Non profit
Governo, la “resistenza” di Silvio
Berlusconi "non preoccupato", intanto il Fli di Fini si sfalda
La situazione politica si fa ogni giorno più complessa. Il premier lancia messaggi rassicuranti sulla durata della legislatura e parla di ripresa economica assieme a Tremonti, intanto il Fli al Senato si sfalda, per le smagliature personali all’interno del partito appena costituito da Fini, e a sinistra Vendola lancia la Bindi come possibile candidato premier, contribuendo alla confusione complessiva. Sullo sfondo l’inchiesta della Procura di Milano, che continua ad arricchirsi delle numerose versioni di Ruby. I giornali non riescono a uscire dal tunnel.
- In rassegna stampa anche:
- MILLEPROROGHE
- RIFUGIATI
- LIBIA
- SECONDA GENERAZIONE
- MICROCREDITO
“Il premier: governo fino al 2013” è il titolo di apertura del CORRIERE DELLA SERA, in sommario l’altra notizia politica: “Si sfalda il partito di Fini, in Senato il gruppo è a rischio”. “Così Fli sprofonda tra gelosie e veleni” è il commento di Francesco Verderami che parte dalla prima. Servizi sulla politica da pagina 2 a pagina 13, inchieste comprese. Interessante l’editoriale, sempre in prima, di Giuseppe De Rita: “Prigionieri del degrado”. Partiamo proprio da questa riflessione: “il primo passo, assolutamente indispensabile, è quello di mettere in ombra per qualche anno le due parole-mito degli ultimi decenni: programmi e riforme – scrive De Rita a proposito delle ricette per uscire dalla situazione attuale di stallo – Non illudiamoci: chi propone programmi (magari straordinari, magari enfatizzati a «frustate») rischia di scrivere inutili scenari o pacchetti di improbabili misure; mentre chi propone riforme rischia di ripetere ipotesi ormai strutturalmente incapaci di tradursi in incisive decisioni strategiche. Posso dichiarare il mio personale dispiacere, ma non posso fare a meno di dire che i due strumenti sono troppo usurati per far da base ad una cultura di governo buona per gli anni futuri. Avanzo quindi l’ipotesi che oggi occorre attrezzarsi a «governare la contingenza», cioè i fenomeni ed i processi che via via si presentano nell’evoluzione socioeconomica, senza farsi prendere dalla nostalgia per la magica parola «vision» su cui si basa il cosiddetto primato della politica. È infatti evidente che nella società moderna «non ci sono che processi» (dalla globalizzazione all’esplosione dei flussi migratori), che spiovono dal di fuori e creano incertezze e sfide per tutti i soggetti sociali, piccoli e grandi che siano; essi di conseguenza possono essere gestiti solo fenomeno per fenomeno, soggetto per soggetto, caso per caso, decisione per decisione, in un crescente primato della contingenza. È la indiscutibile realtà di fatto, con tutta la sua carica di relativismo nei giudizi e diempiria continuata nei comportamenti”. Facile prevedere che il CORRIERE su questo tema aprirà un ampio e articolato dibattito… Nel frattempo Berlusconi tira dritto, come si capisce dalle cronache politiche nelle pagine seguenti, chiosate da Massimo Franco nella consueta nota, a pagina 2: “Il premier in trincea conta di sfruttare i conflitti degli avversari”. Leggiamo: “L’unica cosa chiara è che di qui al processo del 6 aprile a Milano, l’Italia passerà sotto le forche caudine del discredito internazionale; e in caso di condanna di Berlusconi la situazione diventerebbe insostenibile. – scrive Franco – La Lega non può defilarsi mentre la manovra del premier sta dando frutti: precari, opachi, ma decisivi per rimanere a palazzo Chigi. Quando ieri, nella conferenza stampa accanto al ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, il capo del governo ha detto che presto conterà su 325 voti a Montecitorio, probabilmente non esagerava. Il presidente della Camera guida un partitino parlamentare già diviso sull’atteggiamento da tenere verso il centrodestra.
