presidente della Provincia di Milano ed ex sindaco di Sesto San Giovanni, è indagato. L’accusa è di aver ricevuto, nel 2001, tangenti per 5,7 miliardi di lire (pari a 2,94 milioni di euro) per favorire alcuni imprenditori nel recupero dell’area. Due gli episodi: un bonifico di 2,5 miliardi di lire in Lussemburgo e altri 2 miliardi di lire consegnati a mano, in Svizzera, a un mediatore. L’accusa, pesantissima, viene dall’ex proprietario dell’area Falck di Sesto San Giovanni, Giuseppe Pasini, 82 anni. Per Penati, 58 anni, oggi vicepresidente del Consiglio regionale della Lombardia e fino a otto mesi fa responsabile della segreteria politica di Pierluigi Bersani si tratta di un colpo molto duro. Ieri si è messo a disposizione della Procura di Monza e, attraverso un comunicato, si è detto «sereno» e certo che «tutto verrà chiarito»”. A legare entrambe le vicende l’editoriale di Pierluigi Battista: “La febbre è alta”. Scrive Battista: “Compromessa la credibilità del Pd che, proprio nel giorno in cui diventa pubblica una vicenda giudiziaria che coinvolge Filippo Penati, ex capo della segreteria politica di Bersani, finisce per apparire come il beneficiario di un insopportabile trattamento di favore, con ogni probabilità favorito da franchi tiratori infedeli alla linea ufficiale del partito. Tanto da rendere molto problematica, a fronte di un evidente e rovinoso tracollo del berlusconismo, l’adozione di un’aggressiva «questione morale» da agitare contro gli avversari. Il Pd come parte integrante di una Casta impunita: ecco l’immagine che rischia di danneggiare il partito di Bersani, soprattutto se Tedesco, non dimettendosi da senatore, continuasse a farsi scudo della sua immunità parlamentare. Ma soprattutto esce dissolta la maggioranza di governo. Con la Lega che fa deflagrare il patto di alleanza con Berlusconi. Con il Pdl chiuso nel bunker del rancore. Con Berlusconi che deve mettere in archivio le cene riparatorie con Bossi e prendere atto di un Carroccio sempre più guidato da Maroni, così insofferente con l’alleato da tradirlo nel momento decisivo. C’è da chiedersi come una maggioranza così devastata, incapace di governare l’ordinaria amministrazione o la questione dei rifiuti, possa affrontare la tempesta economica che ci sta scuotendo”. “La sindrome del ritorno ai tempi di Mani Pulite” è invece il titolo del commento, che parte in prima, di Antonio Polito. Aldo Cazzullo e Francesco Verderami raccontano la battaglia parlamentare e i retroscena politici. I servizi proseguono nelle prime dieci pagine del CORRIERE. Notevole il passaggio di Cazzullo sull’intervento in aula del parlamentare Pdl arrestato: “A Montecitorio ora interviene Papa, annunciato da un grido in romanesco: «Daje, a Pa’!» . «Io sono innocente davanti alla mia coscienza, a Dio, agli uomini. La verità non ha bisogno di difensori; la verità si manifesta per il suo stesso essere» . Poi il passaggio sui figli e sulla moglie, «unico mio bene da quando ventiquattro anni fa l’ho conosciuta» . Altro grido, stavolta in napoletano, un omaggio a Merola: «Je songo carcerato, e mamma muore!» . Ancora Papa, biblico: «La pianta della verità cresce nel campo della vita come la zizzania della menzogna» . Berlusconi ascolta sinceramente angosciato, alla fine applaude, Cicchitto furibondo fa una tirata contro il giacobinismo «che tante vittime ha mietuto nel secolo scorso» , con il Pdl in piedi che lo acclama freneticamente. Tutto quel che riesce a dire Di Pietro è che Papa non dovrebbe votare su se stesso. Nessuno, a destra come a sinistra, ha il coraggio di riflettere in pubblico su un fatto: se un magistrato, magari a torto, decide di arrestare un piccolo imprenditore che lascia a casa decine di operai, una madre con i figli piccoli, un marito con la moglie malata, nessuno potrà impedirglielo; i parlamentari invece sono protetti da un filtro di solito efficacissimo, oggi spezzato dallo scontro interno alla Lega che vede prevalere Maroni su Bossi, i critici di Berlusconi sui suoi sostenitori”. Verderami a pagina 8: “Premier e Senatur travolti, ora il governo è a rischio. Verdini: rimpasto profondo”. Questo l’attacco del pezzo: “Le leadership di Berlusconi e Bossi, costruite sulle macerie di Tangentopoli, vengono travolte diciassette anni dopo dalle macerie di una nuova stagione giudiziaria. È presto per capire se la loro stagione è formalmente finita, ma non c’è dubbio che ieri alla Camera si siano svolti due congressi di partito: quello della Lega ha decretato la vittoria di Maroni, quello del Pdl ha segnato la sconfitta del Cavaliere”.
