Ogni giorno sul suo motore di ricerca si effettuano un miliardo di richieste. Negli ultimi 9 anni ha acquisito 187 brevetti e oltre 30 società.
In Borsa ormai vale 180 miliardi di dollari. Eppure fornisce servizi gratuiti. Ma solo all’apparenza. Perché in fondo il prezzo da pagare è davvero alto Benvenuti, ecco a voi Google. BigG per gli amici. La società che ha come motto aziendale «Don’t be evil», non essere cattivo.
È il motore di ricerca online più famoso al mondo, su cui ogni giorno vengono effettuate un miliardo di richieste, utilizzando 450mila server accesi 24 ore su 24. Ma il colosso di Mountain View è molto di più di un semplice, potente, efficace motore di ricerca. Lo sa bene Andy Grove, ex numero uno del gigante Intel: «È un’azienda cresciuta a steroidi, che ha mani e piedi in ogni settore dell’industria».
Google gestisce un volume inimmaginabile di “dati”: navigazione, email, documenti di chi utilizza gli strumenti offerti gratuitamente online da BigG. Su questi dati Google elabora analisi molto sofisticate. Analisi che naturalmente può vendere.
Ma non basta essere “il” motore di ricerca. Serve avere il controllo dell’intero ciclo di vita degli utenti. Google è infatti presente nel mercato della telefonia mobile (ha lanciato il suo smartphone “Nexus One” e il relativo sistema operativo “Android”); offre software gratuiti come Gmail (la posta elettronica); un sistema operativo e un browser (Chrome); chat o servizi voip per telefonare online (Wave, Google Talk e Google Voice). Insieme a una serie di applicazioni per le più svariate esigenze dell’utente medio: Picasa per la gestione delle foto online; un pacchetto office con cui scrivere o fare presentazioni (Google Docs); una piattaforma per creare blog (Blogger); YouTube per i filmati (oltre 25 ore di video caricati ogni minuto); il social network Orkut e il nuovo sistema Buzz per rimanere connessi con gli amici (quest’ultimo oggetto di una class action negli Usa per violazione della privacy). Qualsiasi cosa ci venga in mente di fare online, Google vuole essere la piattaforma su cui farlo.
Per questo, la società fondata nel 1998 da Larry Page e Sergey Brin vuole sapere dove si trova ogni cosa: da dove viviamo (Google Maps e Google Earth) fino a dove vivremo un giorno (Google Moon e Google Mars). Anche in questo caso, però, BigG è stata trascinata in tribunale per aver mostrato online immagini di minori e persone in atteggiamenti imbarazzanti senza autorizzazione e di aver quindi violato la privacy degli utenti. Ciononostante Google vuole sapere tutto di noi e conserva per 18 mesi le tracce dei percorsi che lasciamo durante le nostre navigazioni sul Web. Ma non solo. Vorrebbe avere accesso anche ai nostri dati sanitari (Google Health), e disporre dei dati del nostro Dna per cui ha investito in due società di genetica: la Navigenics e la 23andMe, quest’ultima fondata da Anne Wojcicki, moglie di Sergey Brin.
Google ha però bisogno di elettricità per far funzionare i propri server e scambiare un’enorme quantità di dati via Internet al costo minore. Ecco perché il colosso di Mountain View intende «costruire e testare una rete ad alta velocità a banda larga» tutta sua, come annunciato a febbraio 2010 sul blog ufficiale dell’azienda. Non basta. Google ha pianificato il suo ingresso anche nel mercato dell’elettricità e delle energie rinnovabili con cui intenderebbe alimentare la propria struttura e soprattutto essere autosufficiente a livello energetico.
Ecco Google: sa chi sei, dove sei, cosa desideri, e chi sono i tuoi amici. E per questo, ovunque tu ti trovi, può darti consigli utili su cosa comprare o dove andare in vacanza. Tutto questo, bene inteso, cercando in tutti i modi di “non essere cattivo”.
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