Si dà per probabile che alcuni scontenti del Fli vengano risucchiati nelle file della maggioranza: un’area che testimonia come un’operazione nata sull’onda dell’antiberlusconismo sia avviata adesso su un binario morto”. Chi ha voglia e tempo può leggersi la paginata di Giuseppe Guastella (a pagina 5) sulle conclusioni del Gip che ha deciso il processo per il Cavaliere: “«Ruby, le telefonate, i bonifici» Le carte del giudizio immediato”, prima di rituffarsi nella politica, con il pezzo che apre pagina 9, di Francesco Verderami: “Invidie, sospetti, gelosie. Il partito mai nato” nel quale si raccontano le rancorose vicende del partito di Fini.
LA REPUBBLICA non molla e anche oggi apre sul processo: “Il gip: le prove contro il premier”; riservando il taglio centrale all’economia: “Milleproroghe: arrivano altre tasse”. Per quanto riguarda il solitamente lungo capitolo Ruby, accanto alla posizione del premier (non mollo, vado avanti, sono sereno; e a questo proposito fulminante la battuta di Altan in prima: «Il paese è fermo!» dice un personaggio; «Faccia quel cazzo che vuole. Io vado avanti tranquillo» risponde Berlusconi), vanno segnalati i crescenti dubbi della Lega. Certo in apparenza c’è sempre il fedele Bossi, che vuole proseguire con questo esecutivo, ma cresce l’insofferenza. Tant’è che nel suo retroscena, Francesco Bei spiega l’ipotesi di un rimpasto che porterebbe Tremonti a diventare vice-premier (una mossa forse ispirata anche dal pressing delle gerarchie vaticane, che continuano a sottolineare la necessità di scelte trasparenti. Anche il segretario del Papa, monsignor George Gaenswein consiglia all’Italia «di fare un po’ di pulizia interna»). Rodolfo Sala invece analizza la «pancia leghista»: “I dubbi dei lumbard su Silvio «Facciamo politica non festini» E sognano Maroni premier”. «Con Berlusconi portare a casa il federalismo diventa difficile, perché si sta o lo stanno spingendo in un pozzo; e allora ben vengano le aperture del Pd; del resto la battaglia per le autonomie locali a suo tempo le aveva fatte la sinistra». È la tesi di un politico varesino, Fabio Binelli, assessore a Varese. «Noi ragioniamo per obiettivi, se portare avanti gli interessi della mia gente implica imboccare strade diverse da quella di adesso non vedo il problema», spiega il sindaco leghista di Tarzo, in provincia di Treviso. Insomma il matrimonio con il cavaliere è «di convenienza, non certo d’amore», come sintetizza un altro lumbard. Orazio La Rocca invece si dedica al rapporto Pdl-cattolici: “Appello di Bagnasco ai politici «Ore difficili, serve responsabilità»”. Il presidente della Cei ribadisce quanto sta dicendo da giorni mentre, sottolinea La Rocca, «il rinvio a giudizio di Berlusconi sta mettendo a dura prova il rapporto tra mondo cattolico e governo. Non a caso per tutta la giornata di ieri sono filtrate voci su un possibile annullamento dell’incontro tra il cardinale Bertone e il cavaliere» programmato domani per l’anniversario dei Patti Lateranensi. Un sondaggio Swg rivela che la fiducia dei cattolici verso Berlusconi è passata dal 42% dello scorso novembre al 33% di gennaio.