Anche LA REPUBBLICA apre sul voto in Parlamento: “Papa in carcere, sconfitto Berlusconi” e nel sommario spiega: “La Lega vota per l’arresto. Il Senato salva l’ex pd Tedesco. L’ira del premier su Bossi”. È finita con 319 deputati favorevoli e 293 contrari all’arresto dell’ex magistrato ora onorevole Pdl (al contrario in Senato: i no per Tedesco sono stati 151, i sì 127). Decisiva la prova di forza di Maroni che ha “costretto” Bossi a non presentarsi in aula. Assente anche Tremonti, mentre il ministro dell’Interno sceglie di non andare al tavolo del governo e di sedersi coi “suoi” deputati. Attonito il premier all’annuncio del risultato che manda Papa dietro le sbarre. Proprio a lui è dedicato il ritratto di Liana Milella: “L’ultimo pranzo da libero dell’ex magistrato «Nessuna paura, ho già tagliato i capelli»”. Si è preparato con molta scaramanzia: ha pranzato in Parlamento (due bufale e due birrette), si è fatto rasare, giungendo ieri mattina in Aula con una valigia (dentro una tuta e tutto l’occorrente per il carcere). È andato a messa (una religiosità intensa, la sua). È intervenuto in aula: «Davanti alla mia coscienza, davanti a Dio e davanti agli uomini, la verità non ha bisogno di difensori, si manifesta per il suo stesso essere», annunciando la sua volontà di difendersi: «condurrò la mia battaglia da libero se potrò, o da prigioniero». È capace anche di una battuta. Alla buvette per il pranzo sceglie un angolo piccolo e isolato. Qualcuno glielo fa notare. «Così mi abituo a stare in spazi ristretti», risponde alludendo alla cella… Dal punto di vista politico, non vi è dubbio che la scelta della Lega è di quelle destinate a lasciare il segno. Berlusconi, scrive Francesco Bei, si sente tradito: «è partito l’attacco finale», si è sfogato coi suoi, «E Maroni si prepara a tradire. Anzi ha già tradito. Ne parlerò con Bossi in Consiglio dei ministri e mi dovrà dare delle spiegazioni». Uscito dall’aula il premier si è chiuso a Palazzo Grazioli e ha tenuto un vertice d’emergenza (cui erano invitati i due capigruppo leghisti che non si sono ovviamente presentati): «nemmeno durante Tangentopoli la Camera era arrivata ad autorizzare l’arresto di un suo membro. È un precedente pazzesco… C’è un accanimento giudiziario per intaccare la mia immagine… Mi vogliono sputtanare a livello mondiale». Il Cavaliere è irritato pure con Casini («si è dimenticato di essere stato democristiano, si è scordato che stava con Forlani?»). In effetti all’interno della Lega sembra sia partito un confronto durissimo fra Bossi e Maroni. Il primo che cambia via via posizione, il secondo che invece conta i deputati… Almeno questa è la lettura più accreditata nel Pdl (e Castelli ha annunciato che oggi voterà contro le missioni all’estero, fra cui quella libica). La base del Carroccio invece sembra stare con Maroni. «Senti parlare Scilipoti, leggi le dichiarazioni di Papa, ti viene il voltastomaco e voti per l’arresto» si diceva in serata a Radio Padania. Diverso il peso del voto per il senatore Tedesco (il Pd ha proposto il sì, lui stesso è intervenuto in aula per chiederlo, ma è stato salvato da alcuni del Pd e della Lega). Il risultato è però, scrive Goffredo De Marchis, che la grana giustizia investe il Pd, sul quale del resto proprio nelle stesse ore si è abbattuta la questione Penati, l ‘ex presidente della Provincia di Milano, big lombardo, vicepresidente del consiglio regionale lombardo nonché ex vice coordinatore della segreteria di Bersani, è indagato per corruzione. Si sospettano due tangenti per l’area Falck a Sesto San Giovanni (dove è stato sindaco per otto anni, fino al 2002).
