Formazione

Governo: chi comanda alla Farnesina?

La Velina azzurra, informata newsletter politico parlamentare, rivela che l'ex-ministro De Michelis ha ancora un ampio potere. Cosa che allarma molti, dalla Lega a Sant'Egidio

di Paul Ricard

Che succede alla Farnesina? L’arrivo del nuovo ministro Franco Frattini starebbe innescando una serie di movimenti nelle strutture dirigenziali e diplomatiche. Ma gli equilibri di potere sarebbero, in realtà, più complessi. Ne parla, in un interessante retroscena, La Velina azzurra, informata newsletter politico-parlamentare, che racconta il back-stage della Casa delle libertà. Diretta da Claudio Lanti, la Velina odierna, si concentra appunto sulla nuova gestione degli Esteri. La newsletter intervista Ambassador, un esperto di cose della Farnesina sotto mentite spoglie. Secondo l’interlocutore sarebbe Gianni De Michelis, ex-ministro dell’epoca craxiana, il vero uomo forte del dicastero «con due sottosegretari ombra, che sono Gianni Castellaneta, consigliere diplomatico di Berlusconi, e il rustico Cesare Ragaglini, capo di gabinetto messo alle costole di Frattini per fargli fare le cose decise dalla banda». Un potere che conterebbe soprattutto nella cooperazione allo sviluppo. «La Lega e An premono per il cambiamento che Frattini aveva promesso ai due presidenti delle commissioni esteri di Camera e Senato, Selva e Provera», spiega Ambassador, «si consideri che l?attuale direttore generale alla cooperazione è ancora Giandomenico Magliano un uomo di fiducia di Lamberto Dini, piazzato lì alla vigilia delle elezioni (gli gestiva il collegio a Napoli), poi confermato da Renato Ruggiero e non toccato da Berlusconi. Stiamo parlando della cooperazione, che è lo strumento più importante della politica estera italiana». Sul ruolo del segretario generale Baldocci, Ambassador ha le idee chiare. «Baldocci è la prima vittima del ritorno di De Michelis, l?unico che Frattini ha esautorato, in attesa di un pensionamento che si sta cercando di anticipare. Non conta più niente, uno straccio. Il ministro lo ha estromesso dalla formazione del listone dei nuovi ambasciatori. Fra l?altro, ignorare le indicazioni della struttura è un abuso amministrativo. Ed è singolare che sia stato commesso dall?ex ministro della Funzione pubblica che è anche frequentatore di vari templi riservati all?alta burocrazia. Non parlo solo dell?associazione ?Amici di Mario Rossi?. Così adesso Baldocci si sta mangiando le mani per aver boicottato alla direzione generale del personale nomi graditi alla destra, che avrebbero certamente sostenuto i diritti della struttura». Secondo l’intervistato di Velina azzurra, sulla cooperazione «a Frattini sostanziali cambiamenti nella politica di aiuti allo sviluppo sono stati chiesti a gran voce dalle commissioni parlamentari. La maggioranza vuole un taglio netto e visibile con il passato. La Lega e An temono di trovarsi coinvolte in qualche grana delle gestioni di centro-sinistra che potrebbe essere già in arrivo. Fate attenzione alla nuova Tangentopoli sanitaria che sta crescendo in varie procure. Dalla sanità alla cooperazione il passo e breve. Frattini sembrava averlo capito. Perciò, appena arriva alla Farnesina informa spontaneamente i sottosegretari che ha già individuato un nuovo direttore generale e che si appresta a nominarlo». Secondo Ambassador, la D.g. cooperazione sarebbe stata al centro di un colloquio riservato Frattini-De Michelis: «Dopo qualche settimana di ambientamento. De Michelis lo convoca e gli comunica che la cooperazione non è un settore come gli altri e bisogna tenersela stretta. Un incarico da assegnare ad Arturo Olivieri: ?Ecco il tuo nuovo direttore generale!”». Un’ipotesi che avrebbe fatto imbufalire il presidente della Commissione Esteri alla Camera, il leghista Provera. Secondo Ambassador «la Lega ha raccolto un dossier sulla cooperazione e da tempo segue le mosse di De Michelis per riprendere l?iniziativa diretta sugli aiuti allo sviluppo, che pompavano 5 mila miliardi all?anno quando era ministro degli esteri nel ?92. Allorché la polveriera scoppiò, volarono gli stracci della banda, distrutta in un turbine di arresti, incriminazioni, processi. Amen. Adesso il De Michelis ha cambiato strategia. Stavolta, intende pilotare le cose dall?esterno, senza rischi. Qualsiasi cosa accada, non ne risponderà in nessun modo, perché lui è un semplice consigliere del Cavaliere. La struttura ombra che sta creando è una corazzata: pensate al potenziale di un triangolo diplomazia-servizi segreti-aiuti allo sviluppo. Un nucleo di governo vero dentro il finto governo Berlusconi. Il lavorio di De Michelis, secondo la Velina, allarmerebbe una vasta area politica. «Chiamiamolo uno zoccolo duro», dice Ambassador, «le conseguenze politiche di una gestione degenerativa del ministero e dintorni allarmano sia i circoli più sensibili del centro-destra sia quelli più specificamente coinvolti nelle questioni internazionali: un arco che comprende le commissioni parlamentari, la Lega, Comunione e Liberazione, Sant?Egidio, fino al Sismi».


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