«Il premier va avanti e Tremonti ci mette la faccia» è il titolo dell’editoriale del vicedirettore Nicola Porro sulla prima pagina de IL GIORNALE. «Stiamo affogando nelle lentezze della nostra burocrazia: e la devoluzione di poteri dal centro alla periferia ha perfino peggiorato le cose. Insomma mentre l’Italia della politica litiga, l’Italia che deve campare più seriamente litiga con lo Stato», premette Porro. Quindi «ha fatto bene, benissimo, il premier a presentarsi ieri in conferenza stampa con Giulio Tremonti per illustrare alcune piccole regole di politica economica introdotte con quello zibaldone legislativo», così «entrambi hanno raccontato ciò che solo interessa al paese: la crescita». Il consiglio per Berlusconi è: «Si connoti per un governo scandalosamente liberale e pro market. È pur sempre meglio che essere ricordato come un esecutivo pro girls». Ma il titolone di apertura del quotidiano è «Proiettile Br al Giornale», sommario: «Minacce eversive a noi e a Berlusconi. Si saldano con il terrore che spira dalle procure e dai soliti intellettuali che vogliono abbattere il Cav “a ogni costo”», sotto l’occhiello «l’odio fa un salto di qualità». Scrive il direttore Alessandro Sallusti «Una pallottola e un volantino che annuncia lotta armata con la stella a cinque punte, quella delle Br. Il tutto in una busta consegnata ieri a noi del Giornale. Siamo abituati a ricevere minacce da pazzi e mitomani, ma questa volta c’è qualche cosa di più». Si chiede Sallusti: «Del resto, sui giornali di sinistra e nelle loro adunate, illustri costituzionalisti di sinistra hanno teorizzato che Berlusconi e i suoi vanno rimossi «a ogni costo». Quell’«ogni» è decisivo, include di tutto, la forza e la violenza comprese», quindi «cosa è questo se non terrorismo? Per ribaltare l’ordine costituito e democraticamente legittimato non serve per forza nascondersi dietro la stella a cinque punte». Mentre a Gianfranco Fini è dedicata la foto centrale, per Francesco Cramer «Il Fli si sbriciola come un wafer e a Fini non resta che la Camera. Quella dei deputati, visto che quella di Montecarlo l’ha già regalata al cognato Tulliani».
«Contrordine» titola in prima pagina IL MANIFESTO sopra le fotografie accostate di Fini e Vendola durante i rispettivi discorsi tenuti alle assise dei propri partiti. «Con Fini contro Berlusconi. Nichi Vendola, dopo tanta insistenza sulle primarie, ingoia il rospo, dice sì alla grande coalizione elettorale e indica Rosy Bindi leader. Il Pd accoglie il figliol prodigo ma tace sulla “candidata”. Il presidente del consiglio resiste, si presenta ai giornalisti con Tremonti e minaccia: “Durerò fino al 2013”» riassume il sommario che rinvia alle pagine 4 e 5 dedicate alla politica nazionale. L’editoriale in prima pagina è firmato da Marco Bascetta «Come misurare la normalità» che inizia con una citazione: ««Essere di casa a corte, perdio! Questo è salire. Stare e farsi vedere con i grandi, studiare i loro gusti, assecondarne le fantasie, servire i loro vizi, approvare le loro prevaricazioni: questo è il segreto». E spiega: «Non è un’intercettazione della procura di Milano, nemmeno il consiglio e l’auspicio di una mamma di velina, il manuale di Lele Mora o il diario di Emilio Fede. A parlare non è la nipote di Mubarak, ma un altro, più illustre nipote, quello di Rameau, lo straordinario personaggio scaturito dal genio critico di Denis Diderot negli anni ’60 del diciottesimo secolo (….) Qualche secolo dopo le ragazze di Arcore e gli svariati servitori del cavaliere restano di gran lunga al di sotto della grandezza del personaggio, della sua lucidità e spregiudicatezza. Non meritano gli epiteti pesanti che Diderot riserva al suo interlocutore immaginario, ma neanche la radicalità critica che si trova costretto a riconoscergli. (…)». Sempre in prima pagina Vauro disegna una vignetta dal titolo “La Bindi candidata premier?” accanto alla caricatura di Rosy Bindi il solito omino di Vauro con in mano un mazzo di fiori che dice: «Se sono Rosy fioriranno!». Nelle pagine interne l’apertura è dedicata alla proposta di Vendola «L’alleanza nazionale» e a fianco un boxino segnala «Fli fa flop – A palazzo Madama salta il gruppo».