Titolo a caratteri cubitali per IL GIORNALE “Tremate, le manette sono tornate” che definisce la vicenda dell’arresto “Suicidio dei parlamentari”. È Vittorio Feltri a aprire la serie di commenti. «A suo modo anche questo è uno scontro di civiltà, non solo un confronto fra maggioranza e opposizione su un problema che riguarda direttamente il Parlamento indirettamente il Paese. La Casta si è divisa in due tronconi: uno che ha colto l’occasione di ingraziarsi gli italiani stanchi di essere rappresentati da politici che difendono le proprie tasche. Dall’altra chi, pur consapevoli della impopolarità della scelta, ha cercato di ribadire il principio secondo il quale non si manda in carcere, prima del processo, un deputato eletto dal popolo». Fra i primi Feltri mette la Lega «timorosa di scontentare la base e ansiosa di recuperarne la fiducia». Però ad Alberto Tedesco è andata diversamente: «La gente si domanda perché due pesi e due misure? Come mai l’onorevole Pdl è stato sbattuto in galere e il senatore Pd è stato graziato?». IL GIORNALE mette in evidenza “la svolta di Maroni che vota con metodo Pd” e come scrive Paolo Bracalini «suggella la sua vittoria nel partito e il distacco della Lega dall’asse di governo. La fase due del Carroccio, si apre in un giorno in stile Manipulite, gli anni della Lega con il cappio in Aula. Il ministro Maroni guida il ritorno alle origini, dialoga a lungo con D’Alema e si va a sedere fra i banchi dei democratici». Il caso Penati: IL GIORNALE mette in evidenza «la giustizia a orologeria. Se l’accusa di corruzione fosse stata pubblicata un mese fa, magari non avrebbe aiutato la corsa di Giuliano Pisapia a sindaco di Milano». Un ritratto di Penato lo traccia Giandrea Zagato: «Che Filippo Penati sia spregiudicato fuori discussione. La campagna elettorale del 2004 la fece al grido aboliremo i ticket sanitari. Pazienza se i tickets non erano di competenza della Provincia».
Il voto alla Camera di ieri sull’autorizzazione all’arresto di Alfonso Papa domina la prima pagina del MANIFESTO con il titolo “L’ora di Papi” che apre la prima sopra la fotografia di un Berlusconi che si tiene la testa con una mano “La Lega vota con l’opposizione, la Camera dice sì all’arresto di Papa mentre il Senato salva Tedesco del Pd. Berlusconi: «Una follia per colpire me». Il deputato del Pdl si dichiara «prigioniero politico». La destra è in frantumi: il Carroccio blocca il decreto rifiuti e oggi fa il bis sul rifinanziamento della guerra in Libia” riassume il sommario che rinvia alle due pagine interne, dal 2 al 3. L’editoriale di Norma Rangeri “Il tallone di Silvio” sottolinea come «La reazione, furiosa e atterrita, di Silvio Berlusconi al voto della Camera, favorevole all’arresto di Alfonso Papa, spiega il peso e le conseguenze di quel che è accaduto ieri in parlamento. Come se, sotto le corpulente sembianze dell’onorevole indagato, tutti riconoscessero la sagoma del premier. La rottura dell’alleanza è clamorosa (…)» e ancora «(…) A crollare è il muro maestro della cittadella berlusconiana. Il garantismo o il cappio questa volta non c’entrano nulla, e l’onorevole Papa che si dichiara “prigioniero politico” è solo patetico (…) Per quanto tattica, e in fondo a protezione di quel poco di credibilità che ancora resta al centrodestra per non sfasciarsi del tutto, la scelta della Lega segna una rottura sul fronte della legalità, colpisce il tallone del capo» e conclude: «La spina non è stata ancora staccata, ma la corrente va e viene e il cortocircuito che ci porterà alle elezioni è innescato». Sempre in prima inizia l’articolo di Alessandro Robetta “Che spettacolo la casta in un giorno da leoni” che inizia: «Se siete di quelli che se la prendono ogni giorno con la famosa casta, che costa e non produce, questo è il giorno di cambiare idea. Pochi, infatti, sanno produrre spettacoli di arte varia, commedie degli equivoci, teatro dell’assurdo come i rappresentanti del governo del fare. Ieri, a grande richiesta del fare ridere (…)» e si inizia con il primo atto, ovvero le votazioni sul decreto rifiuti e poi proseguendo a pagina 3 con una cronaca ora per ora ironizzando con una finta cronaca tra il calcio e la critica teatrale. Nelle due pagine interne il titolo di apertura è “La Lega scarica Papa. E Papi”. In prima pagina il primo dei richiami in basso è dedicato Penati: “«Mazzette per 2 milioni» Sotto inchiesta Penati, uomo di Bersani a Milano” con rinvio a pagina 4 quasi completamente dedicata al caso. Il titolo di apertura è asettico: “Penati indagato per corruzione”, nell’articolo Luca Fazio esordisce sottolineando: «Con una strana aria da understatement bipartisan, la classe politica milanese (e non solo) ha accolto l a notizia bomba che rischia di terremotare definitivamente la credibilità del Pd locale (e non solo)» e dopo aver riassunto le notizie dell’indagine continua «(…) Tutti i dirigenti del Pd locale stentano a crederci e rinnovano la loro fiducia a Filippo Penati (…) Corretti, ancorché pelosi, gli attestati di solidarietà che arrivano da altri politici che conoscono bene il leader del Pd milanese» si citano Lupi e Formigoni.
Il titolo di IL SOLE 24 ORE è asciutto: “La Camera vota sì all’arresto di Papa. Berlusconi: vergogna” ed è invece l’editoriale a firma di Stefano Folli che alza il tiro con “una scelta che cambierà il futuro del Centrodestra”. La cronaca punta su un «Berlusconi che intravede nell’arresto di Papa l’inizio della fine» e sulla Lega che su Papa «ha fatto il proprio congresso», per dirla con Massimo Corsaro, vicepresidente vicario del Pdl a Montecitorio. Il pezzo d’appoggio rafforza con una lente di ingrandimento posta su Maroni, seduto ieri tra i banchi parlamentari e non su quelli del Governo, «testimonianza visiva mandata alla base del Carroccio, che lo ha già eletto leader, della distanza maturata con il premier», che con questa mossa «accelera lo showdown». Nel suo commento Folli allarga lo scontento fuori dalla linea Maroni, a una «fronda antiberlusconiana nel Pdl, cautissima e silenziosa, che scava un tunnel sotto terra come la talpa di Marx». E nota come, in altri tempi, Berlusconi avrebbe cavalcato l’onda, mentre ora «appare un leader sempre più debole e ha ragione, il voto della Camera è proprio contro di lui». La giornata di ieri quindi «apre le porte a qualsiasi ipotesi, compresa una crisi di governo».
