Politica
Governo. Follini “declina” l’invito
Al termine di un delicato consiglio nazionale del suo partito Follini fa sapere che non entrerà nel nuovo governo. Intanto, l'asse con An si è consumato
Marco Follini, segretario dell’Udc, declina l’invito: non vuole entrare a far parte dell’esecutivo. Ma la nomina di Domenico Siniscalco al ministero del Tesoro annunciata da Berlusconi mentre si svolgono alcune riunione interne, al termine del Consiglio nazionale, coglie di sorpresa il partito e quanti, tra i suoi esponenti, gia’ ipotizzavano new entry al governo. Anche se da via Due Macelli ci tengono a far sapere che una telefonata del premier aveva preavvertito il segretario dell’Udc. Marco Follini non lo dice apertamente, ma al Consiglio nazionale, riunito a porte chiuse oggi a Roma, lascia intendere chiaramente di non essere disponibile per l’esecutivo. In altre parole dice no alla proposta rilanciata mercoledi’ scorso, con forza, da Gianfranco Fini, sapendo che cosi’ anche per il vice premier la partita si complica e, quindi, tramonta l’asse con An. Un lungo applauso, viene riferito, sottolinea il passaggio del segretario quando dice che non vuole lasciare la segreteria di Via Due Macelli. E alla fine, al termine del dibattito interno, Follini riceve dal suo partito un mandato votato all’unanimita’ a proseguire sulla strada del confronto nella maggioranza (”un cantiere che resta aperto”). Insomma si prosegue con la politica delle ‘mani libere’. Per contro i centristi promettono che saranno costruttivi e responsabili, ma non cedevoli, ed assicurano che ”concorreranno alla stabilita’ e alla governabilita’ del paese”. Nella sua lunga giornata Follini non altera il suo stile britannico, eppure il pressing oggi e nei giorni precedenti e’ stato incessante. Dentro e fuori il partito. Il premier si sa, cosi’ come alcuni esponenti dell’Udc che lo hanno ribadito oggi, a partire da Toto’ Cuffaro, avrebbero voluto un impegno diretto di Follini nel governo. Ma la maggior parte dei suoi, per non parlare di Bruno Tabacci che avrebbe desiderato che l’Udc appoggiasse dall’esterno il governo, e’ con lui. Anche perche’ il partito appare cosciente che e’ necessario non dividersi. Follini e’ quindi tenace quando, nel primo pomeriggio, dribbla la domanda diretta dei giornalisti sulle sue intenzioni, giudicando il problema della sua presenza nel governo ”un dettaglio minore”: questo problema non puo’ essere il ”tormentone, il gioco dell’estate”. Ma Follini non esclude una maggiore presenza dei suoi nell’esecutivo ed a chiusura della parte ufficiale dei lavori si chiude in conclave con i siciliani guidati da Cuffaro che gli chiedono di far entrare nell’esecutivo Raffaele Lombardo. Richiesta che peraltro e’ osteggiata da molti parlamentari ai quali non va giu’ l’idea di essere superati da un esponente del partito che non possiede alcuna esperienza parlamentare. Dopo i siciliani tocca ai ministri Carlo Giovanardi e Rocco Buttiglione, con i quali Follini si riunisce separatamente. Ed e’ poco prima di uscire dalla riunione con il ministro per le Politiche comunitarie che arriva la notizia della decisione del premier: non ci sara’ il vertice chiesto da Fini, niente rimpasto, al Tesoro – annuncia Berlusconi – va Siniscalco. Un colpo di scena che coglie di sorpresa Follini (avvertito solo poco prima), e sopratutto gli altri esponenti dell’Udc, come Mario Baccini, che il tam tam della vigilia includeva tra i candidati per un nuovo ministero. A questo punto i centristi, attaccati dalla Lega e abbandonati definitivamente da Berlusconi e da Fini, appaiono isolati. Follini non commenta la nomina di Siniscalco. Ma l’esito dei lavori della giornata – assicurano all’Udc – non viene inficiato dalla decisione presa in serata dal premier. Il partito, sottolinea il ministro Buttiglione, ”e’ lieto di registrare una convergenza programmatica su molte importanti questioni, in primo luogo la necessita’ di rimodulare in modo ragionevole il federalismo”. Cosi’ come l’Udc ”apprezza le aperture del premier sulla legge elettorale proporzionale”. Adesso il programma della Cdl ”deve diventare concretezza di azioni ed e’ sulla capacita’ di ottenere questo risultato che – avverte il ministro centrista – si misura la validita’ dell’azione di governo”.
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