ITALIA OGGI, il quotidiano dei professionisti, dedica molto spazio a Fini. Apre le danze Pierluigi Magnaschi. Nella sua analisi a pag 2 “In Senato, l’8 settembre del nuovo partito di Fini”, l’autore spiega perché mentre Berlusconi viene processato nelle piazze e in tribunale, la sua forza politica cresce paradossalmente in parlamento. Il merito è di Fini. «Il governo di Berlusconi trae vantaggio dallo sfaldamento del Fli che, alla cerimonia battesimale dell’Assemblea costituente, lungi dall’essere accolto dai sorrisi gaudenti dei famigliari, ha subito scatenato una rissa come capita in quei matrimoni nei quali le famiglie rivali, arrivano già alticce alla cerimonia del sì. L’assemblea del Fli si è quindi subito tramutata, da cerimonia di esultanza e di coesione, in una specie di 8 settembre. Un si salvi chi può». Più pratica la versione di Marco Bertonicni. Nel suo pezzo “Il milleproroghe sfalda i finiani”, Bertoncini sostiene che i malumori dei senatori finiani erano più volte emersi in passato, «Di fatto, il gruppo restava idealmente fermo all’atteggiamento assunto in settembre, col voto favorevole ai cinque punti programmatici del governo e la dichiarata permanenza nella maggioranza. Organigrammi e linea politica emersi all’assemblea costituente hanno fatto emergere un dissenso pesante e netto». Non ci sarà futuro nel Fli per chi la pensa diversamente. E’ questo il tema del pezzo a pag 4 “Così Fini impallina le colombe”. Fini vuole un partito «compatto al suo comando. Arrembante e senza voci fuori dal coro. Un partito che quando andrà alle urne non potrà neppure avere una corrente che parla una lingua diversa dal verbo del capo e si permette di valutare altre strade rispetto alla linea ufficiale». Poco tenero anche il pezzo di Cesare Maffi “Fini non ne azzecca una e i futuristi fanno flop”. A sostegno della tesi, Maffi cita tutti gli errori del presidente della Camera. Eccone alcuni: «Non è possibile proclamarsi solidamente inseriti nel centrodestra e civettare con la sinistra; non si può votare per il programma del governo a settembre, per negarlo a novembre».
IL SOLE 24 ORE oltre al lancio in prima, all’affaire Rubygate copre dalla pagina 19 alla pagina 21. Commenti, ma anche cronaca della situazione e reazioni politiche. E l’imprevedibile Stefano Folli: ostenta serenità – fa capire il commentatore – ma non è sereno. E’ questa la tesi di fondo del commento di Stefano Folli sulla situazione del premier: «L’obiettivo era trasmettere all’opinione pubblica un’idea di normalità: si va avanti come se le imputazioni avallate dal Gip non esistessero, come se il 6 aprile quest’anno fosse un giorno non registrato sui calendari, anzichè l’inizio del fatidico ‘rito immediato’».
“Berlusconi: avanti, io non mi preoccupo – Terremoto Fli, gruppo al Senato a rischio”: AVVENIRE riassume così in prima i servizi interni che occupano 4 pagine. Il premier si dice certo di arrivare fino a fine legislatura: «Faremo le riforme. Senza Fini è più facile, e poi Bossi è con me, siamo coesi». Poi fa capire che non saranno i pm a fermarlo: «sono 17 anni che vivo con i processi». Sul fronte del Fli Giuseppe Menardi lascia e ora i senatori futuristi sono 9, uno in meno della quota minima per formare un gruppo autonomo. Da parte delle opposizioni Vendola prova la grande alleanza con Fli e Bindi leader, ma incassa la cautela dei democratici e la stessa Bindi frena: prima la coalizione, poi i nomi. Tra i commenti, da segnalare il parere di Paolo Feltrin, docente di Scienza della politica all’Università di Trieste, secondo cui : «Il Cavaliere sta per cadere ma ha cambiato il sistema e lascerà una lunga eredità. Il premier crolla per difficoltà sue e non per merito dell’opposizione. Il centro non tornerà». Invece Alessandra Ghisleri, direttore di Euromedia Resarch ritiene che «La gente ha gran bisogno di una politica vera. Gli italiani sono spiazzati di fronte alle polemiche su Ruby, vorrebbero un dibattito sui contenuti delle riforme» e avverte di stare attenti all’effetto sorpresa dei tanti “che stanno a guardare”.
