Politica

Governo Monti, decreti pronti

Scatta entro dieci giorni il piano per le tante liberalizzazioni

di Franco Bomprezzi

Cambio di passo del governo Monti sulle liberalizzazioni. L’annuncio, anche questa volta televisivo, da Bruno Vespa, è del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà: entro dieci giorni i primi provvedimenti, dall’energia, ai trasporti, ai servizi bancari, non solo taxi, farmacie e notai. E’ una nuova scossa al dibattito politico, e questa mossa del governo ha come obiettivo convincere i mercati che l’Italia è capace di muoversi in direzione dello sviluppo e non solo di una fortissima imposizione fiscale. I giornali partono da queste anticipazioni per raccontare un’altra giornata molto complessa, in Italia e in Europa.

“Farmacie e notai, si cambia” è il titolo di apertura del CORRIERE DELLA SERA, che relega nell’occhiello l’altro tema del giorno, l’accelerazione della Merkel per un patto della Ue. I servizi sulle liberalizzazioni sono a pagina 6. “Nuove regole per farmacie, notai e mutui casa” è il titolo del pezzo di Paolo Foschi, che scrive: “Ieri, intervenendo a Porta a Porta, Antonio Catricalà, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ha confermato l’accelerazione: «Contiamo di chiudere entro il 20 gennaio, vogliamo fare un provvedimento di urgenza, un decreto, per portarlo il 23 in Europa. Ma vogliamo che i partiti si esprimano». E, ancora: «Il documento che io e Monti stiamo assemblando riguarda tutti i settori, dall’energia ai trasporti fino ai servizi bancari. Non solo taxi e farmacie. Limitare l’intervento solo a questi sarebbe assurdo». Catricalà ha anticipato che nel decreto sono previste «molte più farmacie. Si tratta di consentire ai cittadini di avere i giusti sconti. Anche sui notai è previsto un aumento della pianta organica particolarmente rilevante». Inoltre, sarà affrontata la questione dell’acqua. «Il referendum ci impedisce un intervento diretto con le stesse modalità, ma anche sull’acqua pensiamo di fare delle modifiche». Infine, sulle ferrovie «ci sono strutture e situazioni che avvantaggiano il monopolista pubblico»”. Nel pezzo di taglio centrale l’approfondimento: “«Il decreto? Recepirà le indicazioni dell’Antitrust. Non ci sono le condizioni politiche per altre strade. In questa maniera, invece, sarà presentato come un provvedimento tecnico, sarà più facile vincere le prevedibili resistenze dei partiti. E sarà una rivoluzione epocale»: un’autorevole fonte a Palazzo Chigi fa questa previsione sul testo che il governo intende approvare entro il 20 gennaio”.  E più avanti Paolo Foschi entra nel dettaglio: “Ecco gli ambiti di intervento. L’Antitrust auspica una maggiore apertura ai privati nei servizi postali, la cui liberalizzazione è rimasta in realtà incompiuta. E sollecita la netta separazione fra Poste e Bancoposta, che offre i servizi di una banca tradizionale, sfruttando la capillare rete di sportelli degli uffici postali. Un’anomalia che distorce la concorrenza. Si chiede anche maggiore trasparenza nei mutui bancari, in particolare vietando alle banche di vendere polizze abbinate ai finanziamenti. Per gli ordini professionali, oltre all’abolizione delle tariffe minime, l’Antitrust propone di ampliare la pianta organica dei notai e chiede di vigilare affinché gli Ordini procedano con l’autoriforma. Poi c’è il capitolo taxi: l’Authority suggerisce di aumentare il numero delle licenze, con l’assegnazione agli attuali titolari di una seconda licenza gratuita da vendere per compensare gli effetti dell’aumento della concorrenza. Non solo più taxi, ma anche più farmacie, nel piano dell’Antitrust, che vorrebbe anche la liberalizzazione completa della vendita dei medicinali di fascia C. Sui carburanti le proposte sono molteplici: misure per incentivare la nascita di distributori multimarca o no-logo (indipendenti dai gruppi petroliferi); abolizione del divieto di apertura di distributori completamente automatizzati; e ancora libertà di scelta, per il gestore, della compagnia da cui fornirsi”. 

