Volontariato

Governo. Berlusconi vittorioso a Ecofin e nervoso con alleati

Una ricostruzione dellì'agenzia Ansa (giudicata dal portavoce del premier "fantasiosa") su una giornata difficile, quella tra Ecofin e tensione con An e Udc

di Ettore Colombo

Pubblichiamo stralci di una ricostruzione dellì’agenzia Ansa (giudicata dal portavoce del premier, in tarda serata, “del tutto fantasiosa”) su una giornata difficile, quella passata da Berlusconi tra vertice Ecofin e tensione con An-Udc Mi vogliono tenere sulla graticola? Lo dicano subito, perche’ stavolta nessuno mi ferma. Se mi fanno ridurre le tasse, bene. Altrimenti ci metto tre giorni a salire da Ciampi e stavolta si va tutti a casa, si va a votare. Io non vivacchio, non mi lascio cuocere a fuoco lento. E poi lo spiegassero loro al Paese che mi hanno fatto cadere perche’ non volevano che gli italiani pagassero meno tasse. ‘Loro’ sono Fini e Follini, gli alleati. E chi si sfoga cosi’ sarebbe invece Silvio Berlusconi. Ma non e’ certo un giocare di rimessa, quello del premier. Che oggi si sente forte come un leone, dopo aver visto chiudere e ritirare la procedura per l’early warning dai ministri economico-finanziari dell’Ecofin, che hanno unanimemente giudicato ‘affidabile’ il piano del governo per riportare sotto il 3% il rapporto deficit/pil nel 2004. Berlusconi si sente forte, quando a sera vede Fini e indica tempi e modi delle prossime tappe. L’interim dell’Economia – questo il premier lo aveva gia’ detto lasciando gli alleati come statue di sale – lo prendera’ lui. Per quanto? ”Per tutto il tempo che sara’ necessario per garantire la riduzione delle tasse, provvedere ai relativi tagli alle spese e ‘blindare’ la manovra per il 2005”, spiegano i maggiorenti di Forza Italia. Perche’ – questo invece lo ricorda agli alleati distratti lo stesso Berlusconi – ”la riduzione fiscale era ed e’ nei piani del governo”. La Cdl – per dirla con un ‘papavero’ della maggioranza – oggi ”e’ davvero all’anticamera della crisi”?. Di certo l’aut-aut del premier spiazza davvero gli alleati, li rende nervosi e guardinghi. E li divide. Marco Follini convoca ”d’urgenza” per domani l’ufficio politico del partito, mentre Rocco Buttiglione chiede un ”interim breve” e parla come una sibilla cumana: ”Pensavamo di essere usciti da un guaio ma potremmo cacciarci in un guaio ancora piu’ grande…”. I centristi fanno filtrare l’intenzione di assumere ”una posizione durissima”, per la situazione che si e’ venuta a creare dopo il tempestoso addio al governo di Tremonti. Le ipotesi le elencano diversi esponenti di punta dell’Udc: si va dall’appoggio esterno alla richiesta di formalizzare la crisi in Parlamento, fino ad una vera e propria battaglia a colpi di emendamenti sulla devolution e alla richiesta di un rinnovo dei vertici Rai in Commissione di Vigilanza. L’Udc tiene le carte coperte. Le scopre invece la Lega, che nel suo Consiglio Federale rinsalda l’asse del Nord: rinnova la fiducia al Cavaliere e chiede a lui di mantenere l’interim fino all’approvazione della Finanziaria, pretende tempi certi per la devolution e lancia un ultimatum: 15 giorni di tempo agli alleati per concordare un testo sulla riforma dello Stato. ”O si approva il federalismo entro la legislatura o ce ne andiamo dal governo”, minaccia Roberto Maroni. Gianfranco Fini, invece, e’ di fronte ad un vero e proprio dilemma. Il vicepremier annulla un impegno a Venezia e per tutto il giorno cerca di capire fino a che punto sia giusto spingersi. Fini e’ andato in battaglia sotto il vessillo della ‘collegialita”, credeva di aver vinto con la caduta di Tremonti e certo ha mal digerito la repentina e solitaria decisione di Berlusconi di tenere per se’ l’interim dell’Economia, fino al compimento della riforma fiscale. ”Abbiamo cacciato Tremonti con il bel risultato di ritrovarci un monarca ancora piu’ potente”, sibila un colonnello di An. Che fare se l’Udc si spingera’ fino a chiedere la formalizzazione della crisi? Che fare se cio’ scatenera’ la Lega fino ad un epilogo ingovernabile? E se Berlusconi tornasse invece a blandire il suo vice, chiedendogli di lavorare insieme alla riduzione delle tasse, come dire di no al premier? E come evitare di dilapidare in un attimo il successo di immagine ottenuto con le dimissioni di Tremonti? Fini si muove con i piedi di piombo, sa di avere gia’ ottenuto il massimo da Berlusconi e di non poter chiedere altro ancora. Per questo si irrita con chi, tra i suoi colonnelli, vuole di piu’. E pensa per esempio a buttare giu’ come birilli tutti i dirigenti di Via XX Settembre (Grilli, Siniscalco) per sostituirli con una classe ministeriale piu’ vicina (Draghi, Monorchio, Polillo). E magari di ottenere lo sdoppiamento del ministero dell’Economia. Per giunta il leader di An ha alle spalle un partito diviso, pronto a rinfacciarsi responsabilita’, nel solito stillicidio tra le correnti. La querelle sulla lunghezza dell’interim assunto da Berlusconi diventa il nuovo casus belli nella Cdl (anche se dal Quirinale si avvalora la tesi che l’interim conferito non sia ‘a tempo’). E al di la’ delle congratulazioni rivolte dagli alleati al premier per l’esito dell’Ecofin, cio’ che rende il clima della giornata e’ il riassunto di un fedelissimo del premier, che chiosa: ”Ora devono stare molto attenti a come si muovono. Si sono alzati da tavola tutti sazi: chi ha avuto la Rai, chi la devolution, chi la testa di Tremonti… Berlusconi e’ stato geniale, li ha accontentati. Ma adesso il ministro dell’Economia lo fa lui e abbassa pure le tasse. Non va bene cosi’? E allora ci sono le elezioni anticipate”.


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