“Berlusconi: io vado avanti”. LA STAMPA apre con il premier che «si mostra tranquillo e rilancia la campagna acquisti», si legge in prima pagina. Le buone notizie giungono dal Senato dove il «milleproroghe» è passato con larga fiducia e con lo sfaldamento del gruppo Futuro e Libertà. Ma LA STAMPA scrive anche che l’avvocato del premier Ghedini avrebbe visto tra le carte del processo Ruby, «qualcosa di interessante» a vantaggio del suo assistito, LA STAMPA prova a saperne di più da esponenti del Pdl che però glissano. Dopo lo sfaldamento del gruppo di Fini durante il voto, Berlusconi «da ieri sera si è concentrato sull’allargamento»: acquisire nuovi deputati, sta decidendo se farlo «goccia a goccia, comprandoli singolarmente» scrive Ugo Magri a pagina due, oppure «con operazioni politiche più sofisticate», stando attento a non modificare troppo gli equilibri interni al Pdl. L’altra novità di ieri è l’asse ricostituito con Tremonti: «ha capito che non è il momento di dividersi», ha detto il premier durante la conferenza stampa di ieri con il ministro dell’economia. A pagina 7 LA STAMPA intervista il sindaco di Firenze Matteo Renzi. Su Berlusconi dice: «Spero che si vada subito alle elezioni vista la gravità della situazione. Però bisogna chiederle non per quello che fa di notte, ma per quello che non fa di giorno. Il centrosinistra deve essere capace di giudicarlo per i risultati di governo non raggiunti e di avanzare una proposta concreta». Renzi critica Bersani dicendo che è stata «una follia» inseguire Fini e ora Bossi, «poi se si deve fare un accordo sul federalismo si può fare, ma sono contrario a stringere un patto con la Lega per fare con loro un governo se dovesse cadere Berlusconi».
E inoltre sui giornali di oggi:
MILLEPROROGHE
LA REPUBBLICA – Il decreto passa al Senato e contiene di tutto di più: dagli sgravi fiscali per la patrimonializzazione delle banche al rinvio del pagamento per le quote latte, dalla tassa sul cinema alla social card e al 5 per mille. La social card, segnala Roberto Petrini, «non sarà più a gestione centralizzata»; si attiverà il non profit, «un mondo al quale è rivolta anche l’erogazione di 400 milioni sotto forma di rifinanziamento del 5 per mille».
IL MANIFESTO – A pagina 4 a piè di pagina si ricorda il «primo sì al decreto – monstre. Un assalto alla diligenza pieno di scelte sbagliate». «(…) Il maxiemendamento del governo ha sostanzialmente rispettato i lavori della commissione. Non ci sono insomma brutte sorprese come in passato. Pochissime però sono le cose buone. (…)» nell’articolo il lungo elenco di quelle negative: «Per il resto il milleproroghe è diventato un decreto monster, qualcosa a metà tra la finanziaria e la legge omnibus, con porcate e soluzioni parziali infilate qua e là a piene mani. La Lega ha ottenuto un’ulteriore rinvio delle multe per le quote latte e 6 milioni da dare solo alla Scala di Milano e l’Arena di Verona. Il Pdl della Campania (Nicola Cosentino) il condono edilizio ad regionem, cioè il divieto di abbattere le case abusive decretato con sentenze penali passate in giudicato (…)» e conclude: «Incurante della recente sentenza della Consulta, il governo ha congelato le graduatorie degli insegnanti precari fino al 2012 e, svolta “anomala”, ha affidato la gestione delle social card agli enti caritatevoli, cioè cattolici».
SOLE 24 ORE – Ampio spazio all’approvazione del Milleproroghe, con un lancio in prima e servizi da pagina 7 a pagina 11. Un’infografica esemplifica le principali novità contenute nella norma che desso passerà alla Camera per l’approvazione definitiva. A seguire una serie di approfondimenti sui singoli capitoli. E una sorpresa: si tace sulle modifiche del 5 per mille, per questa novità solo un veloce passaggio nell’articolo di apertura di cui però non si spiega il contenuto.
