Sostenibilità
Goldsmith: sopravvivenza, altro che sviluppo
A San Rossore l'ecologista dei noglobal riscopre il modello Gandhi
di Redazione
”La parola chiave non e’ piu’ sviluppo ma sopravvivenza”. Lo ha affermato al meeting di San Rossore Edward Goldsmith, ecologista di fama mondiale, teorico di punta del movimento no global, insignito nel 1991 del premio Nobel alternativo.
Per Goldsmith, se il pianeta vuole sopravvivere, il modello sociale da realizzare e’ quello a cui gia’ pensava mezzo secolo fa Gandhi: una federazione di piccoli villaggi capaci di autoregolarsi, in fondo un po’ collettivisti. ”E’ un modello ideale -ha spiegato il teorico dell’ecologismo- servira’ molto tempo per realizzarlo. Ma e’ l’unica via d’uscita. Dobbiamo procedere nel senso opposto a quello che ci impone la globalizzazione in atto”.
”La globalizzazione sarebbe giustificata se portasse sviluppo, e potrebbe farlo. Grazie allo sviluppo -ha proseguito il fondatore di ‘The Ecologist’- potremmo combattere la fame e le malattie.
Viviamo con il mito di poter usare la scienza, la tecnologia e l’interscambio alimentare per creare un mondo migliore. Questa e’ la religione di oggi. Invece la globalizzazione che noi viviamo ha come obiettivo la sola costruzione nei paesi del Terzo e Quarto mondo di un mercato globale insaziabile, dove vendere i nostri prodotti e’ fonte continua di manodopera a basso costo: un paradiso per le multinazionali. Obblighiamo quei paesi ad esportare la loro produzione alimentare ed a importare quel che e’ loro necessario per sopravvivere.
Cosi’ facendo li condanniamo a vivere nella miseria e solo noi ne traiamo un beneficio”.
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