Economia
Google lancia il software per risparmiare
Studiato un sistema che, monitorando i consumi, permetterebbe di scovare ed ottimizzare falle e dispersioni
Lord Kelvin (matematico scozzese) era solito dire: «If you cannot measure it, you cannot improve it» (Se non puoi misurarlo, non puoi migliorarlo). Google fa sua questa massima lanciando PowerMeter, un nuovo progetto per misurare e monitorare in tempo reale i consumi di ogni apparecchio e gadget domestico. Il software è ancora un prototipo testato internamente e non è ben chiaro tra quanto tempo verrà rilasciato. Google prendendo spunto dalla frase di Kelvin ritiene che fino a quando non si sarà in grado di definire con esattezza come e dove l’energia viene sperperata, non sarà nemmeno possibile ridurre l’impronta ecologica domestica. Un ingegnere di Google.org, Russ Mirov, ha testato in anteprima il software riuscendo a consumare il 64 per cento in meno di energia che in termini economici significa 3 mila dollari da spendere in più l’anno. PowerMeter è, quindi, in primo luogo un software in grado di quantificare meglio i consumi di ogni singolo dispositivo domestico. Affinché ciò sia possibile, Google deve ora stringere partnership con i principali fornitori e produttori di elettronica, in modo da permettere agli apparecchi di poter dialogare con l’applicativo. Trattandosi di una versione sperimentale, attualemente allo stato beta, Powemeter al momento è disponibile solo per alcuni dipendenti dell’azienda di Mountain View, per poterlo utilizzare infatti, è necessario disporre di uno specifico strumento di misura.
L’idea del gigante del web è quella di rendere disponibile il programma come Gadget gratuito di iGoogle da utilizzare in cooperazione con un apposito contatore da, naturalmente, acquistare.
Per vedere il filmato di Google clicca qui
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.