RIFUGIATI
IL MANIFESTO – In prima pagina il richiamo «Italia, il biblico fallimento» dove inizia l’articolo di Alessandro Dal Lago annuncia il reportage di Marco Benedettelli «Le voci dei rifugiati di Lampedusa» cui sono dedicate la pagine 2 e 3. Scrive Dal Lago: «Il panico che ha in questi giorni ha visibilmente afferrato alla gola Maroni e Berlusconi – quest’ultimo nel bel mezzo di quella che speriamo essere l’ultima puntata della sua saga politica – non si spiega evidentemente solo con gli sbarchi dei giovani tunisini. Né con quello che l’ineffabile Frattini ha definito un possibile “esodo” biblico dal mondo musulmano. Per cominciare, c’è il fallimento visibile della politica della porta chiusa che l’attuale governo, non diversamente da quelli che l’hanno preceduto, ha spacciato nell’opinione pubblica come la sola possibile risposta alle migrazioni (…) Il mondo cambia con una velocità che né Frattini, né Berlusconi, né le ingessate autorità europee, ahimé per loro, sanno prevedere. Fino all’altri ieri, sembrava che il pericolo islamico fosse alle porte. Oggi sono le aspirazioni democratiche, la voglia di libertà, l’insofferenza per la corruzione e la repressione di questa gioventù che sfila per le strade delle metropoli nordafricane. (…) Se la risposta fosse solo quella delle motovedette e dei dragamine non sarebbe solo un misero ripiego, foriero di ulteriori tragedie in mare. Sarebbe un insulto a questa democrazia in movimento che oggi fa respirare una nuova aria nel mondo mediterraneo e non solo in quello». A pagina 2 e 3 nel suo racconto Benedettelli scrive: «(…) Quella che si affolla in questi giorni a Lampedusa, è una comunità che sta affrontando soltanto la prima tappa di un viaggio ben più lungo, verso la Germania, la Francia, il Belgio, dove tutti hanno amici o parenti. Come Tharik Radaman, uno dei due imam sbarcato la scorsa settimana, che vuole raggiungere dei fratelli a Marsiglia. È molto considerato ed è uno dei punti di riferimento della comunità. A forza di piccoli comizi ha convinto i ragazzi a mantenere la calma e ad accettare i tempi di attesa estenuanti della turnazione per i rimpatri. (…)»
LIBIA
AVVENIRE – Apre sulla rivolta popolare che tocca il regime di Gheddafi. Il titolo è “Il turbine sulla Libia”. Dopo quarant’anni il colonnello trema per la grande marcia in programma oggi. Alle pagine 4 e 5 i servizi con l’intervista al politologo Joseph Nye, professore ad Harvard, secondo cui servono “soft power” e sanzioni per i regimi vulnerabili.
SECONDA GENERAZIONE
CORRIERE DELLA SERA – A pagina 14: “E il made in Italy recluta i cinesi di seconda generazione”, scrive Dario Di Vico a proposito del primo esperimento di borsa del lavoro organizzato dalla Fondazione Italia-Cina: “Alla fine i giovani cinesi hanno riempito la sala convegni dell’Assolombarda chiamati dalla Fondazione Italia-Cina. In più di 150 hanno ascoltato con attenzione le relazioni di manager e sociologi e poi si sono messi in fila per il momento clou: i colloqui one-to-one con le aziende italiane”. 24 aziende hanno mandato a Milano i reclutatori a caccia di talenti cinesi.
MICROCREDITO
AVVENIRE – Bufera sul Nobel Yunus, invitato dal ministro delle finanze del Bangladesh a lasciare la direzione della Grameen, la banca che offre prestiti ai poveri per “raggiunti limiti di età”. Ma alla base ci sarebbe lo scandalo dei fondi denunciato da una tv norvegese. Il servizio a pagina 21.
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