“Farmacie e notai, si cambia”: anche LA REPUBBLICA titola così in prima, e nel sommario puntualizza: “Catricalà: subito il decreto. Merkel-Sarkozy: entro marzo il nuovo patto”. Il sottosegretario Catricalà ha annunciato che entro il 20 gennaio il governo varerà il provvedimento su tutti i settori: dall’energia ai trasporti, dalle banche alle assicurazioni, dalle farmacie ai taxi fino ai servizi pubblici locali. Dovrebbe essere un decreto e probabilmente avrà la precedenza sulla riforma del lavoro. Da parte dei partiti per ora solo il Pdl che con Quagliariello ha detto sì alle liberalizzazioni purché «portino vantaggi ai consumatori… Se si tratta di spostare una confezione di supposte dalla farmacia alla corsia di una coop, questo non serve». A fianco il dossier sulle possibili proposte: meno ostacoli all’apertura di farmacie, più licenze taxi per aumentare l’offerta, ampliamento della pianta organica dei notai per garantire tariffe più basse e distributori che potranno vendere più marchi e anche altri tipi di beni di consumo. Su una liberalizzazione non prevista insiste nel suo commento Tito Boeri, ed è la riforma della legge sull’immigrazione, necessaria perché libererebbe risorse attrarrebbe cervelli e professionalità e consentirebbe molti risparmi. «Il fatto stesso di trattare di immigrazione in un pacchetto per la crescita segnerebbe una svolta importante… Sarebbe il segnale di un cambiamento di prospettiva… L’immigrazione se ben gestita può aiutarci a tornare a crescere e contribuire a farci superare la crisi del debito».

IL GIORNALE apre sul caso Malinconico. L’editoriale di Vittorio Feltri però parla di liberalizzazioni e se non bastasse il preocchiello che le definisce “sbagliate” ci pensa il titolo a chiarire la posizione dell’ex direttore “Perché stiamo con farmacie, taxi ed edicole”. Scrive Feltri: «Bravi professori. Non toccate gli ordini professionali. Non avvicinatevi neppure alle aziende municipalizzate. Non sfiorate le banche e le assicurazioni che fanno cartello e fottono i cittadini. Gli impianti idrici? Giù le mani. Il referendum li ha resi sacri e inviolabili. Siamo alla commedia dell’assurdo. Nel mirino ci sono sempre stati i soliti». All’interno Francesco Cramer firma “La sinistra pretende altre tasse. Il governo: liberalizzazioni subito”. «Ora la sinistra tira Monti per la giacchetta: più tasse. Ma il premier frena e con il suo ministro Piero Giarda accelera sulle liberalizzazioni e sul taglio della spesa pubblica per contenere il debito». Perché Bersani&co. spingono su un aumento ulteriore della pressione fiscale? Il giornalista scrive «terrorizzati dal preannunciato schiaffo sulla riforma del mercato del lavoro, nel Pd e dintorni, in ogni caso, si cerca di correre ai ripari. “Uè, ma siamo matti? Non siamo mica qui a trangugiare soltanto rabarbaro”, è il pensiero di Bersani-stile-Crozza che nelle prossime ore avrà l’imbarazzo di mettere faccia e voti sui licenziamenti facili. “Che c’azzecca il lavoro?”, è il controgiudizio di Di Pietro, anch’egli arroccato sul “non si tocchino le tutele dei Cipputi”. Così, entrambi i leader della sinistra, si sfogano sulle colonne de La Stampa proponendo le loro ricette: un po’ di tasse in più. Così, tanto per distogliere l’attenzione da quanto sta per accadere ai loro elettorati di riferimento». Spazio poi al Pdl con l’articolo di Fabrizio de Feo che firma “La rabbia del Pdl contro il governo. E le elezioni non sono più tabù”. Il sommario chiarisce «Il partito scalpita dopo le uscite di Monti contro Berlusconi. Le liberalizzazioni il primo test per la tenuta dell’esecutivo: vanno fatte subito e senza vendette sulle categorie».  
 
