Cultura
Goma a fuoco spento. Testimonianze dei volontari
Prosegue l'impegno della Caritas per i soccorsi alla popolazione colpita. 14.000 persone saranno assistite nella prima fase, 28.000 nella seconda.
di Redazione
“Dobbiamo pensare al futuro e iniziare a ricostruire. La paura di una nuova eruzione è forte, ma non abbiamo scelta”. Mimi Kabwe, un volontario della Caritas, ha perso tutto ciò che aveva, come tanti altri, ed ha visto la sua casa inghiottita dalla lava.
Ad una settimana dall’eruzione del vulcano Nyiragongo il peggio è certamente passato. Il vulcano tace ormai da 4 giorni e gran parte dei profughi sono rientrati. Solo qualche centinaio di persone è ancora ospitato nei campi di Nkamira e Mudende che il governo ruandese aveva allestito per accogliere 300.000 profughi.Si incontrano anche altre persone, per lo più donne e bambini, nella città di Gisenyi e nei dintorni: tutto quello che avevano è rimasto sotto la lava e preferiscono restare ancora in Ruanda, dove almeno ricevono aiuti e assistenza.
Gli aiuti internazionali stanno infatti affluendo a Goma, ma prima di
procedere alla distriubuzione occorre censire la popolazione bisognosa. Ecco perché alcuni preferiscono restare in Ruanda dove hanno un posto per dormire e un po’ di cibo.
A Goma sono state rioccupate le case risparmiate dalla lava, hanno riaperto qua e là alcuni negozi e la vita sta ricominciando. Solo le zone
interamente rase al suolo dall’eruzione restano ovviamente deserte. Da
lunedì scorso la città non è più divisa in due: sono stati aperti due
passaggi sulla lava ancora incandescente negli strati inferiori.
La colata lavica ha distrutto i quartieri più vitali : Majengo, Office e Virunga (quest’ultimo ospitava il mercato più grande della città, la Cattedrale e molte scuole), così come la zona centrale dove c’era il più importante centro commerciale e il quartiere amministrativo. Anche l’aeroporto ha subito gravi danni. Gli aiuti arrivano via terra, da Kigali, Bukavu e Bujumbura e, anche se ci sono dubbi sullo stato di inquinamento delle acque del lago Kivu, tutti hanno cominciato ad usarle per le necessità quotidiane. L’eruzione è stata accompagnata da violente scosse telluriche che hanno causato danni non solo a Goma e Gisenyi, ma addirittura fino a Kigali e Butare. Nella regione di Gisenyi, centinaia di case sono state distrutte, così come alcune scuole.
I vulcanologi ritengono che per il momento la situazione sia sotto controllo, anche se consigliano di non ricostruire la città nello stesso punto, in quanto resta una zona a rischio.
La Caritas si è prontamente attivata già da venerdì 18 gennaio, grazie all’impegno di Caritas Rwanda, e delle Caritas diocesane di Goma e Nyundo, in stretto collegamento con la rete internazionale.
Caritas Rwanda ha lanciato un appello a tutte le Caritas diocesane del Paese, affinché mobilitino alla solidarietà le comunità parrocchiali. La diocesi di Kigali ha già inviato due camion di viveri a Goma, altre 10 tonnellate di zucchero sono state inviate da Caritas Rwanda e 20 tonnellate di viveri dalla Caritas diocesana di Nyundo. In questa prima fase Caritas Goma provvederà a fornire aiuti alimentari a 14.000 persone, che diverranno il doppio nella seconda fase.
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Per sostenere gli interventi in atto (causale “Grandi Laghi – emergenza
vulcano”) la Caritas Italiana raccoglie offerte tramite:
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– c/c bancario n.11113 ABI 5018 – CAB 12100 – Banca
Popolare Etica,
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