AVVENIRE strilla “Manette spacca-Camere” e dedica quattro pagine al sì di Montecitorio all’arresto di Papa e al no del Senato per Tedesco. Nel sommario si parla di “pomeriggio di altissima tensione in Parlamento: con scrutinio segreto 319 i favorevoli alla custodia cautelare. Decisivo il Carroccio, che mostra prove fotografiche del proprio orientamento”. Secondo il premier “è una vergogna; vogliono colpire me” e la Lega “è divisa tra il leader e Maroni”. Sotto il titolo di apertura c’è anche un richiamo all’inchiesta che vede coinvolto il leader del Pd lombardo Penati “accusato di corruzione per aver intascato, e usato per attività politiche, 2 milioni di euro”. A pagina 8 si parla della rissa scatenata al Senato dopo il no per Tedesco che salva l’esponente del Pd pugliese dagli arresti domiciliari: «Scambio di favori? Chissà. Certo è che dopo il “no” del Senato alla richiesta di arresto per Alberto Tedesco si arriva agli scambi di insulti e agli spintoni» scrive AVVENIRE che in un taglio basso sottolinea il commento del segretario del Pd Bersani sulla «novità della Lega che si sfila dalla maggioranza». La pagina 9 è invece tutta sul voto della Camera che, recita il titolo, “apre a Papa le porte della cella”: «non regge alla prova dell’Aula il pressing che Berlusconi aveva fatto su Bossi in nome della difesa della maggioranza contro una magistratura politicizzata. I lumbard sono stati determinanti. Per Cicchitto “si tratta di una delle pagine più buie della storia parlamentare”». Un taglio basso descrive l’arrivo nella notte di Papa (“che torna da detenuto nella città in cui fu pm”) al carcere di Poggioreale. Oltre allo sfogo in Aula (“Turbato solo dal dover spiegare ai miei figli perché questo fine settimana potrei non essere con loro”), AVVENIRE riporta nel titolo il commento “Mi sento prigioniero politico, è il trionfo del giustizialismo”. La pagina 10 parla dell’inchiesta milanese su Filippo Penati e riporta in un box il commento di Bersani: “Cose senza alcun fondamento, ma i giudici accertino”. Infine a pagina 11 si parla di Berlusconi e Maroni. Il titolo è “L’ira del premier: tutto per colpire me”. E nel sottotitolo “I pugni sul tavolo e il sospetto di un complotto di Maroni”. Un taglio basso parla dei “guai” padani” e di “Bobo che la spunta sui fedelissimi”: « Sia alla Camera che al Senato i gruppi leghisti si sono divisi anche se tutti si affannano a negarlo, a partire dal ministro:”abbiamo votato secondo le indicazioni del nostro leader”. Che era rimasto a Milano».
“Il caso Papa spacca il centrodestra”: LA STAMPA dopo aver riferito della decisione dell’Aula sottolinea con diversi commenti le possibili conseguenze del voto. In casa leghista è la prima volta che il Senatur è andato in minoranza. Nell’attimo di gelo e silenzio che ha accompagnato l’annuncio del risultato, mentre Berlusconi ha lo sguardo inciso nel vuoto, lassù tra i banchi della Lega c’è un ministro che sorride. È Roberto Maroni, leghista di lotta e di governo, spiega Fabio Martini nel suo retroscena (“Si spezza anche il monolite leghista E Bossi diserta il voto). Non che in casa Pdl si stia meglio. Anzi: «questo risultato ha conseguenze enormi. Segna la fine di un ciclo politico ventennale» commenta uno scalpitante Alfano. «E adesso?» domanda l’ineffabile Santanché. «Questi sono pazzi! Dal Parlamento degli inquisiti siamo a quello degli arrestati. Pazzi! Finiranno appesi al loro stesso cappio» avverte Stefania Craxi riferendosi ai leghisti. Adesso, secondo Amedeo La Mattina, è più facile un nuovo asse Alfano – Maroni, sempre che Berlusconi capisca che è il momento di passare la mano (e un segnale interessante è la stretta di mano fra Antonio di Pietro e Maroni…). Nel suo commento Luigi La Spina (“La fine di un’illusione”) spiega che nella Lega è finita l’epoca in cui si era convinti che pur di arrivare al federalismo si potesse appoggiare qualunque legge pro Berlusconi. «Da una parte gli effetti positivi per il Nord del federalismo fiscale appaiono lontani … dall’altra tutti i tagli e le manovre del governo finiscono per penalizzare soprattutto le risorse degli enti più vicini al territorio». LA STAMPA infine dedica due pagine anche alle mazzette lombarde: sarebbero 4 i miliardi presi da Penati indagato. Gli si contestano i reati di concussione e corruzione. Coinvolto anche un assessore dell’attuale giunta di Sesto San Giovanni, il cui sindaco, Giorgio Oldrini, intervistato da Fabio Poletti spiega che il danno d’immagine è enorme ma che il suo assessore si è dimesso subito: «la differenza rispetto al centrodestra è che i politici di centrosinistra non scappano dai processi. Noi ai processi ci andiamo perché servono anche a dimostrare che uno è innocente».