Il tema delle liberalizzazioni sul MANIFESTO non ha richiami in prima pagina. L’articolo dedicato all’annuncio di Catricalà è un colonna in neretto schiacciata, a pagina 4, tra l’apertura sul caso Cosentino e la spalla dedicata alla Rai sempre dopo le parole di Catricalà. Per quanto riguarda le liberalizzazioni il titolo del colonnino è “Decreto entro il 20. L’acqua nel mirino”. «Taxisti, farmacisti… Dopo la debacle iniziale, il governo Monti ci riprova e annuncia un decreto legge da varare entro il 20 gennaio. Del prossimo provvedimento sulle liberalizzazioni ha parlato ieri il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Antonio Catricalà seduto sui divanetti di Porta a Porta (…)», si osserva che «Sull’acqua, bontà sua, Catricalà ammette che c’è un problemino: “Il referendum ha sconfitto le liberalizzazioni e ci impedisce un intervento diretto ma pensiamo comunque a delle modifiche che non vadano contro il risultato referendario” (…)» L’articolino prosegue seguendo le dichiarazioni di Catricalà e si conclude osservando che « (…) la strada appare molto più in salita di quanto il sottosegretario abbia voluto lasciare intendere ieri nel salottino di Bruno Vespa».

“Liberalizzazioni a tutto campo” è il titolo di taglio medio in prima del SOLE 24 ORE. Servizio e schemino dei principali settori toccati a pagina 16. «Si interverrà con un decreto, perché «per una legge serve troppo tempo», e si copriranno diversi settori. Tra i servizi pubblici locali, anche l’acqua: “Pensiamo di fare modifiche che non vadano contro il risultato referendario ma non vogliamo che sia un escamotage” dice Catricalà. Poi benzina («Il benzinaio avrà la possibilità di usare la benzina insieme ad altri beni di consumo da poter vendere”) e ferrovie per modificare “tutta una serie di strutture che avvantaggiano il monopolista e facilitare l’accesso alla rete”. In vista poi l’aumento del numero di farmacie e notai mediante la revisione delle rispettive piante organiche. La separazione Eni-rete Snam, invece “non è una delle priorità, vedremo se sarà necessaria, ma sul gas esistono tanti altri rimedi che consentono agli energivori di pagare di meno”. Quanto allo strumento del decreto, aggiunge Catricalà, “lo facciamo non perché pensiamo di mettere il Parlamento di fronte al prendere o lasciare, ma perché pensiamo esistano i presupposti di necessità e urgenza”».

ITALIA OGGI non si occupa delle liberalizzazioni salvo per l’articolo a pag. 4 di Franco Adriano “Governo nel mirino dei conservatori” che recita nel sommario «contro Monti parte del Pd (lavoro) e Pdl (liberalizzazioni)». Scrive il giornalista «il governo di Mario Monti è finito nel mirino dei conservatori di destra e sinistra, che tra intimazioni di altolà e ultimatum, stanno manifestando la crescente volontà di dare il benservito all’esecutivo dei tecnici. Così, finisce che il dibattito politico, nelle ore drammatiche dell’Europa (con la conferma dell’asse Parigi-Berlino su fondo salva-stati e Tobin tax) e sullo sfondo di dati economici sempre più allarmanti per l’Italia (lo spread a quota 530 e l’Unicredit che perde in Borsa un altro 12,8%), si concentra piuttosto su come neutralizzare le riforme di Monti. Con i conservatori del Pdl pronti alla resistenza su liberalizzazioni e privatizzazioni (dai taxi alle farmacie passando per la Rai) e quelli del Pd agguerriti sulla riforma del mercato del lavoro con il vessillo dell’articolo 18 ben steso in cima alla lancia».

