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Good morning, Kinshasa

Il fenomeno di Radio Okapi, ascolti record e protagonista nella pacificazione del Congo

di Joshua Massarenti

Kinshasa, martedì 26 giugno 2007. Le undici. Come ogni mattina Basile e Léonard si ritrovano in redazione per fare il punto. Poco il tempo rimasto a disposizione. In meno di due ore bisogna mettere insieme un giornale-radio senza sbavature. Con gli occhi fissi sul telefono, i due giornalisti di Radio Okapi si apprestano a contattare i loro corrispondenti provinciali nella speranza di soddisfare la sete d?informazione degli ascoltatori. A qualche migliaio di chilometri dallo studio centrale di Kinshasa, capitale congolese, Jules propone da Goma, un servizio sulle continue razzie dei ribelli rwandesi hutu contro le popolazioni civili; è poi la volta di Kisangani, dove da mesi il governo sta ingaggiando un braccio di ferro durissimo con le aziende occidentali che, in tempi bellici, avevano acquistato a prezzo stracciato e nella più totale opacità i diritti di sfruttamento sulle miniere di oro e di diamanti; gli infermieri di Bananduku esprimono invece la loro frustrazione minacciando di scendere in piazza: nonostante la fine della guerra, dal 2003 ricevono solo un terzo dello stipendio pattuito; dalla provincia dell?Ituri, est del Paese, i taglieggiamenti dei militari di stanza a Bunia sui cittadini sono sempre all?ordine del giorno.

Terminato il primo giro d?orizzonte, Basile e Léonard sanno benissimo che una volta in possesso di informazioni attendibili e imparziali (perché sono questi i principi fondatori di Radio Okapi), saranno in grado di offrire ai propri ascoltatori un?immagine più o meno precisa di quella che è oggi la Repubblica Democratica del Congo: un paese grande come l?Europa occidentale confrontato a un processo di ricostruzione che molti definiscono un?impresa titanica.

Un buon equilibrio
L?ex Zaire è stato teatro di uno dei più feroci conflitti armati del dopo Guerra fredda. L?agenzia di aiuti americana International Rescue Committee calcola che fra il 1998 e il 2004 circa 3,9 milioni di persone (per lo più civili) siano morte per effetto diretto (mine, machete, armi leggere) o indiretto (malattie, pandemie) del conflitto. Nel 2000 il Consiglio di Sicurezza dell?Onu ha autorizzato l?invio di 5.500 caschi blu. «È in questo contesto che entra in gioco Radio Okapi», spiega l?ex direttore, Yves Laplume. Nel dicembre 2001 la Fondazione Hirondelle, ong svizzera specializzata nella creazione di media nelle zone di crisi, firma con l?Onu un accordo per la realizzazione di una stazione radio per favorire il processo di transizione congolese fino alle elezioni fissate nel 2006: «In base all?accordo», prosegue Laplume, «i caschi blu hanno il compito di garantire infrastrutture, trasporti e stipendi a un centinaio fra giornalisti, tecnici e dj, tutti congolesi. In cambio, la Fondazione Hirondelle controlla la linea editoriale della radio garantendo imparzialità e rigore».

Niente diktat
In sei anni di attività, la radio ottiene un successo fenomenale. Forte di una rete di otto stazioni regionali collegate fra loro da una ventina di trasmettitori in FM e un sistema a onde corte, Okapi (dal nome dell?omonimo e pacifico mammifero) è attualmente l?unico media in grado di coprire la quasi totalità del territorio congolese. E 24 ore su 24. Altro punto di forza, una programmazione estremamente varia che comprende rubriche, trasmissioni politiche, sport e soprattutto bollettini d?informazione trasmessi in francese e nelle quattro principali lingue del Paese. «È una delle chiavi del nostro successo», spiega con un certo orgoglio Laplume, ormai direttore di progetti presso la Fondation Hirondelle, «ma non l?unica. A differenza delle altre radio congolesi, noi non siamo sottoposti ai diktat del potere. Al contrario, difendiamo la nostra neutralità porgendo il microfono a tutti gli esponenti della vita pubblica del Paese, facendo attenzione a non commentare gli avvenimenti ma limitandoci a riferire i fatti». La censura è stata sempre tenuta lontana dagli studi radiofonici, sia nel caso dei 150 caschi blu accusati nel 2004 di pedofilia, prostituzione organizzata e stupri sia in quello recentissimo che ha visto una brigata indiana dell?Onu protagonista di sporche connivenze con la ribellione rwandese.

Una vita complicata
Con il trionfo di Joseph Kabila alle presidenziali del 2006 si è chiuso un?epoca segnata dalla guerra e dal disordine civile. Ma voltare pagina non è cosa facile. Il Congo rimane ancora una nazione spaccata in due, con le regioni orientali in preda a un?insicurezza endemica. Malgrado il dispiegamento dell?esercito congolese, i civili sono ancora sottoposti a violenze da parte delle poche milizie locali ancora in attività e da militari i cui salari rimangono indecenti.

Quanto agli okapisti, benché protetti dai caschi blu, non si può certo dire che la loro vita professionale sia facile. Il 13 giugno scorso, Serge Maheshe, 31 anni, segretario di redazione della redazione di Bukabu, è stato ammazzato da due sicari all?uscita del suo domicilio. L?inchiesta va avanti, ma con risultati poco concludenti. L?omicidio di Maheshe ha avuto l?effetto di uno shock. Da Losanna, dove ha sede la Fondation Hirondelle, il presidente della fondazione Jean-Marie Etter ha ribadito che «nonostante questa tragedia, Radio Okapi rimarrà al servizio dei congolesi. Promuovere un?informazione neutra e imparziale è fondamentale per la rinascita del Congo».


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