Non profit
Google-boys, più che filantropi, furbetti
Sono tra i più ricchi dAmerica. Eppure, la loro fondazione ha un budget ridotto. Perché gran parte delle risorse sono veicolate in Google.org, entità che può finanziare anche il profit. Nuova filantr
Sergey Brin e Larry Page, i fondatori di Google, figurano al sesto posto nella classifica degli uomini più ricchi d?America redatta da Forbes. La loro fondazione, invece, solo al 31esimo posto nella classifica degli enti grant making più ricchi d?America. Perché?
Dall?11 ottobre scorso, data in cui la Google Foundation è stata lanciata con una massiccia campagna stampa, se lo chiedono in molti. Creare una fondazione dagli indubbi benefici fiscali con ?appena? 90 milioni di dollari di budget, quando il tuo patrimonio personale si aggira sugli 11 miliardi di dollari, sembra, in effetti, una follia. Invece è ?Google style philanthropy?: un modo di fare solidarietà attraverso investimenti ad alto impatto sociale, piuttosto che donazioni esentasse.
Un sito-ombrello
Brin e Page l?hanno spiegato in una lettera ai loro futuri azionisti alla vigilia dell?Ipo che, un anno fa, li ha portati in Borsa.
Il risultato di quella lettera d?intenti, è Google.org: sito e ?braccio solidale? del motore di ricerca più usato del mondo, che infrange tutte le regole della filantropia tradizionale. A cominciare dal dogma per cui una donazione è tale solo se diretta a enti senza scopo di lucro. A definire l?anima sociale di Google non è il concetto di generosità: Brin e Page puntano sull?efficienza. Se un?impresa combatte l?inquinamento meglio di una charity, per loro nulla vieta di sostenerla finanziariamente.
Un ostacolo, a dir la verità, c?è: l?Internal revenue service americano, che vieta alle fondazioni di investire su enti che fanno profitto. Ma Brin e Page hanno trovato il modo di superarlo con Google.org: entità, dai due definita «ombrello», cui fanno capo la fondazione e altri progetti solidali dell?azienda, come i Google Grants che, dal 2003 ad oggi, hanno offerto spazi pubblicitari gratuiti alle non profit per 33 milioni di dollari.
Le ragioni dietro a questo doppio binario solidale? Flessibilità, spiegano i collaboratori di Brin e Page. Ma il Washington Post preferisce parlare di un ?ibrido? per aggirare l?Internal revenue service. Attraverso la fondazione, vengono finanziati enti non profit. Con Google.org, invece, progetti che variano dal sostegno di 500mila imprenditori del Ghana vincitori di una gara per il miglior business plan ad alto impatto sociale alla collaborazione con il Mit – Massachussets Institute of Technology per la creazione di computer che non costino più di 100 dollari. Collaborazione, spiega il Post, in cui molti hanno visto un interesse non solo altruistico.
Sospetto sui budget
Solidarietà come strumento di business o, davvero, nuova frontiera della filantropia, come Brin e Page hanno dichiarato al loro debutto in Borsa, augurandosi che il successo solidale di Google arrivasse a superare quello di business? È presto per giudicare. Di certo stupisce la differenza di budget tra la fondazione e Google.org: sulla prima hanno investito 90 milioni di dollari; al secondo, invece, hanno promesso di stanziare, nell?arco di 20 anni, l?1% dei 3 milioni che possedevano il giorno del loro ingresso in Borsa. Più o meno 900 milioni di dollari. Non solo: a Google.org, ogni anno, verrà destinato l?1% dei profitti dell?azienda, il che, basandosi sui profitti dichiarati nel 2004 (968 milioni di dollari), vuol dire 9,7 milioni di dollari destinati alla filantropia.
Le polemiche, però, non si limitano ai budget. A Silicon Valley sono in molti a chiedersi se una ?corporate foundation? sia lo strumento ideale per indirizzare la filantropia di due tra i sei uomini più ricchi d?America.
Il riferimento è a Bill Gates, che ha lanciato la sua offensiva multimiliardaria contro Aids, malaria e altre malattie dimenticate tramite una fondazione personale. «C?è il rischio che i fondatori confondano patrimonio personale e aziendale», ha dichiarato al quotidiano di Washington Patrick McGurn, consulente dell?Institutional Shareholder Service Inc. Che intendessero fare filantropia con i soldi della loro azienda, Brin e Page l?avevano detto al momento dell?Ipo. Il che, in attesa di vedere la fondazione all?opera, rinforza il dubbio: furbetti o filantropi innovatori decisi ad alzare di livello l?attivismo degli azionisti?
Ma vogliamo essere più flessibili
La replica. Parla la vice presidente di Google Foundation
Sconfiggere la povertà e proteggere l?ambiente. Sergey Brin e Larry Page hanno dato alla loro fondazione obiettivi molto diversi da quelli degli altri filantropi hi-tech. Mentre Bill Gates, il cofondatore di Intel, Gordon Moore e il numero uno di eBay, Pierre Omidyar puntano su cause ad alto impatto sociale con risultati facilmente misurabili, dalla salvaguardia della foresta amazzonica allo sviluppo di un vaccino anti Aids, Brin e Page scelgono due campi d?azione che più generali non si può. «Audaci», li definisce Sheryl Sandberg, vice presidente dell?azienda e responsabile del suo braccio filantropico Google.org. Ma per molti, a Silicon Valley, si tratta piuttosto di «old style philanthropy»: una filosofia che delude chi, dai visionari fondatori del motore di ricerca più cliccato del mondo, si aspettava qualcosa di più.
Vita: Come avete scelto le vostre priorità?
Sheryl Sandberg: Sconfiggere la povertà e proteggere l?ambiente oggi sono i problemi più gravi. Li abbiamo scelti per la loro urgenza e perché il settore privato ha grandi potenzialità per contribuire a sconfiggerli.
Vita: Sergey Brin e Larry Page sono giovani, ricchi e innovatori. Intendono portare innovazione anche in campo filantropico?
Sandberg: Partecipano attivamente al lavoro di Google.org e ciò che rende speciale la loro filantropia è l?adottare un approccio non tradizionale per aiutare a risolvere i problemi più urgenti del momento. Google.org è ?l?ombrello? che racchiude tutti gli sforzi filantropici dell?azienda: quelli della fondazione, progetti autonomi come i Google Grants che offrono spazio pubblicitario gratuito alle non profit sul portale e anche partnership e finanziamenti ad organizzazioni profit.
Vita: Perché avete deciso di non donare l?1% delle azioni alla fondazione, come promesso al momento del vostro ingresso in Borsa e, invece, di investire il denaro equivalente al valore delle azioni?
Sandberg: Vogliamo essere flessibili. Il lavoro più efficiente spesso si fa attraverso canali non tradizionali, compreso quello della collaborazione con imprese profit.
Vita: La vostra fondazione lavorerà anche con ong e associazioni europee?
Sandberg: Stiamo definendo i nostri obiettivi e piani filantropici, quindi non possiamo dire con chi lavoreremo in futuro, però riconosciamo l?importanza di fare rete .
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