Apertura su due binari per AVVENIRE, che titola “Liberalizzazioni si accelera, lavoro si dialoga”. All’interno si riporta l’annuncio di Monti, ovvero di un pacchetto liberalizzazioni in arrivo con un decreto legge entro il 20 gennaio e AVVENIRE si sofferma in particolare sul fatto che Monti ha citato nel pacchetto anche l’acqua, nonostante il referendum: «Pensiamo a delle modifiche che non vadano contro il volere dei cittadini», ha precisato il premier e AVVENIRE spiega che si sta pensando non all’obbligo di cessione del servizio ai privati ma a un obbligo di gara e a freni alla gestione in house, con riferimento alle direttive europee. Si nota poi che nell’elenco fatto in tv da Monti – «energia, assicurazioni, trasporti, farmacie, notai, acqua» – mancano i taxi.

«Liberalizzazioni, via in 10 giorni» è il titolo di apertura in prima pagina per LA STAMPA. A pagina 5 Paolo Baroni riporta le dichiarazioni del sottosegretario Catricalà: «Parte il conto alla rovescia, siamo a meno 10. “Entro il 20 gennaio il Consiglio dei ministri varerà un nuovo decreto sulle liberalizzazioni”, ha annunciato ieri sera a «Porta a porta» il sottosegretario alla presidenza Antonio Catricalà. Più notai, più farmacisti e interventi per frenare il caro-benzina in cima alla lista delle priorità. E poi trasporti, ferrovie, assicurazioni, banche, professioni. Più avanti si affronterà anche un dossier delicato come quello della Rai, vicenda che dopo l’intervento di Monti domenica sera da Fabio Fazio ieri ha acceso un nuovo fronte polemico». Ma non finisce qui: «Poi si interverrà anche sui servizi pubblici locali, compreso il settore dell’acqua, con una misura e con modifiche che però non andranno “in contrasto con i risultati del referendum”. Si procederà a tamburo battente come piace dire al presidente del Consiglio ed al ministro dello Sviluppo Corrado Passera». Naturalmente non mancano le reazioni negative: «Gli avvocati-parlamentari sul piede di guerra: “Non toccate le tariffe”» è il titolo del taglio basso nella stessa pagina. Il presidente dei difensori lamenta: «Fra di noi ci sono tanti precari».
 
E inoltre sui giornali di oggi:

ADOZIONI INTERNAZIONALI
LA REPUBBLICA – “L’Italia non adotta più”. In calo le adozioni internazionali: l’iter è diventato troppo costoso e lento, le famiglie sono scoraggiate, i Paesi stranieri chiudono le frontiere. In effetti si va dai circa 12mila euro per adozioni nei paesi dell’est agli 8000 per paesi africani: sforzi insostenibili in tempi di crisi. L’allarme è stato lanciato da Marco Griffini, presidente di Aibi: la crisi economica e una cultura negativa nei confronti dell’adozione porta gli aspiranti genitori a non tentare più nemmeno questo percorso… l’Italia non ha fatto negli ultimi anni nessuna politica di cooperazione». «Occorre cambiare rotta» sostiene anche il ministro Andrea Riccardi, nuovo presidente della Cai: «tornare a dialogare, concretamente, con l’Africa, l’America Latina, lìAsia, vocazione naturale per un paese “ponte” fra culture, razze e religioni come il nostro»