E inoltre sui giornali di oggi:
GENOVA
IL MANIFESTO – Due le pagine dedicate all’anniversario dei fatti legati al G8 di Genova, la 6 e la 7 che si aprono con il titolo “Una piazza per Carlo” che racconta la cronaca della manifestazione di commemorazione in piazza Alimonda, dove fu ucciso Carlo Giuliani. In un box i pensieri di alcuni giovani palestinesi e maghrebini “«Il G8 di Genova? Sembra Tunisi Ma da noi la violenza è quotidiana»”. Scrive Tommaso De Berlanga: «Sarà un caso, ma i “mediterranei” che hanno attraversato la mostra fotografica sugli eventi del 2001 si sono sentiti immediatamente a casa. Quei gruppi di giovani che corrono tra il fumo dei lacrimogeni e della polvere, a torso nudo o in canottiera, quel gesto di lanciare un sasso davanti ai fucili spianati (…) quella è la loro quotidianità (…)» E dopo aver riportato le impressioni conclude: «Questi “mediterranei” riconoscono anche questa modalità repressiva, la provano sulla propria pelle tutti i giorni. Dittatura e occupanti guardano alla protesta come il venire allo scoperto di un nemico mortale, non di un malessere sociale (…) Che anche un paese democratico abbia ceduto (e, dalle promozioni concesse ai comandanti di piazza, non se n’è pentito) a questa prassi dovrebbe preoccupare tutti. O no?».
SCUOLA
AVVENIRE – A pagina 15 si occupa di “Scuola senza barriere” e annuncia “Registratori e computer per gli studenti dislessici”. Con il nuovo anno scolastico il ministro Gelmini ha annunciato che partiranno “misure dispensative e strumenti compensativi” a favore degli studenti con Dsa (Disturbi specifici di apprendimento). In Italia i ragazzi con diagnosi certificata sono circa 70mila, ma i disturbi ne colpiscono circa 200mila. Previste misure compensative anche per le università, a partire dai test.
TICKET
IL SOLE 24 ORE – Il ministro Fazio ha svelato a margine di un incontro con le Regioni sul nuovo ticket di 10 euro. Già oggi 2706 milioni di italiani, il 46%, è esente dal ticket sulla specialistica e riceve gratis le prestazioni delle Asl. Questo 46% “consuma”, dice IL SOLE, il 61% delle ricette per visite e analisi, quelle su cui è appena tornato il ticket da 10 euro. «Un vero e proprio esercito di assistiti ticket free», lo definisce IL SOLE, «che in buona parte sono potenzialmente anche evasori fiscali», poiché il 31% di essi è esente per reddito. La mappa geografica delle esenzioni vede in testa la Sicilia (63% di esenti); la Lombardia è al 33%.
POVERTA’
ITALIA OGGI – “I poveri in America sono ricchi”. Titolo provocatorio per un pezzo sugli strani criteri di classificazione del Censimento Usa, ovvero il Census Bureau. Ebbene «la maggior parte delle persone che in Usa vengono definiti povere vive in case decorose e spaziose, gode di aria condizionata viaggia in automobile e dispone di comodità che vano dalla lavatrice al dvd».
8 PER MILLE
AVVENIRE – “Chiesa solidale. Ecco 60 progetti in tutto il mondo” è il titolo del richiamo in prima pagina che rimanda all’inchiesta di pagina 8 sui progetti di solidarietà senza confini della Chiesa italiana che ha stanziato oltre 7 milioni di euro per finanziare 24 progetti in Africa, 22 in Asia, 11 in America Latina e 3 in Medio Oriente.
EUROPA
IL MANIFESTO – Richiamo in prima pagina “L’Europa in crisi – Grecia accordo a rischio A Bruxelles va in scena il vertice della paura” e mezza pagina (la 9) dedicata al vertice Ue, nella fascia in alto alla pagina si legge “Oltre la Grecia – Sarkozy si precipita a Berlo da Merkel mentre il presidente della Commissione Barroso lancia l’allarme eurozona: la situazione è molto grave. Il contagio c’è già”.
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