GIORGIO BOCCA
IL GIORNALE – Maurizio Caverzan firma “Bocca e le nozze (segrete) in chiesa” in cui parla con la moglie dello scrittore da poco scomparso. «Silvia Giacomoni, moglie di Giorgio Bocca, è titubante. Ha due paure e non vorrebbe parlare. Teme la titolazione del Giornale. E teme di essere irrispettosa nei confronti “del Bocca”, mettendosi a chiacchierare “della nostra vita privata” a pochi giorni dalla sua morte». La notizia sarebbe il recente matrimonio segreto in chiesa. La donna conferma. Nelle righe successive però si scopre un lato inedito del giornalista. «A Gabriella Colarusso di Lettera 43 che nell’aprile scorso lo interpellava sull’importanza della Costituzione rispose: “Della Costituzione italiana me ne frego. A me importa della costituzione morale. Credo di più al Vangelo che non alla Carta. Mi sembra più convincente, perché nel Vangelo c’è qualcosa di divino che nelle costituzioni liberali non c’è”. Crede in Dio?, lo incalzò la collega. “No perché non l’ho mai incontrato. Possibile che questo Dio così potente non abbia mai trovato il tempo di manifestarsi?”. E allora che cos’è questo divino a cui si riferisce? “Quello che vorrei che ci fosse. Ma sono ancora alla ricerca”. Nella stessa conversazione si definiva così: “Dal punto di vista morale sono un po’ vigliacco, sono molto cattolico: la penitenza, la confessione”. Insomma, un rapporto travagliato con il cristianesimo. Fattosi forse più essenziale negli ultimi anni».

EURO
IL MANIFESTO – A fondo della prima pagina, sotto un ampio richiamo al bilaterale Parigi Berlino “Tobin Tax, Merkel contro Sarkozy”, inizia l’articolo di Marco d’Eramo “Euro, se la moneta «batte» lo stato”. «Su un punto la cancelliera tedesca Angela Merkel ha assolutamente ragione: non può esserci moneta unica senza politica economica comune. Ma l’accordo finisce qui. Perché la catena logica dovrebbe proseguire: non può esserci politica senza uno stato comune (…) E poiché oggi non c’è una politica economica comune ai 17 paesi dell’Eurozona, e in ogni caso non c’è uno stato europeo, e non si vede nemmeno da lontano un metodo democratico per delegare le scelte economiche di quest’area monetaria, i mercati hanno ragione a predire che l’euro imploderà (…)» sottolinea d’Eramo «l’euro non è un problema economico, o è solo marginalmente tale: l’euro è un problema politico, anzi di volontà politica (…)». Prosegue d’Eramo a pagina 5 «(…) questa politica non può essere l’imposizione di un duumvirato franco – tedesco, versione tardo-capitalista dell’impero carolingio».  E la conclusione di tutto è che o si arriva alla cessione democratica di una fetta di sovranità da parte delle nazioni europee o tanto vale «chiuderla con l’euro prima che in nome di esso ci abbiano sfilato tutte le conquiste di due secoli di lotte popolari: prima che abroghino pensioni, svuotino la scuola dell’obbligo, riducano le ferie pagate, degradino il servizio sanitario, per poi far comunque implodere l’euro (…)». 

QUOZIENTE PARMA
AVVENIRE – Il quotidiano della Cei lancia l’allarme sulla sospensione del “Quoziente Parma” decisa dal commissario straordinario Mario Ciclosi. Approvato nel 2009 e in vigore dal 2010 il quoziente Parma è la prima attuazione in Italia del quoziente familiare, che prevede una rimodulazione delle tariffe per i servizi in base sì al reddito ma anche ai componenti della famiglia, in sostanza una revisione dell’Isee fatta localmente. «La sospensione è un pessimo segnale per tutte le famiglie italiane», dice Francesco Belletti, presidente del Forum Famiglie, tanto più che a cancellare una norma così innovativa e a costo zero «è stato una gestione tecnica. Il quoziente non è mai stato sfiorato dai fatti che hanno portato Parma al commissariamento».

WEB
IL MANIFESTO – In ultima pagina IL MANIFESTO racconta la genesi e i risultati fin qui ottenuti dall’azione via web e facebook del boicottaggio della Omsa. “Omsa revolution” è infatti il titolo dell’articolo firmato da Massimo Malerba blog del Popolo Viola, creatore della campagna che «spiega come è nato il tam tam di cui parlano tv e giornali». La conclusione dopo il racconto di quanto è successo dall’annuncio del licenziamento delle 239 operaie di Faenza l’ultimo dell’anno si conclude osservando: «(…) una cosa è certa: anche nella dialettica capitale-lavoro, da oggi, entra a pieno titolo un nuovo soggetto: la Rete».

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